Markers tumorali: la diagnosi precoce salvavita

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Che la prevenzione sia fondamentale è, o dovrebbe essere, un dato di fatto noto. In base alla presenza di una eventuale familiarità  e/o a stili di vita predisponenti, la prevenzione, attraverso l’analisi dei cosiddetti markers,  può risultare davvero salvavita quando si tratta di tumori.

Questa ultima affermazione è particolarmente vera nel caso del cancro all’ovaio, infatti  recenti studi hanno dimostrato come una glicoproteina identificata inizialmente nell’epididimo, ma normalmente espressa nelle cellule epiteliali del tratto respiratorio superiore, nel pancreas e nell’apparato riproduttore, la HE4 (Human Epididymis Protein 4) risulti overespressa nel cancro dell’ovaio, rendendola, assieme al CA125, un marker sierologico nella valutazione del rischio di malignità. HE4 è estremamente utile nel discriminare tra cancro dell’ovaio, cisti o masse ovariche benigne e carcinoma endometriale. Per migliorare ulteriormente la valutazione di pazienti che presentano una massa annessiale è stato elaborato un algoritmo del rischio di malignità ovarica R.O.M.A. (Risk of Ovarian Malignancy Algorithm,) utilizzando il dosaggio sierico di HE4 in combinazione con il dosaggio di CA125, quale ausilio per la valutazione del rischio che la paziente presenti una neoplasia epiteliale ovarica.

Il cancro della prostata (PCa),  è al secondo posto fra i tumori maligni maggiormente diagnosticati e, in tutto il mondo, è una delle principali cause di decesso per gli uomini. Le pratiche attuali di diagnosi del PCa si basano sull’esplorazione digito-rettale (DRE) e sul rilevamento dell’antigene prostatico specifico (PSA) per decidere se procedere con la biopsia, dalla quale risulta che circa il 25% dei pazienti esaminati è affetto da questo tipo di cancro. Questo significa purtroppo che il 75% delle biopsie non è necessario: uno svantaggio considerevole in termini di disagio per i pazienti e di costi. Il PCA3 è un gene specifico della prostata, altamente overespresso nei tumori della prostata. Le cellule del cancro della prostata esprimono da 60 a 100 volte più PCA3 mRNA rispetto alle cellule normali. Il test Progensa PCA3, disponibile presso i Laboratori Fleming Research, è altamente specifico e si avvale della Transcription Mediated Amplification (TMA) per quantificare il PCA3 mRNA nei campioni dei pazienti. Ne risulta uno score PCA3 utilissimo, che può essere usato insieme ad altri elementi dell’anamnesi del paziente per anticipare con maggiore precisione gli esiti della biopsia.

Un altro test utile in tema di prostata è il PHI (Prostate Health Index o Indice di salute prostatica ): una combinazione algoritmica multifattoriale delle concentrazioni di tre test: PSA, PSA libero e p2PSA (isoforma [-2] proPSA). PHI è stato adottato presso la Fleming Research per migliorare la specificità dei biomarcatori per il rischio di cancro alla prostata. Grazie a questa maggiore specificità, PHI fornisce ai medici una maggiore quantità di informazioni utili per decidere sull’opportunità di sottoporre i pazienti ad esame bioptico.

 

Fleming Research

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