Il tumore della tiroide: sintomi e cure

Il tumore della tiroide ha origine dalla trasformazione delle cellule di una ghiandola, la tiroide appunto, posta nel collo appena sotto il cosiddetto pomo d’Adamo.

Anatomia della tiroide

La tiroide presenta la forma di una farfalla le cui “ali” sono poste ai lati della laringe. Esse sono i lobi della tiroide, mentre la parte centrale che le congiunge è detta istmo.

La tiroide è una ghiandola endocrina molto importante, la quale produce gli ormoni che regolano la temperatura corporea, il battito cardiaco e, soprattutto, il metabolismo

L’incidenza del tumore della tiroide è aumentata in tutto il mondo negli ultimi quattro decenni. Il carcinoma è suddiviso in tre tipi istologici (riguardanti cioè i tessuti organici): 

  • tipo differenziato (tumore papillare e tumore follicolare);
  • tipo indifferenziato (tumore scarsamente differenziato e tumore anaplastico); 
  • tumore midollare

Nonostante i progressi medici che – attraverso l’uso di marcatori molecolari specifici e indagini ecografiche – hanno permesso di eseguire diagnosi più accurate, rimane ancora molto lavoro da fare per comprendere la patogenesi dei diversi tipi di tumore della tiroide e per trasferire queste conoscenze nella pratica clinica. Il carcinoma tiroideo rappresenta il tipo di tumore del sistema endocrino più comune, ammontando al 3,4% di tutti i tumori diagnosticati annualmente

I diversi tipi di tumore della tiroide 

Il tumore della tiroide differenziato, che rappresenta oltre il 90% dei tumori maligni della tiroide, comprende, come abbiamo visto, il carcinoma papillare della tiroide e il carcinoma follicolare della tiroide. Essi hanno caratteristiche istologiche che ricordano il normale tessuto tiroideo e mantengono conservate le funzioni tipiche del tessuto tiroideo differenziato.  

Il carcinoma papillare si diffonde per via linfatica ai linfonodi regionali in buona parte dei pazienti e può portare a metastasi polmonari

Il carcinoma follicolare rappresenta circa il 10% dei tumori della tiroide. È più diffuso tra i pazienti anziani ed è più maligno del carcinoma papillare, dal momento che si diffonde per via ematica con metastasi a distanza.

Il carcinoma tiroideo scarsamente differenziato e il carcinoma anaplastico della tiroide, invece, sono tumori rari (5 e 1%, rispettivamente) associati a un comportamento aggressivo e a un breve tempo di sopravvivenza (5 anni e 6 mesi). 

Il carcinoma scarsamente differenziato è una neoplasia maligna costituita da piccole e scure cellule follicolari che crescono a nidi compatti, con un piccolo lume centrale. Si tratta di un tumore aggressivo che dà frequentemente metastasi linfonodali

Il tumore della tiroide anaplastico è caratterizzato da un ingrandimento molto veloce e altrettanto doloroso della tiroide. Al momento, non c’è ancora nessuna terapia efficace, infatti la malattia è generalmente fatale. Circa l’80% dei pazienti muore entro un anno dalla diagnosi

Il carcinoma midollare, che rappresenta il 5% dei tumori della tiroide, deriva invece dalle cellule parafollicolari, quelle che producono calcitonina. Le metastasi si diffondono per via linfatica ai linfonodi cervicali e mediastinici, ma talvolta anche al fegato, ai polmoni e alle ossa.

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Sintomi e prevenzione del tumore della tiroide

Il segno più diffuso del tumore della tiroide è la presenza di un nodulo all’interno della ghiandola, che si può sentire con le dita. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, questi noduli sono forme benigne di crescita ghiandolare, mentre solo il 5-10 per cento dei noduli tiroidei è a tutti gli effetti un tumore maligno.

In rare situazioni, di solito riguardanti i tumori più aggressivi, il tumore della tiroide può presentarsi già agli inizi con una massa che cresce rapidamente e che può coinvolgere altre parti del collo in corrispondenza dei linfonodi. La funzione tiroidea non è però quasi mai alterata dall’insorgere di questi noduli, siano essi benigni o maligni, e spesso il paziente non ha alcun sintomo o disturbo particolare.

Per quanto riguarda la prevenzione, nelle aree in cui si presenta una mancanza di iodio si verifica una maggior incidenza di tumori della tiroide. In queste zone si suggerisce di usare sale iodato al posto di quello normale, per ridurre il rischio di sviluppare il tumore della tiroide.

L’ingrossamento della tiroide è visibile nella maggior delle situazioni, per cui questo è di per sé da considerarsi un segno importante. Un’indicazione davvero utile è quella di fare palpare la ghiandola tiroidea dal proprio medico almeno una volta l’anno per individuare eventuali presenze nodulari e, nel caso venga prescritta, fare un’ecografia tiroidea.

Come si cura

Per la cura del tumore della tiroide si tende a privilegiare la chirurgia. Di solito, è preferibile asportare l’intera ghiandola, a meno che non si asporti solo il lato coinvolto se l’altro lobo risulta normale a seguito dell’ecografia. I linfonodi coinvolti vengono certamente asportati.

Una volta eseguito l’intervento di tiroidectomia, occorre somministrare ormoni tiroidei per ovviare alla loro mancanza. Nel caso di tumori follicolari in cui ci sia un rischio intermedio di recidiva, si somministra anche iodio radioattivo

La classica chemioterapia, invece, è ormai pressoché in disuso poiché sostituita dalle nuove terapie a bersaglio molecolare. Al momento, in Italia sono utilizzati quattro tipi di questi farmaci: cabozantinib e vandetanib per il carcinoma midollare avanzato e sorafenib e lenvatinib per il carcinoma scarsamente differenziato e per le forme ben differenziate refrattarie allo iodio radioattivo. Tutti questi farmaci appartengono alla famiglia degli inibitori delle tirosin-chinasi, e il loro principale meccanismo di azione consiste nel bloccare sia la proliferazione cellulare, sia la crescita dei vasi sanguigni che nutrono il tumore. 

Applicazioni cliniche attuali e future

I significativi progressi nella comprensione della biologia del tumore della tiroide insieme ai progressi delle tecnologie adoperate stanno contribuendo allo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici, prognostici, predittivi e terapeutici per i pazienti con tumore della tiroide.

La maggior parte degli sforzi è stata fatta nello sviluppo di test molecolari per la diagnosi del cancro nei noduli tiroidei. Alcuni pannelli di marcatori di espressione genica o di mutazioni somatiche hanno migliorato l’accuratezza diagnostica preoperatoria per i pazienti con citologia indeterminata, affrontando il problema della chirurgia non necessaria per i noduli tiroidei benigni. 

Un approccio alternativo per la diagnosi precoce e l’individuazione tempestiva della persistenza o della recidiva della malattia è la biopsia liquida (cioè il campionamento e l’analisi non invasiva del materiale circolante di derivazione tumorale, il circolo tumorale). 

L’applicazione diagnostica del DNA tumorale circolante da cellule follicolari è ancora in discussione. A differenza di altri tumori avanzati, solo una bassa percentuale dei metastatici presenta ctDNA rilevabile. I microRNA circolanti, invece, rappresentano una fonte alternativa e preziosa per il monitoraggio in tempo reale dei tumori tiroidei, grazie alla loro elevata stabilità nei fluidi biologici e alla specificità tissutale. A differenza dei ctDNA, i miRNA circolanti mostrano un’innegabile promessa come nuovi biomarcatori diagnostici e predittivi

Inoltre, è stato dimostrato che i livelli ematici di miR-221-3p e miR-146a-5p nei pazienti affetti da tumore della tiroide sono in grado di predire le risposte cliniche, con livelli significativamente aumentati osservati a due anni di follow-up nei pazienti con evidenza strutturale di malattia, compresi alcuni in cui il dosaggio della tireoglobulina sierica è rimasto persistentemente negativo.

La realizzazione di questo enorme potenziale dipenderà dalla nostra capacità di sviluppare metodi standardizzati per il rilevamento dei biomarcatori circolanti e di convalidarne le prestazioni in ambito clinico.

FONTI: Update on Fundamental Mechanisms of Thyroid Cancer, PubMed Central

La redazione – Chiara Zanetti

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