Cura e trattamento per le cisti sacrococcigea

Le cisti sacrococcigea non sono per nulla piacevoli.

Sono dolorose e di conseguenza necessitano di un trattamento specifico per essere debellate completamente. Un classico antidolorifico o antibiotico non sono assolutamente sufficienti.

Infatti, se una cisti sacrococcigea non viene curata a dovere, può creare delle complicanze, talvolta anche serie, al paziente. Si tratta infatti di una patologia benigna che coinvolge la piega fra i due glutei, ed è proprio per questo motivo che è nota come cisti sacrococcigea.

Nell’approfondimento che segue analizzeremo svariati punti, in particolare apriremo una grande parentesi sul che cosa sono le cisti sacrococcigea, ma soprattutto, quale cura e quale trattamento è necessario intraprendere.

Cosa sono le cisti sacrococcigea e dove si formano

Quando si parla di cisti sacrococcigea (o cisti pilonidale) ci si riferisce ad una proliferazione – ma anche ad una aggregazione – di uno o più bulbi piliferi.

Nonostante il fenomeno possa manifestarsi anche nelle donne, generalmente, confrontando le percentuali legati al sesso dei pazienti, queste cisti si sviluppano, in modo particolare nei giovani ragazzi e uomini. Soprattutto in uomini spiccatamente pelosi.

Le cisti sacrococcigea si formano nell’epidermide della regione sacrale e l’infiammazione che si scatena sfocia poi in infezione della cisti. Di conseguenza, tutto questo concorre alla formazione della fistola sacrococcigea, la quale, con l’apertura di uno o più orifizi fistolosi si forma proprio nel solco intergluteo.

Sono dunque delle depressioni (o sinus) che spesso sono congenite, quindi legate al proprio albero genealogico. Ma dobbiamo anche specificare che, queste cisti possono anche formarsi nel tempo pur non avendo alcuna familiarità con tale patologia.

Tieni però presente una cosa molto importante: le cisti sacrococcigea sono una malattia totalmente benigna e non tumorale.

I dolori legati alle cisti sacrococcigea

Molto spesso sono asintomatiche, quindi non provocano alcun tipo di dolore e non danno nemmeno sintomi.

Altre volte invece, quando le cisti si infettano iniziano a procurare, dapprima fastidi e poi, dolori sempre più presenti dando origine ad ascessi. Quest’ultimi, non riescono ad uscire naturalmente e quindi, di conseguenza, il tutto avviene verso l’esterno con la formazione, così, di fistole.

Le cause della cisti sacrococcigea

Come ti abbiamo già anticipato, la cisti sacrococcigea, nella maggior parte dei casi, rappresentano un disturbo congenito legato alla propria famiglia. Quindi la potremmo considerare una patologia ereditaria. Anche se, non è sempre detto che sia così.

Questa condizione rimane asintomatica fino a quando non si scatena un processo infiammatorio del sinus o del bulbo pilifero che, di conseguenza, poi si tramuta in infezione e alla formazione di un ascesso.

Se però eliminiamo la parte congenita, le vere cause circa la formazione delle cisti sacrococcigea non sono ancora sufficientemente chiare. Sono stati compiuti degli studi approfonditi, dei test e delle ricerche ma comunque non si è arrivati ad una conclusione certa.

Quello che però possiamo dirti è che ci sono indubbiamente dei fattori che potrebbero concorrere alla formazione delle cisti sacrococcigea, e sono:

  • un’igiene personale precaria nonché scarsa ed inadeguata,
  • una vita troppo sedentaria,
  • traumatismi ripetuti,
  • una sudorazione importante, eccessiva e ripetuta nel tempo,
  • sovrappeso,

Un altro ruolo determinante lo gioca, senza ombra di dubbio, la scelta del nostro abbigliamento. Più precisamente, indumenti molto attillati e rigidi. Potrebbe sembrare una sciocchezza e, invece, anche quello che indossiamo – tessuti e aderenze in particolare – possono creare delle problematiche non indifferenti. In questo caso, l’infezione del sinus pilonidale.

Come avviene la diagnosi

La diagnosi, quindi una conferma o meno della presenza della cisti sacrococcigea, la si può avere mediante una visita chirurgica.

In primo luogo avverrà un confronto dove tu spiegherai la situazione: eventuali dolori, sensazioni e problematiche varie. Dopodiché il medico farà una prima visita esterna, quindi, ad occhio nudo.

Terminato ciò, lo specialista passerà alla visita vera e propria durante la quale controllerà l’estensione e la profondità della lesione tramite l’esplorazione con un sottile specillo.

Può essere richiesta anche una ecografia o una Risonanza Magnetica Nucleare.

Come curare efficacemente la cisti sacrococcigea

Per curare una cisti sacrococcigea non si può avvalersi di una cura farmacologica, né ha senso tentare prima questa strada. L’unica metodica indicata per casi come questo è l’intervento chirurgico. Non ci sono purtroppo – per lo meno al momento – delle scelte alternative.

È dunque necessario asportare completamente la fistola e arrivare al sinus, ovvero alla ciste che ha scatenato l’infezione. Solo così facendo, sarà possibile una completa guarigione dell’organismo.

L’intervento chirurgico può avvenire mediante due tecniche: o a cielo aperto o a cielo chiuso. Sarà il chirurgo proctologo (o chirurgo generale) a scegliere quale soluzione è migliore in base al quadro clinico del paziente.

Tecnica a cielo aperto e tecnica a cielo chiuso, le differenze

La tecnica a cielo aperto prevede l’asportazione della cute e del tessuto sottocutaneo. Compreso il tessuto pilonidale e tutti gli eventuali orifizi presenti.

A fine intervento la zona sarà completamente pulita e sarà eliminato ogni minimo residuo di pus o materiale infetto.

Non verranno utilizzati punti di sutura ma si preferisce procedere con un’accurata medicazione della ferita e questo per un motivo ben specifico. Procedendo in questo modo si permette all’organismo di proseguire la guarigione mediante la formazione spontanea del tessuto di granulazione. In questo modo, la ferita si rimargina in modo autonomo nel giro di circa 30 o 40 giorni circa.

Questa tecnica è validissima: le recidive comprendono solamente il 2-3% dei casi.

La tecnica a cielo chiuso è la medesima in fatto di intervento. La differenza sta nel fine operazione. Qui la ferita viene suturata all’istante e, di conseguenza, la guarigione è indubbiamente più veloce. D’altro canto però, ci sono due contro: rischio di riapertura della ferita e recidiva stessa (circa il 28,5% dei casi).

Entrambe le metodiche, però, sono mini-invasive e questa, è decisamente una cosa positiva.

Monica Penzo

La redazione in collaborazione con il Dott. Gaetano Di Terlizzi – Medico chirurgo- Specialista in Chirurgia – Medicina Estetica

    Contatta il Medico

    Se vuoi richiedere un preventivo, chiedere informazioni, o semplicemente rispondere ad una Tua curiosità, inviaci i tuoi dati, verrai ricontattato nel giro di qualche giorno!

    Il tuo nome *

    La tua email *

    Oggetto

    Nome del dottore/ssa *

    Medico o area di interesse
    (Le richieste inviate tramite questo modulo di contatto NON pervengono direttamente ai medici, ma sono mediate da DossierSalute.com. Si prega di specificare il destinatario della richiesta. Grazie) *

    Il tuo messaggio *

    Acconsento al trattamento dei miei dati personali secondo quanto stabilito dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati - Regolamento GDPR 2018

    Condividi su