Soffrire di reflusso gastro-esofageo non è di certo piacevole, anzi. Può davvero condizionare negativamente la vita del paziente.
Proprio per questo motivo, quando quest’ultimo non risponde più alla cura farmacologica indicata dal proprio medico curante, si valuta di intervenire chirurgicamente.
La chirurgia ha compiuto dei veri e propri passi da gigante e, finalmente, si è trovata una soluzione anche per questa patologia cronica.
Per cui, nelle prossime righe, cercheremo di capire per chi è particolarmente adatto questo intervento e quando davvero non si può più farne a meno.
Cos’è il reflusso gastro-esofageo?
Prima di entrare nel vivo del discorso, vogliamo spiegarti che cosa s’intende quando si parla di reflusso gastro-esofageo.
Il reflusso gastro-esofageo altro non è che la risalita dei succhi acidi che parte dallo stomaco ed arriva all’esofago.
Tutto ciò avviene per un motivo ben definito, ovvero: il malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore. Nella fattispecie, si tratta della valvola inferiore dell’esofago.
Nonostante non lo si pensi, ma questa, è in realtà, una patologia piuttosto comune. Non mette, fortunatamente, il paziente in pericolo di vita ma rimane comunque un fattore invalidante. Proprio perché non è un malessere che capita una volta ogni tanto, bensì, bisogna farci i conti tutti i giorni.
Quando intervenire mediante un intervento in laparoscopia?
L’intervento chirurgico non viene proposto sempre a tutti. Si preferisce valutarlo in un secondo momento e dopo aver esaminato attentamente la cartella clinica del paziente.
Si inizia dapprima con una terapia farmacologica e si valutano i risultati. Se cioè, sospesa quest’ultima, i sintomi ritornano esattamente e puntuali come prima.
Ma si valutano anche:
- sintomi legati al rigurgito,
- violenta tosse notturna,
- se è presente o meno una voluminosa ernia jatale,
- presenza di lesioni mucose,
Dopo aver preso in considerazione qualsiasi forma di malessere, il medico avrà un colloquio con il paziente, il quale, a sua volta, racconterà il suo stato d’animo. Se quest’ultimo non è più disponibile circa l’assunzione dei farmaci per periodi molto lunghi, allora, anche in questo caso, si prenderà in considerazione l’intervento chirurgico.
Come prepararsi all’intervento
Prima di arrivare all’intervento in sé per sé, sarà essenziale sottoporsi a tutta una serie di esami propedeutici.
In primis devono essere effettuati degli esami emato-chimici preoperatori.
Ci si sottopone ad esami obbligatori preoperatori quali: EGDS + rx tubo digerente ed eventualmente, in casi selezionati, Ph-metria delle 24H e/o manometria esofagea
Infine, si organizza una visita anestesiologica.
Dovrai inoltre presentarti all’intervento a digiuno da almeno sei ore prima.
Come si svolge un intervento per il trattamento del reflusso gastro-esofageo
Questo tipo di intervento si avvale della chirurgia laparoscopica e lo fa attraverso cinque incisioni di piccola entità proprio sulla parete addominale.
Prima però, si distende la cavità addominale mediante l’utilizzo di anidride carbonica. Questo lo si fa per far in modo di creare una sorta di “spazio di lavoro” dove si andrà poi ad inserire una telecamera ed alcuni strumenti chirurgici essenziali.
Lo scopo di tutto questo è quello di ricostruire una vera e propria barriera tra stomaco ed esofago. Quest’ultima deve essere efficace, nonché, estremamente funzionale: deve cioè consentire un comodo passaggio dall’esofago allo stomaco, ma allo stesso tempo, deve impedire l’esatto contrario. Non deve quindi avvenire il contatto tra acidità gastrica ed esofago.
E per ottenere questa barriera si deve avvolgere parte dello stomaco attorno alla giunzione esofago-gastrica.
Nel caso dovessero manifestarsi delle difficoltà, il medico chirurgo passerà direttamente al classico approccio chirurgico tradizionale. Ad ogni modo, questo rappresenta un fatto quasi raro.
Il successo della chirurgia del reflusso gastro-esofageo
La chirurgia ed il relativo intervento circa il reflusso gastro-esofageo, rappresenta un’alternativa validissima in grado di cambiare al meglio la qualità della vita del paziente.
Infatti, intervenire chirurgicamente mediante laparoscopia significa riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato, ovvero: smettere di avere un malessere costante e riappropriarsi della propria vita.
Del resto, gli studi scientifici redatti in questi anni, ci dimostrano che, ben oltre il 90% dei casi, va a buon fine. Dunque una percentuale davvero importante e sicuramente merita di essere citata.
Il post operatorio e come va gestito
Il post operatorio richiede un pochino di attenzione e, senz’altro, del riposo.
Il giorno dopo l’intervento dovrai alimentarti con dei cibi semi liquidi e semisolidi proprio perché il tuo organismo dovrà riabilitarsi pian piano.
Ovvero:
- dieta liquida 20 gg
- dieta frullata 290 gg
Dovrai rimanere ricoverato all’interno della struttura per circa 2 giorni, salvo imprevisti dell’ultimo minuto.
E, prima di tornare a casa, il medico eseguirà un ulteriore controllo radiologico con mezzo di contrasto. Quest’ultimo esame viene eseguito per visionare la “tenuta” della plastica.
Non farti scoraggiare, i vantaggi sono molto di più rispetto al percorso che può sembrare un pochino lungo ed articolato. La ripresa totale circa l’alimentazione non è poi così impegnativa ed il dolore post-operatorio è ridotto e sopportabile.
Anche il ritorno alla vita quotidiana è molto veloce. Passati due o tre giorni, si può ritornare ai propri impegni lavorativi e personali.
Ovviamente, avendo pur sempre cura di non compiere sforzi eccessivi.
La Redazione – Monica Penzo
La Redazione in collaborazione con il Dr. Mattia Pizzi – Chirurgo generale, Proctologo, Gastroenterologo
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