Lycopodium clavatum: un caso clinico

Comitato Scientifico

Introduzione

Il principio di similitudine, cui si ispira l’omeopatia, e cioè la possibilità di guarire con farmaci capaci di procurare disturbi simili a quelli da curare, è molto antico. Migliaia di anni fa esso fu affermato dalla medicina ayurvedica indiana, ma anche gli Egizi ed i Babilonesi ebbero la stessa intuizione e condussero degli studi al riguardo.

Tuttavia, l’ enunciazione esplicita del principio di similitudine come legge naturale si deve ad Ippocrate, grande medico greco passato alla storia come il padre della medicina (460/377 a. C.).

Ippocrate riconobbe ed enunciò tre principi terapeutici:

  1. a) la vis medicatrix naturae, ovverossia il potere dell’ organismo di ripristinare il proprio stato di salute per via naturale;
  2. b) la legge di opposizione, o dei contrari, per cui ogni malattia è curata dal suo contrario (contraria contrariis curantur);
  3. c) la legge del simile, o di similitudine, per cui ogni malattia è curata dal suo simile (similia similibus curantur).

Il principio di similitudine conobbe alterne fortune nel corso dei secoli. Solo col Rinascimento il principio del simile ricomparve nel pensiero medico per merito di Paracelso (1493/1541), un eminente studioso svizzero che va considerato il vero precursore dell’omeopatia in quanto non solo sostenne il principio di similitudine, ma raccomandò l’ uso di dosi minime, infinitesimali nella cura delle malattie, ed il rimedio unico.

Ma è Samuel C. F. Hahnemann (1755/1843) che getta le basi scientifiche dell’ omeopatia nel 1810 con la pubblicazione de “L’ ORGANON DELL’ ARTE DI GUARIRE”, il testo in cui dava definitiva sistematizzazione a questa nuova medicina nata dopo anni di riflessione e di esperimenti.

In omeopatia è molto importante arrivare alla piena comprensione del paziente, per fare una corretta prescrizione terapeutica. E’ essenziale quindi, avere una profonda conoscenza della materia medica, poichè il dramma espresso dai nostri rimedi, è lo stesso che i nostri pazienti recitano nella vita di tutti i giorni.

Caso clinico

C.M. anni 37 sesso femminile: è stata fatta diagnosi di sclerodermia negli anni 90,  attuando una  terapia con ILOPROST (prostaciclina) presso un ospedale milanese.

Nel corso dello scorso anno, malgrado le cure effettuate, comprendenti anche la regolare assunzione di DEFLAZACORT, la Pz. ha subito l’ amputazione delle ultime falangi del 2° 3° 4° 5° dito della mano dx.

A gennaio di questo anno si rivolge a me per ulteriori cure e dopo ciclo di ossigeno – ozono terapia si decide di effettuare terapia omeopatica utilizzando l’unicismo come propugnato da Kent (1849/1916).

La visita si è basata oltre che sul controllo clinico della Pz. anche sulla raccolta di dati riguardanti sintomi generali, sintomi mentali, avversioni e desideri alimentari, sintomi del sonno, sintomi sessuali, sulla repertorizzazione di questi sintomi e su controllo con test kinesiologici del rimedio e della diluizione da utilizzare.

Esame obiettivo

La Pz. si presenta come una donna di tipo Marte in fase sifilitica; è sensibile al freddo e peggiora con esso, pratica vita sedentaria, si sente gonfia dopo mangiato, la malattia che si è presentata con ulcerazioni alle dita, si è evidenziata sul lato destro del corpo, debole dal punto di vista fisico e sessuale, ha paura degli spiriti e del temporale ed è invidiosa delle qualità altrui. Manca di fiducia in se stessa ed ha represso la sua collera soffrendo in silenzio per una controversia familiare.

Pur essendo di tipologia marziale, viso a forma di dattero, fronte sfuggente, cranio dolicocefalo, naso arcuato e aquilino, bocca con labbra sottili e strette, mento sporgente, capelli rossi, occhi verdastri, mancano nella Pz. alcune caratteristiche tipiche: la statura non è alta (cm 158 per Kg. 60), il passo non è scattante, meccanico e l’ aspetto non è combattivo (la Pz. è però in fase adinamica).

Discussione

 La tipologia della Pz. ci instrada verso Lycopodium, ma questo potrebbe anche essere solo un simile (sono possibili per il tipo marte altri rimedi quali chamomilla, aurum, sulfur, gelsemium, colocynthis, anacardium, nux vomica, ignatia) e non darci il risultato sperato, ma Chamomilla è più indicato nel bambino, che capriccioso desidera violentemente un oggetto e appena lo ha ottenuto lo getta via e ne vuole un altro, in Aurum manca l’ ansia di anticipazione, sintomo che è tipico della personalità di Lycopodium mentre prevale una tremenda aggressività sifilitica. In Sulphur vi è una ricerca di perfezione assente in Lycopodium. In Gelsemium mancano le ulcerazioni e l’ aggravamento avviene con il caldo. In Colocynthis vi sono coliche assenti nella Pz. Anacardium si distingue da Lycopodium per la mancanza di autoritarismo e di meticolosità e per il miglioramento con l’ occupazione; lotta cioè con se stesso, ma non è dipendente dagli altri. Nux Vomica manca dell’ atteggiamento dittatoriale; è un individuo audace e temerario che, non essendo codardo come è in fondo Lycopodium, non ha bisogno di essere dispotico per far valere la sua autorità. Ignatia è superficiale, volubile, paradossale; è un individuo soggetto al via vai dei più svariati fattori emozionali, che hanno qui una base puramente funzionale e non biologica come invece in Lycopodium.

E’ interessante notare come la Pz.  scriva testualmente: ” io credo che la mia malattia è sbocciata proprio quando ho subito, subito … senza reagire, nè parlare, tenendomi tutto dentro ” (Mortification, ailments from: 3 Offended, easily: 2 Malicious: 2).

La Pz. presenta anche paura dei fantasmi (stato d’ allarme che origina dalla sua aggressività repressa (Fear, ghosts,of: 3).

Sulla base dei sintomi sopra esposti si è dunque deciso di iniziare la cura con Lycopodium 200 K monodose e di aggiungere Deflazacort 15 CH 3 ggtt. ogni 3 gg in quanto durante la terapia con Deflazacort allopatico, la Pz. non si era edemizzata ed aveva acquistato peso, ma aveva perso 10 Kg (azione sclerotizzante del cortisone).

L’ assunzione ha provocato come peggioramento omeopatico una reazione necrotica della 1^ falange del 3° dito della mano sin, controllata con Lycopodium 5 CH 3 ggtt ogni 3 gg.

La terapia è stata controllata sottoponendo la pz a test kinesiologici per il tensore della fascia lata: mentre in un primo momento il dito sin risultava energeticamente scarico, in un secondo tempo ha riacquistato uno stato di normoergia evidenziato anche da una retrazione dell’ area necrotizzante con una riepitelizzazione della stessa.

La Pz. è tuttora sotto terapia e sta procedendo nei controlli clinici e kinesiologici onde riportarla in stato di completa salute.

Conclusioni

La scelta di usare il simillimum, se da una parte consente di riequilibrare in toto il Pz., dall’ altra comporta prudenza nella terapia in quanto il peggioramento omeopatico legato al rimedio utilizzato può portare a momentanei squilibri dello stato energetico del Pz., molto spesso non tanto legati al rimedio ma bensì alla intossicazione iatrogena sempre crescente con farmaci allopatici che scompensano sempre più quella macchina perfetta che è l’ organismo umano.

E’ comunque giocoforza opportuno utilizzare questo sistema in quanto con diluizioni crescenti possiamo avere rimedi sempre più energeticamente potenti, tali da arrivare ad equilibrare gli stadi lesionali più interni e da riportare ad uno stato di vera guarigione i nostri Pz.

 

Dott. Bruno Fernando Libassi

Dott. Bruno Fernando Libassi

Condividi su