La pertosse è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa. Può causare sintomi gravi, quali polmonite ed encefalite, o addirittura letali, se colpisce un neonato nei primi mesi di vita.
Vaccino in gravidanza
Durante la gravidanza è raccomandato eseguire il vaccino contro la pertosse, contenuto nel vaccino trivalente anti difterite-tetano-pertosse.
Infatti, purtroppo, si è constatato che numerosi neonati o bambini nella prima infanzia, una volta colpiti dalla pertosse, sviluppano complicazioni molto severe.
Per questo, quasi tutte le linee guida in gravidanza sottolineano la necessità di vaccinare le donne in intorno alla 28°/32° settimana di gestazione.
L’immunità dalla pertosse non è permanente: se si è già contratta l’infezione, è comunque necessario il richiamo della vaccinazione.
Il vaccino antipertosse in gravidanza non dà effetti collaterali e fornisce alla gestante la produzione di anticorpi. Il loro passaggio attraverso la placenta protegge il nascituro.
E’ noto infatti che i bambini, benché la prima vaccinazione venga eseguita già al terzo mese, acquisiscono una completa protezione soltanto dopo la terza dose di richiamo all’undicesimo mese di vita.
Prevenzione con un test
E’ stato messo a punto un nuovo test per la pertosse in grado di individuare tutte le complicanze più pericolose in gravidanza, valutando l’opportuna protezione.
Il medico può così sapere se la gestante è affetta da pertosse e quali soggetti siano da vaccinare, scongiurando il rischio per la donna e per il nascituro/neonato.
Il test della pertosse analizza la quantità di anticorpi IgG (quelli che passano dalla placenta) e, al di sotto di determinati valori, suggerisce al medico la necessità di vaccinare la gestante. Valori più elevati della norma possono essere il segnale di una infezione, imponendo particolari attenzioni alla nascita.
Alberto Bozzolan