E’ una di quelle condizioni cliniche che molti ignorano fintanto che non viene scoperta casualmente nel corso di un esame o perché, in presenza di sintomi, si decide di andare a fondo del problema. Stiamo parlando dei diverticoli, piccole dilatazioni (sporgenze) simili a sacche/palloncini della mucosa e sottomucosa intestinale che si formano a seguito dell’incremento della pressione all’interno del grosso intestino. I diverticoli sono presenti in genere nell’intestino crasso, in particolare nella sua parte terminale (colon sigmoideo), ma possono manifestarsi anche nell’esofago. La maggior parte dei diverticoli ha un diametro che varia da circa 0,25 centimetri a oltre 2,5 centimetri.
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Perché si formano i diverticoli
Rispondere con certezza al perché si formano i diverticoli non è possibile. Sappiamo che essi insorgono per un difetto che si genera nello spesso strato muscolare della parete intestinale. In pratica, gli strati sottili interni dell’intestino protrudono attraverso il difetto creando una piccola sacca. Perché ciò accada resta al momento un mistero. Ciò che è certa è la correlazione con la stipsi, la dieta, uno stile di vita sedentario, obesità, fumo e alcuni farmaci. Una dieta scorretta – carente di fibre e liquidi da un lato, esageratamente ricca di carne rossa, grassi e zuccheri dall’altro – facilita la formazione di feci dure e consistenti che obbligano l’intestino a forti contrazioni per espellerle. Tale processo determina un degrado della parete del colon che porta all’insorgenza di diverticoli. In alcuni casi sono presenti dalla nascita.
I sintomi
I diverticoli di norma non provocano alcun problema, ma talvolta si infiammano o sanguinano. Sapere di avere un intestino soggetto a diverticolosi (cioè alla formazione di diverticoli) è importante per porre in essere strategie di prevenzione necessarie ad evitare il passaggio da un condizione clinica perlopiù asintomatica a una infiammazione o infezione, cioè alla vera malattia diverticolare chiamata diverticolite. Quest’ultima è accompagnata dall’insorgere di alcuni segnali come dolore e/o gonfiore addominale, flatulenza, stitichezza o diarrea, ma anche stanchezza, febbre e dolore al basso fianco sinistro. In letteratura è nota anche come “malattia del benessere”. In Europa colpisce in prevalenza la popolazione anziana: ben il 65% dei soggetti con più di 65 anni, mentre nei soggetti tra i 40 e 60 anni si manifesta in genere nel 40% dei casi. Il sesso femminile è più sensibile allo sviluppo di diverticolite: quasi il doppio dei casi rispetto ai maschi.
La diagnosi
In presenza di sintomi il primo passo sarà una visita specialistica con un medico esperto di colon-retto. I sintomi dovuti a diverticolosi o diverticolite sono infatti comuni anche ad altre problematiche, in alcuni casi più serie. Lo specialista raccoglierà l’anamnesi e studierà la sintomatologia descritta. Successivamente, si procederà con esami del sangue, delle urine e delle feci, accertamenti radiologici quali TAC dell’addome con mezzo di contrasto. Quando l’infiammazione si è spenta oppure è stata già curata si eseguono controlli endoscopici – colonscopia e colon TC (colonscopia virtuale). La colonscopia viene eseguita anche per escludere un tumore del colon e d eventuali coliti indeterminate/ischemiche.
La terapia non chirurgica
In presenza di diverticolosi asintomatica non è necessario assumere farmaci, ma piuttosto si dovrà intervenire sulla dieta e sullo stile di vita, onde evitare il proliferare di diverticoli e la possibile evoluzione in diverticolite. È fondamentale, dunque, aumentare il consumo di alimenti ricchi di fibre, in particolare frutta e verdura senza semi, privilegiando le carni bianche e i cibi integrali. In presenza di diverticolite lieve, occorre integrare la dieta con cibi probiotici – i cosiddetti batteri buoni presenti nello yogurt e nel latte fermentato – associati ad antinfiammatori con l’aggiunta di antibiotici per combattere i batteri intestinali e migliorare la flora intestinale. Più in generale, bisogna evitare le bevande gassate e zuccherate, limitare il consumo di cioccolata, cacao, caffè e spezie piccanti, evitare i fritti e gli insaccati. Bere molta acqua e tisane mantiene l’alvo fluido.
Quando è necessario l’intervento chirurgico
Come sempre, la terapia chirurgica deve essere la extrema ratio. Le complicanze di una diverticolite trascurata o non curata adeguatamente possono condurre a un rapido peggioramento delle condizioni del paziente. Si va dal sanguinamento dei diverticoli all’ostruzione intestinale, alla formazione di ascessi nel peritoneo, che richiede un rapido trattamento chirurgico, fino alla perforazione del colon che si concretizza nell’invasione delle feci nella cavità addominale. La contaminazione che ne segue può provocare una gravissima peritonite che richiede un immediato intervento chirurgico. Altro caso di emergenza che richiede l’intervento del chirurgo, con anche immediate trasfusioni di sangue, è l’emorragia. Non da ultimo la diverticolite porta anche alla formazione di fistole – collegamento tra l’intestino e altri organi (vescica, vagina) – dove possono passare le feci favorendo il nascere di infezioni come la cistite recidivante.
Modalità d’intervento
Le tecniche chirurgiche sono essenzialmente due: la resezione colica laparoscopica o aperta. La resezione coleica consiste nella rimozione di una parte o dell’intero colon – in casi estremi, anche del retto – e precede la ricanalizzazione dell’intestino. La tecnica laparoscopica, come è facile intuire risulta la meno invasiva, in quanto utilizza in genere 4 mini incisioni per rimuovere il tratto intestinale in cui si concentrano i diverticoli con l’ausilio di una microcamera. Inoltre, ricovero e periodo di recupero sono più brevi, si hanno minor dolore, ridotte complicanze, ripresa più rapida delle funzioni del colon. Con un intervento laparoscopico il dolore sarà attenuato con farmaci appropriati e dopo 24 ore si può riprendere a consumare cibo. Per il primo mese, però, il consumo di fibre e scorie deve essere minimo, onde ridurre la quantità di feci e frequenti evacuazioni. È importante bere molta acqua. Nell’arco di un paio di settimane il paziente può tornare a svolgere una vita normale evitando però sforzi intensi e attività faticose. La tecnica aperta prevede invece un’incisione per accedere all’addome ed asportare il segmento di colon con i diverticoli. Le parti vengono separate e successivamente riavvicinate, suturate e attaccate con anastomosi (collegamento dei due organi). I chirurghi scelgono l’approccio migliore, considerando lo stato di salute del paziente, le dimensioni del tratto di colon da asportare e le caratteristiche della diverticolite che ha reso necessario l’intervento. In entrambi i casi, comunque, è necessario ricostruire la continuità intestinale per permette il transito e l’espulsione delle feci.
La Redazione in collaborazione con il Dr. Mattia Pizzi – Chirurgo generale, Proctologo, Gastroenterologo
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