Scoliosi idiopatica nell’adolescente: trattamento

La scoliosi idiopatica nell’adolescente (descritta nel precedente articolo disponibile qui) può essere trattata non-chirurgicamente o chirurgicamente, in base alla severità e progressione della curva. Il trattamento non-chirurgico o conservativo consiste nel seguire la scoliosi nel tempo per osservarne la progressione, trattandola con adeguati provvedimenti terapeutici (busti e/o ginnastica correttiva). Il trattamento chirurgico viene preso in considerazione quando la scoliosi raggiunge valori compatibili con un aggravamento progressivo anche dopo il raggiungimento della maturità scheletrica.

Il trattamento conservativo

Consiste in un monitoraggio continuo del paziente attraverso visite periodiche dallo specialista, con radiografie eseguite generalmente una volta all’anno e comunque a discrezione dello specialista in base all’evoluzione del quadro. Durante questo periodo, è possibile che venga consigliato l’utilizzo di un busto ortopedico. Il busto generalmente viene preso in considerazione quando il quadro presenta caratteristiche compatibili con un potenziale evolutivo. L’obiettivo del busto è di rallentare la progressione della scoliosi.

Il busto

Il busto (chiamato anche corsetto o ortesi) si adatta attorno al corpo e i fianchi e il suo obiettivo è quello di esercitare una pressione (spinta) sulla convessità della curva. Esistono vari tipi di busto. Esso viene costruito in base al tipo di scoliosi, la localizzazione della curva principale e i criteri di valutazione dello specialista. Dagli stessi parametri dipende anche il programma di trattamento giornaliero. Le opinioni riguardanti l’uso del busto e il tipo di busto da applicare variano tra i vari specialisti.

L’utilità del busto

Si tratta di un argomento controverso, in quanto nonostante esso possa essere d’aiuto in alcuni pazienti, la sua efficacia non è costante e uniforme in tutti i soggetti. Gli esperti a favore del busto suggeriscono che esso può aiutare a rallentare la progressione della scoliosi nella maggior parte dei pazienti e che, per fare in modo che il trattamento funzioni, debba essere indossato con continuità. E’ comunque vero che alcune scoliosi progrediscono anche se trattate con busto. E’ altrettanto vero che altre scoliosi rimangono stabili anche senza busto. Nonostante studi scientifici continuino a valutare la risposta al problema del busto, quello che veramente non sappiamo ancora è se la progressione della scoliosi può essere arrestata in tutti gli individui. In ogni caso, se si opta per l’utilizzo del busto, è importante che l’adolescente continui a svolgere le attività di vita sociale e sportiva abituali.

L’aggravamento della scoliosi

L’evidenza scientifica indica che generalmente le scoliosi che non superano i 40 gradi al termine della maturità scheletrica non sono evolutive durante l’età adulta. Al contrario, le scoliosi che superano i 40 gradi prima del raggiungimento della maturità scheletrica è probabile che possano progredire anche dopo il termine della maturità scheletrica. Questa probabilità cresce in base all’aumento dell’entità della curva. In questi casi è indicato l’intervento chirurgico. Si segnala comunque che l’eventuale decisione chirurgica viene presa sulla base della tipologia e della sede di curva e comunque dopo valutazione clinico-radiografica da parte del medico specialista . Inoltre, i 40 gradi rappresentano un valore che deve essere ponderato in ogni singolo paziente.

L’intervento chirurgico

L’obiettivo dell’intervento è di arrestare la progressione della scoliosi e di offrire una correzione nei limiti della severità e rigidità della deformità. Arrestare la progressione aiuterà a prevenire problematiche future conseguenti l’evoluzione della scoliosi che, in base alla tipologia e la sede possono essere il dolore, l’artrosi precoce, la debolezza muscolare e in casi più severi problemi respiratori, cardiaci o gastro-intestinali.

In cosa consiste l’intervento?

Durante l’intervento, la curva viene corretta nei limiti consentiti dalla severità della deformità. Per ottenere la correzione, vengono posizionati impianti (generalmente viti, barre, fili o uncini). Alla fine delle manovre di correzione, vengono posizionati de frammenti ossei (innesti ossei) sopra gli impianti. Col tempo, gli innesti ossei favoriscono la fusione delle vertebre trattate formando una solida colonna ossea lungo il tratto racihdeo trattato ed è proprio questo processo che dà il nome all’intervento stesso: “artrodesi vertebrale“. Questo processo in genere impiega dai 6 ai 12 mesi. La fusione delle ossa toglie il potere di crescita dal tratto operato, essendo proprio il potere di crescita il “motore” di progressione della scoliosi. L’eventuale quantità di crescita che si perde con la fusione è compensata dalla quantità di crescita guadagnata dalla correzione della curva o delle curve. La fusione comunque toglie anche la capacità di movimento della colonna nel tratto dove avviene per cui nella pianificazione del trattamento chirurgico si cerca di includere nell’area di artrodesi il minor numero possibile di vertebre da trattare.

Perché non aspettare l’esordio dei sintomi nell’età adulta per eseguire l’intervento chirurgico?

La chirurgia viene proposta prima dell’insorgenza dei sintomi per una serie di motivi. Affrontare una curva quando essa è ancora di moderata entità, elastica, ben correggibile e in età adolescenziale, comporta un processo chirurgico meno complesso, con meno rischi e con un minor numero di vertebre da includere nella fusione rispetto alla stessa curva trattata in età adulta, progredita a un valore angolare e rotazione maggiore, più rigida e meno correggibile. Inoltre, nell’adolescenza il recupero post-operatorio è più facile e la vita quotidiana è meno complessa in termini d’impegno sociale, lavorativo, familiare.

Come facciamo a decidere se la chirurgia è la scelta giusta?

Le domande principali da porre al vostro consulente, ma anche da cercare su fonti d’informazione scientifica in rete (ad esempio PubMed) sono: Quali sono i rischi e benefici nel fare l’intervento al momento proposto? Quali sono i rischi se non si esegue l’intervento? Quali sono i rischi e benefici nel valutare l’intervento in futuro? Anche se ognuno interpreta le risposte e valuta i rischi e benefici in maniera diversa, queste domande rappresentano un buon punto di partenza ottenendo delle informazioni che permettono di prendere una decisione ben ponderata. E’ consigliabile chiedere sempre una seconda opinione specialistica.

Conclusioni

La scoliosi idiopatica dell’adolescente è una condizione ben trattabile e generalmente non compromette la capacità di partecipare pienamente alle attività normali e di godersi la vita. Si spera che le informazioni sopracitate possano essere d’aiuto, tenendo in mentre che esse sono generiche e che hanno l’intenzione di fornire uno schema sintetico sulla scoliosi idiopatica dell’adolescente senza l’obiettivo di proporre qualche trattamento in particolare o sostituire la valutazione medica. La scoliosi è una patologia complessa e qualsiasi programma terapeutico dovrebbe essere definito assieme al medico consulente e in base al quadro di ogni singolo paziente.

Alessia Almasio

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