La gestione delle Dizzness, le vertigini cervicali

La gestione delle Dizzness, vertigini cervicali, richiede spesso, un approccio medico e fisioterapico congiunto.

La sensazione di sbandamenti di origine cervicale è spesso il risultato di un’alterazione della connessione tra i sistemi visivo, vestibolare e del rachide cervicale.

La gestione delle Dizzness: la diagnosi

Molte delle cause di vertigini o sbandamenti hanno bisogno di gestione medica, in aggiunta eventualmente alla fisioterapia.

Inoltre, anche gli sbandamenti di origine cervicale tipicamente si presentano in aggiunta a disfunzioni del sistema vestibolare, con le vertigini vestibolari.

Dovuto quindi alla natura multifattoriale e alla più probabile presenza di condizione medica, gli sbandamenti cervicali vengono diagnosticati alla fine di un processo di esclusione.

La storia clinica del paziente indirizza verso test più specifici, ed è la parte della valutazione più importante.

Infatti il tipo di vertigine, la durata degli episodi ed i trigger, cambiamenti della vertigine in funzione dei movimenti della testa, sono i fattori che maggiormente indirizzano verso mirati percorsi diagnostici.

Una volta esclusi tutti gli altri sistemi che possono dare vertigini, l’indagine arriva al rachide cervicale.

Quest’ultimo è il componente chiave per il supporto della testa ed assiste nel ruolo propriocettivo per la percezione della posizione della testa nello spazio.

I movimenti precisi, anche veloci, necessitano infatti di fine coordinazione e forza per le accelerazioni e decelerazioni della testa.

La connessione tra i nuclei dei nervi cranici e rachide cervicale superiore è la causa dell’insorgenza delle vertigini di origine cervicale.

I sintomi delle vertigini cervicali

I sintomi che devono essere indagati sono di natura sia soggettiva, percepita dal paziente, che oggettiva, ovvero misurata dal fisioterapista.

Solitamente le vertigini cervicali vengono descritte dai pazienti come:

  • Giramenti di testa.
  • Disequilibrio.
  • Instabilità.
  • Sensazione che la testa non sia dritta.

Quello che non compare è la percezione che la stanza inizi a ruotare, che è più tipico per disordini vestibolari.

Solitamente il paziente riporta anche:

  • Cefalea.
  • Dolore cervicale.
  • Nausea.
  • Malessere generale.

La sintomatologia aumenta con i movimenti della testa e diminuisce con l’alleviarsi del dolore cervicale.

Un trauma cervicale recente, colpo di frusta o trauma cranico, può essere all’origine di vertigini cervicali, così come alterazioni posturali del collo in attività o lavori con posizioni statiche o con movimenti ripetitivi.

I livelli cervicali coinvolti nelle vertigini cervicali

I livelli cervicali maggiormente coinvolti nelle vertigini cervicali sono C2-C3.

La propriocezione cervicale, intesa come il senso di posizione di testa e collo nello spazio, è possibile grazie alla complessa interazione di recettori sia sensitivi che motori posti a tale livello.

Interferenze negli stimoli afferenti dal rachide cervicale al cervello posso essere la causa di sintomi quali:

  • Vertigini cervicali, sbandamenti.
  • Disturbi nella consapevolezza di posizione testa-collo.
  • Difficoltà nel controllo dei movimenti del collo.
  • Disturbi visivi, principalmente la messa a fuoco di ciò che viene guardato.
  • Alterazioni dell’equilibrio e della stabilità posturale.

Deficit propriocettivi del rachide cervicale sono associati a cervicalgia cronica e cefalea persistente, riscontrati in numerosi studi scientifici sul dolore cronico e sugli esiti di colpo di frusta.

Ci sono alcuni test, effettuati durante la visita fisioterapica, con cui si indaga se il rachide cervicale è coinvolto nella genesi dei sintomi del paziente.

Puo’ la fisioterapia essere utile nelle vertigini cervicali?

Una volta confermata l’influenza del rachide cervicale nelle vertigini percepite dal paziente, la fisioterapia ha lo scopo di migliorare i sintomi incrementando la propriocezione cervicale e la funzione cervico-oculare.

Riducendo inoltre il dolore, se presente, e ristabilendo il completo arco di movimento tramite tecniche incentrate sulle articolazioni vertebrali e sui tessuti muscolari e fasciali.

Il trattamento multi-modale sembra essere l’opzione terapeutica che porta maggiori risultati sia nel breve che nel lungo termine.

 Esso consiste in:

  • Terapia manuale: mobilizzazioni articolari, manipolazioni vertebrali, manipolazione del tessuto fasciale e dei trigger points muscolari.
  • Esercizio terapeutico del rachide cervicale e del cingolo scapolare.
  • Rieducazione senso-motoria: esercizi di controllo motorio e di integrazione del sistema cervico-oculare.
  • Riabilitazione vestibolare.

La scelta delle tecniche e dell’approccio nello specifico verrà selezionato solamente dopo un’attenta valutazione, così che si possa concentrare il trattamento sulle disfunzioni specifiche riscontrate sul paziente.

È necessario che il professionista di riferimento sia specializzato nella gestione dei disordini cranio-cervico-mandibolari.

In questo modo sarà in grado di escludere la presenza di patologie di interesse medico e poter applicare un trattamento in linea con le ultime conoscenze scientifiche sull’argomento.

 Data la natura multifattoriale del disturbo, può essere indicato un lavoro in team col medico specialista di riferimento.

Dr. Edoardo Balli –fisioterapista a Prato

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