Ricostruzione mammaria: l’unica scelta per andare oltre

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In quanto donna e chirurgo ricostruttore mi sento chiamata in causa nell’esprimere il mio pensiero su un movimento nato negli Stati Uniti e balzato di recente agli onori della cronaca nostrana.

Si tratta di “GO FLAT” (resta piatta), movimento promosso dalla signora Debbie Bowers che, dopo un cancro al seno, ha scelto di non procedere con ricostruzione mammaria a seguito di mastectomia, all’insegna dello slogan “io sono donna indipendentemente dal mio corpo”.

L’affermazione non potrebbe essere più vera, in quanto è certo che l’integrità della persona non è costituita dal nostro involucro esteriore, ma dalla nostra essenza interiore.

Altrettanto vero è che la mammella ricostruita non sarà mai la stessa di prima. Allora io mi chiedo perché ogni volta che mi spoglio e mi vedo allo specchio devo ricordare che ho avuto un cancro?

E, soprattutto, perché devo provocare compassione nelle persone che incontro non appena si accorgono che ho avuto un cancro? Senza ricostruzione mammaria, è sicuro che esse se ne accorgeranno. Cito alcune frasi di mie pazienti ricostruite dopo mastectomia mono o bilaterale alla fine dell’iter ricostruttivo.

“Come va Gabriella? Molto bene Dottoressa, sto benissimo e sento la mammella ricostruita come fosse mia. Sa Dottoressa, da quando abbiamo ricostruito i capezzoli ho il coraggio di spogliarmi davanti a mio figlio e di guardarmi allo specchio.

L’estate scorsa sono andata finalmente al mare, ho comprato dei bellissimi bikini e nessuno si è accorto che ero stata operata. Io Dottoressa, sto benissimo, ma quando dico di aver avuto il tumore della mammella la gente mi guarda diversamente, come se dovessi morire domani….”.

Debbie Bowers ha rifiutato la ricostruzione dicendo che adesso vuole solo guarire! Appunto! Visto che di tumore della mammella si guarisce, non vogliamo pensare al dopo per scaramanzia?

A mio parere, “piatto” è bello è come dire “grasso” è bello, quando non si hanno alternative dobbiamo accettarci, ma quando possiamo attenuare una menomazione o fare una dieta per dimagrire, perché non farlo?

Concordo che l’iter ricostruttivo non sia una passeggiata, che la paziente debba essere informata dei minimi dettagli e delle possibili complicanze, per altro molto rare, e che possa scegliere se sottoporsi o meno alla ricostruzione.

Nella mia esperienza le donne che non desiderano la ricostruzione, o che hanno anche solo dubbi sul farla o meno, sono pochissime. Spesso si affidano al mio consiglio, perché al momento della diagnosi l’unica cosa importante è guarire, ma quando sono state operate e hanno finito tutti i trattamenti tutte mi ringraziano del consiglio dato al primo incontro.

Aggiungo anche che, delle poche pazienti che hanno avuto complicanze, pochissime non hanno ritentato e completato la ricostruzione.

Altre hanno utilizzato i tatuaggi, anziché per nascondere un torace devastato come si vede nelle foto del movimento, per nascondere i piccoli esiti cicatriziali di una mastectomia che, a volte, può essere fatta conservando il capezzolo.

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L’affermazione del movimento “GO FLAT”, che accusa i chirurghi, maschi, di non lasciare scelta alle donne, nasconde a mio avviso rabbia e paura del tumore, identificando una reazione che è un modo come un altro di trovare una giustificazione per non razionalizzare e superare completamente la malattia.

Io come donna propongo alle pazienti ciò che sceglierei se mi trovassi al loro posto, tenendo conto di tutte le variabili dipendenti dal tipo di tumore, ma anche dalla personalità della donna che ho di fronte. La ricostruzione, per chi la accetti, è il miglior modo per tornare a una vita normale e per – so che sembra impossibile all’inizio – dimenticare.

 

Dott.ssa Monica Pasqualini

Dott.ssa Monica Pasqualini

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