Disfunzione erettile, sintomo di squilibri generali

Focus

Sono ormai molti anni che diversi studi pubblicati si occupano della disfunzione erettile come sintomo più che come malattia in sé.

Nonostante questo, ancora di frequente vi è la tendenza a curare la disfunzione erettile tralasciando le ragioni complessive di cui essa è spesso portatrice, soprattutto negli uomini più giovani: disfunzioni cardiovascolari e/o metaboliche e/o ormonali.

Il coordinamento è fondamentale

Probabilmente, tale tendenza è il frutto della mancanza di coordinamento tra i diversi ambiti della Medicina, ma nel 2017 (Andrology 2017;5:408-413; DOI: 10.1111/andr.12342) alcuni importanti gruppi universitari (Padova, Roma, Firenze, Milano, Napoli, Catania) hanno presentato una valutazione con lo scopo di favorire proprio il coordinamento tra i settori clinici, al fine di migliorare l’approccio con il paziente che presenta disfunzione erettile. È nato così l’Italian Study Group on Cardiometabolic Andrology.

Il Gruppo ha posto subito sul tavolo tre questioni fondamentali relative alla analisi della condizione degli uomini, in particolare quelli con età intorno ai 40 anni, che presentano la disfunzione erettile o che potrebbero manifestarla.

Disfunzione erettile e disfunzione cardiovascolare

La prima questione è relativa al rapporto tra disfunzione erettile e disfunzione cardiovascolare.

E’ stato rimarcato come spesso la disfunzione erettile preceda, anche di alcuni anni, la comparsa dei sintomi della disfunzione cardiovascolare, per cui diventa sempre più fondamentale che l’andrologo valuti la condizione cardiovascolare e che il cardiologo valuti la condizione erettile.

Un aiuto significativo alla valutazione della presenza del danno vascolare è stato di recente dato dal dosaggio nel sangue dell’endocan o ESM1 (Int J Impot Res 2017;29:175–178; DOI: 10.1038/ijir.2017.19 – Andrologia 2018;50:e12912; DOI: 10.1111/and.12912).

Si tratta di una proteina secreta dall’endotelio (la parte interna dei vasi) quando siano in corso danni da diversi fattori e serve a regolare la risposta infiammatoria e riparativa.

Essa infatti aumenta in proporzione al danno e/o alla disfunzione con un valore soglia di 0.5 ng/ml. E’ pertanto auspicabile che i laboratori rendano rapidamente disponibile la determinazione del livello dell’endocan.

Disfunzione erettile e disfunzione metabolica

La seconda questione è relativa al rapporto tra disfunzione erettile e disfunzione metabolica.

E’ stato sottolineato come in condizioni di squilibrio metabolico (nutrizione, diabete, sovrappeso e obesità) possa svilupparsi la disfunzione erettile e come questa possa essere il primo segnale di tale squilibrio, per cui diventa fondamentale che andrologo, internista e diabetologo valutino sempre il quadro complessivo del paziente.

La riduzione di due fattori

Nei meccanismi di generazione della disfunzione erettile su base metabolica, in particolare per il diabete, sono stati rilevate le riduzioni di due fattori agenti sulla risposta di dilatazione vascolare peniena e che possono essere ricostituiti con l’adeguato riequilibrio metabolico o eventualmente integrati per via farmacologica.

Il primo è il solfuro di idrogeno (H2S), che concorre insieme all’ossido nitrico (NO) a sostenere la vasodilatazione necessaria all’erezione e che tende a diminuire nelle disfunzioni metaboliche per modificazione dell’impiego della L-cisteina (Andrologia 2018;50:e12885; DOI: 10.1111/and.12885)

Il secondo è il fattore trofico neuronale (BDNF), che diminuisce nella rete dei nervi a seguito del danno metabolico, impedendo così uno dei fondamentali stimoli al mantenimento efficiente della rete neuronale necessaria a regolare la funzione erettile (Andrologia 2018;50:e12924; DOI: 10.1111/and.12924).

Disfunzione erettile e squilibrio ormonale

La terza questione è relativa al rapporto tra disfunzione erettile e squilibrio ormonale, in particolare in relazione al testosterone (T), ma in seconda battuta anche all’estradiolo (E2).

Il Gruppo di Studio ha evidenziato come spesso il livello di testosterone sia minore nei pazienti con squilibri metabolici e cardiovascolari e che tale riduzione di livello incida notevolmente nell’indurre disfunzione erettile e/o una più articolata disfunzione sessuale. Inoltre, deve essere sottolineato che, ove il testosterone e l’estradiolo siano nell’intervallo dei valori normali, è molto più importante valutare il loro rapporto E2/T, il cui valore di normalità è compreso tra 5.5 e 6.5 pM/nM.

Qualora tale valore sia maggiore di 6.5, esso diventa un indice di squilibrio endocrino regolativo (Andrology 2016;4:932-938; DOI: 10.1111/andr.12195).

Conclusioni

E’ evidente come la disfunzione erettile sia un sintomo da trattare come tale e da non tamponare senza aver determinato i fattori in gioco.

In questo è evidente come la collaborazione tra andrologo, cardiologo, diabetologo e/o internista e la successiva sintesi diagnostico-terapeutica offra, in termini di beneficio per la cura del paziente, sia sul fronte delle problematiche sessuali che sul fronte delle problematiche cardiovascolari e metaboliche, un enorme vantaggio ed una migliore efficacia.

 

Prof. Dr. Carlo Rando

 

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