Protesi d’anca: un complesso caso clinico di revisione

Focus

Il caso in questione riguarda una paziente residente a Taranto di 72 anni che aveva subito un intervento di protesi d’anca dx 17 anni prima a causa di una grave displasia congenita d’anca.

Mi è stata indirizzata da un collega fisiatra a causa di dolore, zoppia e in seguito ad una radiografia che evidenziava mobilizzazione del cotile con sfondamento dell’acetabolo. rx pre-operatoria art

Durante la visita rilevo una dismetria di 3 cm dell’arto in questione (più corto), oltre che dolore alla mobilizzazione dell’anca.

Spiego quindi alla paziente che è necessario un intervento di revisione del cotile; in caso contrario quest’ultimo avrebbe continuato a “mangiare” l’osso del bacino fino a sfondarlo completamente.

E’ un caso da studiare accuratamente in quanto essendo state utilizzate delle viti per ancorare meglio il cotile all’osso del bacino durante il primo intervento queste ultime potrebbero essere migrate fino ad entrare in contatto con delle strutture “nobili”. Quindi faccio eseguire angiotac del bacino che evidenzia in effetti una stretta vicinanza tra una vite e un ramo dell’arteria ipogastrica.

Se non avessi fatto questo accertamento supplementare e avessi proceduto senza precauzioni alla rimozione di quella vite si sarebbe potuta produrre una lacerazione di suddetta arteria mettendo a rischio la vita della paziente.

Per evitare questo infausto evento ho chiesto quindi la collaborazione dell’insigne collega il Professor Andrea Rignano, Docente di Chirurgia Vascolare e Angiologia Scuola di Specialità dell’Università degli studi di Milano, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare e Angiologica degli Istituti San Siro e Sant’Ambrogio di Milano.

L’intervento è stato eseguito in anestesia generale e ha visto impegnato in una prima fase il Prof. Rignano che attraverso laparotomia è riuscito a isolare le arterie ipogastriche e le viti. Successivamente il sottoscritto ha potuto eseguire il proprio intervento in sicurezza, rimuovendo le viti e il cotile senza difficoltà né complicazioni.

Quindi ho utilizzato dell’osso di banca tritato cercando di ricostruire il fondo rx post-operatoria artdell’acetabolo su cui ho fissato con 3 viti un cotile in tantalio che ha un altissimo potere di osteointegrazione. Lo stelo appariva ben integrato quindi decido di non cambiarlo.

Le radiografie di controllo sono state ottime sin da subito  come il decorso post operatorio della paziente che ha deambulato senza stampelle dopo 2 mesi dall’intervento.  E’ molto contenta ed è potuta tornare alle sue attività senza limitazione.

In conclusione, quindi, è molto importante rivolgersi a chirurghi esperti in protesica e revisione d’anca perché si tratta interventi che possono nascondere molte insidie, a volte di gravissima entità.

Dott. Pierantonio Gardelin

Dott. Pierantonio Gardelin

Condividi su