Quando si parla di corretti stili di vita per mantenersi in salute e prevenire le malattie non può mai mancare il riferimento all’attività sportiva, fisica, motoria, a seconda di come la si preferisca chiamare. L’importante è muoversi perché il nostro corpo non è stato creato per stare fermo e la sedentarietà alla lunga può fare molto male, anche e soprattutto al cuore.
Per uno sportivo, di qualunque livello, tenere sotto controllo il cuore è ancora più fondamentale per lo sforzo al quale il muscolo è sottoposto. Un esame di routine, che però non sempre viene eseguito con le dovute accortezze e con la necessaria frequenza, è l’ecocardiografia (o ecografia cardiaca). Si tratta di un esame non invasivo e assolutamente indolore, adatto in ogni età, ripetibile senza alcun rischio di danni al tessuto. L’ecocardiografia fornisce informazioni essenziali circa la morfologia e la funzione del muscolo cardiaco, le valvole cardiache, la dimensione della cavità cardiaca, la velocità di flusso del sangue attraverso il cuore e vasi sanguigni. Con la tecnica Doppler è possibile anche visualizzare il flusso sanguigno e la sua velocità attraverso le camere cardiache ed i vasi sanguigni.
L’ecocardiografia a volte prevede l’utilizzo di una piccola quantità di soluzione fisiologica iniettata nelle vene, al fine di annullare il disturbo della gabbia toracica. L’ecocardiografia non prevede alcuna preparazione particolare, a parte non bere e non mangiare per le due ore precedenti l’esame. Si tratta del primo efficace presidio per individuare la presenza di malattie o anomalie cardiache, che possono sfociare improvvisamente in situazioni di crisi, tanto più nel corso di un’attività sportiva, se non tempestivamente trattate. Cardiomiopatie, insufficienze cardiache, miocardite, malattie delle valvole o del tessuto sono solo alcune delle patologie rilevabili con l’ecocardiografia, senza dimenticare la prevenzione dell’infarto del miocardio.
Il numero e la qualità delle informazioni ottenute da una ecocardiografia superano di gran lunga quelli di qualunque altro metodo diagnostico. La morte improvvisa di un atleta nel corso di una competizione è un evento tragico che desta inevitabilmente un grande clamore mediatico perché porta ad interrogarsi sull’efficacia dei controlli. Purtroppo, a volte i controlli sono superficiali oppure sono mal eseguiti o mal interpretati, al punto che non è infrequente che una diagnosi errata porti un atleta o un semplice appassionato a dover interrompere l’attività sportiva praticata da anni, fintanto che qualcuno non si accorga dell’errore.
Nel movimento sostenuto il cuore si modifica, al punto che un alto livello di attività fisica può portare ad un grado di cambiamenti morfologici e funzionali, che sono chiamati “cuore d’atleta” e si osservano in circa il 50% degli atleti allenati. Queste modifiche comprendono l’aumento delle dimensioni delle cavità cardiache e dello spessore della parete dei ventricoli. La forma e le dimensioni del cambiamento dipende dal tipo e dall’intensità di allenamento sportivo. Negli atleti dediti a sport di resistenza, le modificazioni principali riguardano i diametri delle cavità cardiache, che risultano anche notevolmente aumentate, mentre l’ispessimento delle pareti è solo moderato. Queste alterazioni, indotte dall’allenamento, sono reversibili nell’arco di 2-3 mesi, se l’allenamento viene sospeso. Negli atleti dediti ad attività di potenza si verifica sopratutto un aumento di spessore delle pareti ventricolari.
L’ecocardiografia eseguita in Centri di Medicina dello Sport da personale specializzato, quale il Centro Sant’Alessandro, consentendo di studiare l’adattamento del cuore ai differenti tipi di discipline sportive, è dunque l’esame di elezione per avere l’esatta fotografia dello stato di salute (e dell’affidabilità) del proprio muscolo cardiaco.
Centro di Medicina dello Sport S.Alessandro