I dispositivi intrauterini a rilascio di progesterone costituiscono una nuova generazione di “spirali”, impiegati sia per la contraccezione che a fini terapeutici.
Quali sono i vantaggi per le donne e quali sono i consigli del ginecologo?
Cosa si intende per dispositivo intrauterino: le due tipologie
Vi è una vera e propria categoria che definisce questi dispositivi, denominata LARC (long acting reversible contraceptive, contraccettivi reversibili a lunga durata d’azione).
La contraccezione intrauterina (IUC) è una tipologia di tecnica che dura nel tempo ed è reversibile, e si avvale di due diverse tipologie di dispositiviche vengono posizionati dal proprio ginecologo all’interno dell’utero:
● lo IUD al rame , avente in genere la forma a “T”, è fatto di plastica rivestita da elementi che rilasciano ioni di rame capaci di interferire con la motilità e vitalità degli spermatozoi (limitandone quindi la capacità di fecondare), e di disturbare l’equilibrio della mucosa presente all’interno della cavità uterina (l’endometrio), rendendo difficile l’impianto dell’eventuale iniziale gestazione. L’indicazione principale oggi per l’impiego di questa tipologia di prodotto è la presenza di fattori che rendano impossibile l’uso di prodotti ormonali (ad esempio per pregresse patologie tumorali legate agli ormoni), ed il limite più evidente di questi sistemi è un tasso di gravidanze indesiderate meno basso rispetto ad altri sistemi (come ad esempio la pillola contraccettiva) insieme alla possibilità di favorire problemi infiammatori pelvici e sanguinamenti uterini eccessivi
● lo IUD medicato con un progestinico invece ha lo scopo di rilasciare un ormone , il levonorgestrel , simile al progesterone (ed impiegato anche in alcune pillole anticoncezionali),la cui azione è mirata all’endometrio, rendendolo più sottile, riducendo così il flusso del ciclo mestruale e rendendo impossibile l’impianto di una gravidanza; induce inoltre l’addensamento del muco cervicale uterino ostacolando quindi la risalita degli spermatozoi lungo il collo dell’utero.
Il sistema intrauterino a rilascio di progestinico (LNG-IUS)
Il dispositivo è flessibile e dalle piccole dimensioni, ha al suo interno un serbatoio con un ormone progestinico, che viene rilasciato in piccole dosi ed in maniera continuativa nell’utero della donna.
Lo IUD al progesterone non interrompe una gravidanza nel caso in cui sia in atto all’interno della mucosa dell’utero , non viene infatti considerato un agente abortivo.
Il dispositivo intrauterino viene inserito dal proprio ginecologo di fiducia in regime ambulatoriale.
Inizialmente viene inserito lo speculum (un piccolo dilatatore vaginale che si impiega ad esempio anche quando si effettua il Pap test) in vagina; poi, prima di inserire il dispositivo intrauterino, il ginecologo misura la lunghezza della cavità uterina attraverso un isterometro.
Il dispositivo intrauterino viene inserito con le braccia trasversali della “T” chiuse: è posizionato in un sottile tubicino applicatore che viene poi rimosso così da rilasciare la spirale in esso contenuta ed i fili che usciranno dalla cervice, in vagina. I fili vengono poi tagliati a circa 1cm dalla superficie del collo dell’intero, in modo da non creare disagio nei rapporti e da poter essere impiegati dal ginecologo nella fase della rimozione della spirale.
I consigli del ginecologo in merito a dispositivi intrauterini
L’attività contraccettiva dei dispositivi a rilascio progestinico varia dai 3 ai 6 anni in base al prodotto impiegato, ed è totalmente reversibile, annullandosi non appena il dispositivo venga rimosso (sempre ambulatorialmente, dal ginecologo).
Il dispositivo intrauterino a rilascio di progesterone può essere richiesto da parte di tutte le donne in età fertile e sessualmente attive, che necessitano di un contraccettivo reversibile ed affidabile.
E’ un metodo consigliato anche per chi non riesce ad utilizzare terapie che vengono assunte giornalmente, per dimenticanza o mancanza di tempo, o per donne che presentino controindicazioni all’assunzione di estrogeni (ad esempio per fumo, obesità, ecc.).
I dispositivi intrauterini non interferiscono con i rapporti sessuali nè bloccano il normale ciclo ovulatorio della donna, non è necessario inoltre sospendere l’assunzione di altri farmaci perchè non interferiscono in nessun modo con essi.
Se una donna ha partorito da poco, deve attendere circa 6 settimane per poter inserire un dispositivo intrauterino, fattibile anche durante l’allattamento.
La donna che sceglie un dispositivo intrauterino ne beneficia anche in termini di effetti collaterali, nel senso che non avrà alcun problema legato all’uso di ormoni farmacologici circolanti, quali :
- ritenzione idrica
- cefalea
- aumento di peso
I sistemi intrauterini a rilascio progestinico vengono inoltre talora impiegati anche a fini terapeutici, soprattutto per ridurre problemi di dismenorrea (dolori legati al ciclo) e metrorragie (emorragie uterine, specie in casi di patologie come l’adenomiosi e alcune forme di fibromatosi). Un ulteriore utilizzo di questi prodotti è poi l’associazione con estrogeni sistemici (dati per via orale o più facilmente per via cutanea) nella terapia ormonale sostitutiva nel periodo di immediata post-menopausa.
In funzione del tipo di indicazione e del desiderio della Paziente il ginecologo orienterà la scelta sul dispositivo intrauterino più corretto (le differenze principali sono legate alla quantità di ormone rilasciato ed alla durata dell’efficacia).
Quali sono i casi in cui un dispositivo intrauterino non è utilizzabile
E’ fondamentale rivolgersi al ginecologo per chiedere consiglio in merito al dispositivo contraccettivo più adatto al proprio caso, è possibile infatti che un dispositivo intrauterino possa non essere adatto per alcuni soggetti.
In caso di gravidanza in atto o di un’infezione pelvica (come la gonorrea o la clamydia)non sarà possibile inserire lo IUD.
Alcune donne con alcuni tipi di fibromi ed anomalie uterine non potranno usufruire dello IUD poiché queste situazioni creano difficoltà nell’inserimento di quest’ultimo, creando una possibile espulsione.
E’ sconsigliato anche in caso in cui vi siano sanguinamenti inspiegabili o una malattia sessualmente trasmessa in fase attiva.
Anche una volta inserito lo IUD, i ginecologi consigliano di avere sempre un’accurata igiene intima e di non trascurare eventuali vaginiti (infiammazioni della vagina che possono causare prurito o bruciore intimo e perdite vaginali).
In sintesi, i dispositivi intrauterini a rilascio progestinico possono essere una valida modalità sia contraccettiva che terapeutica, ed il loro impiego va correttamente valutato di caso in caso tramite un attento confronto con lo specialista Ginecologo.
Dr. Stefano Fracchioli – Medico Ginecologo a Torino
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