Sutura meniscale: per quali lesioni è una soluzione valida?

I menischi del ginocchio sono posti tra femore e tibia. Si tratta di strutture fibrocartilaginee poco vascolarizzate presenti all’interno e all’esterno del ginocchio. Entrambi i menischi servono ad ammortizzare i carichi e gli urti tra le due superfici ossee, oltre a proteggere la cartilagine articolare. Nella meccanica del ginocchio, i menischi svolgono dunque il ruolo essenziale di ridurre il carico delle superfici articolari, assorbendo circa il 50% del carico in estensione e l’80% del carico quando il ginocchio è flesso a 90°. Diminuiscono l’attrito tra le superfici articolari femoro-tibiali e aumentano la stabilità del ginocchio. Inoltre, il menisco agisce da struttura propriocettiva (cioè capace di percepire e riconoscere la posizione del corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli).

Cosa fare quando il menisco si rompe?

Quando il menisco subisce una rottura perde le capacità sopra descritte, subentrano il dolore e l’impotenza funzionale che portano ad un trattamento chirurgico. E’ possibile sottoporsi a meniscectomia parziale o totale oppure a sutura meniscale. La meniscectomia parziale o totale da un lato temporaneamente risolve i sintomi, dall’altro rende l’articolazione instabile aumentando le forze di carico sulle superfici articolari. Per tale motivo, la tendenza del chirurgo ortopedico è cercare di recuperare il menisco suturandolo. La sutura meniscale non è però indicata in tutti i casi.

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Meniscectomia o sutura meniscale?

La sutura meniscale dovrebbe essere considerata la prima scelta per gli sportivi, dal momento che hanno una richiesta funzionale maggiore e necessitano di una buona stabilità articolare. La preferenza del trattamento, però, può dipendere dalla capacità del chirurgo, ma soprattutto dal tipo di lesione. Secondo la classificazione di Arnoczky le lesioni meniscali sono localizzate in tre zone
differenti
: la zona rossa (3 mm dalla giunzione menisco-capsulare), la zona rossa-bianca (tra 3 e 5 mm dalla giunzione) e la zona bianca (oltre 5 mm dalla giunzione). L’indicazione corretta per la sutura meniscale è la presenza di una lesione longitudinale, non complessa e situata nelle zone rossa o rossa-bianca (le più vascolarizzate).

Come avviene la sutura meniscale?

La sutura meniscale si avvale di una tecnica tipo all-inside(tutta eseguita dall’interno dell’articolazione per via artroscopica) con strumentario dedicato. Il primo step prevede la misurazione di dimensione e profondità della lesione, dopo di che si inserisce una piccola ancora nello spessore meniscale sul versante capsulare 5 mm al di sopra della lesione, dalla quale fuoriescono due fili non riassorbibili. Si arretra l’introduttore e sullo stesso sistema di fili si inserisce una seconda ancoretta, 5 mm al di sotto della lesione, attraversando questa volta il margine libero del menisco. Mettendo in tensione i fili, le due porzioni di menisco verranno a stretto contatto tra loro e si provvederà dunque a completare la sutura con un nodo.

Risultato e recupero dopo una sutura meniscale

L’apporto di sangue nella parte periferica del menisco è fondamentale per attivare il processo di guarigione e riparazione. Non a caso la sutura meniscale è indicata nelle zone del menisco più vascolarizzate.  L’intervento di sutura, se ha buon fine, consente di ripristinare in modo quasi totale la funzionalità dell’articolazione interessata. E’ necessario, però, che vi siano ottime probabilità che la lesione si rimargini, altrimenti c’è il rischio concreto che il paziente debba essere sottoposto in seguito ad un ulteriore intervento per la sua rimozione. E’ per questa ragione che la sutura ha maggior successo in pazienti più giovani, proprio perché il loro potenziale rigenerativo di solito è elevato. L’unico aspetto negativo della sutura meniscale è rappresentato dai tempi di recupero più lunghi rispetto alla meniscectomia. Si dovrà, infatti, camminare con l’ausilio di una ginocchiera che impedisca la flessione per 20 giorni e non si dovrà caricare per 30 giorni. Se però la scelta è stata corretta e l’intervento è stato eseguito correttamente, il risultato finale farà senz’altro dimenticare in fretta i 20-30 giorni di limitazione nei movimenti.

La Redazione in collaborazione con il Dr. Filippo Maria Surace – ortopedico traumatologo

dott. Filippo Maria Surace

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