Dott. Tedeschi, essere sportivi professionisti o comunque amatori ben allenati garantisce una perfetta salute cardiovascolare?
Purtroppo no. L’attività fisica è senza dubbio una delle principali armi che abbiamo a disposizione per la prevenzione di moltissime patologie, comprese quelle di tipo cardiovascolare, ma non garantisce al 100%. Spesso, infatti, sentiamo di atleti professionisti, amatori, o semplicemente praticanti, più o meno giovani, apparentemente in perfetta salute, che perdono la vita o a cui vengono diagnosticate patologie cardiache molto pericolose.
Il primo passo da compiere nell’intraprendere un’attività sportiva qual è?
E’ la visita di idoneità, cioè una visita medica specialistica che accerti la piena salute del soggetto in funzione dell’attività che desidera svolgere. In un’ottica di prevenzione cardiovascolare, tale visita risulta fondamentale indipendentemente dall’età o dall’intensità con cui sarà svolta l’attività fisica. Va eseguita dal medico curante, pediatra o medico sportivo per il rilascio dell’idoneità.
La visita è obbligatoria?
Questa visita è obbligatoria per legge per tutti coloro (bambini o adulti) che vogliono svolgere attività sportiva di tipo agonistico ed in tal caso l’idoneità potrà essere rilasciata soltanto da uno specialista in Medicina dello Sport. Quest’ultimo a sua volta potrà avvalersi, in caso di dubbi, della consulenza di altri specialisti (ad esempio il Cardiologo).
Quindi se l’attività non è agonistica la visita non è obbligatoria?
No, non lo è, ma è comunque fortemente raccomandata e regolarmente richiesta dalle società sportive, palestre o associazioni varie attraverso le quali l’attività viene praticata. In alcune categorie, è comunque obbligatoria: attività sportive parascolastiche, attività sportive afferenti al CONI o a Federazioni sportive nazionali. Tale idoneità ha sempre durata annuale e dovrà essere rinnovata con l’eventuale ripresa di attività sportiva l’anno successivo.
Con la visita di idoneità è possibile diagnosticare patologie silenti?
Assolutamente sì. La visita di idoneità (sia quella per attività agonistica che quella per attività non agonistica), se eseguita correttamente e scrupolosamente, ha un valore immenso in termini di prevenzione perché agisce come primo filtro. Consente di individuare non solo patologie silenti già in atto, ma anche la maggior parte delle condizioni di rischio, delle condizioni patologiche o di dubbia patologia, tali da richiedere la sospensione dell’attività o l’invio del soggetto ad ulteriori esami ed indagini più approfondite.
Più l’età avanza più aumentano i rischi?
E’ così indipendentemente dallo sport, a maggior ragione se si vuole iniziare a fare sport senza essere allenati. Una attenta valutazione all’idoneità della pratica sportiva è indispensabile, e ancor più raccomandata, in tutte le persone con età superiore ai 40 anni, indipendentemente dall’assenza di sintomi, dallo stato di benessere o dall’assenza di malattie pregresse.
Non bisogna improvvisarsi sportivi, vero?
E’ verissimo. Questo aspetto diventa molto importante se si pensa all’enorme e recente diffusione della pratica di sport di resistenza come ciclismo, podismo, triathlon, sci di fondo, sci alpinismo, che molte persone iniziano a praticare in età non più giovanile (40-60 anni). Spesso ciò avviene con intensità e ritmi di allenamento pari o simili a chi pratica agonismo ed in presenza di fattori di rischio non conosciuti o ampiamente sottovalutati.
Alcune gravi patologie silenti e asintomatiche, non diagnosticate prima della pratica sportiva, sono spesso la causa di gravi conseguenze, inclusa la morte cardiaca improvvisa nei giovani atleti o l’infarto miocardico acuto negli atleti di età superiore ai 40 anni.
Cosa deve indagare il medico nel corso della visita?
A partire già dalla visita di idoneità sportiva non agonistica (medico di medicina generale o pediatra), è importantissima l’anamnesi del paziente, cioè la raccolta di informazioni sulla storia clinica dell’atleta, ponendo attenzione anche alla storia clinica della sua famiglia.
Il medico dovrà tenere in considerazione diversi fattori:
- Età;
- Sesso;
- Peso corporeo e dati antropometrici (altezza, tono muscolare, distribuzione grasso sottocutaneo);
- Patologie pregresse o in atto;
- Storia delle patologie dei familiari o dei parenti stretti;
- Terapie farmacologiche in corso;
- Abitudini alimentari;
- Abitudine al fumo.
È importante indagare anche sul tipo di attività sportiva praticata e sull’impegno cardiovascolare che essa richiede.
Sono previsti esami strumentali?
Dopo un attento esame anamnestico, il medico procederà all’esecuzione di esami strumentali di routine, come un ECG (elettroocardiogramma) di base, oltre ad esami ematici di base ed esame delle urine (se non eseguiti di recente). Successivamente, potrà richiedere se opportuno l’esecuzione di un Test Ergometrico (ECG durante sforzo) o un Ecocardiogramma.
Se la visità è a fini agonistici cambia qualcosa?
La visita di idoneità sportiva agonistica, eseguita dal Medico di Medicina dello Sport, oltre a quanto sopradescritto, prevede per legge: prove di funzionalità respiratoria (spirometria), ECG durante sforzo (step test o cicloergometro), esame dell’udito, esame della vista.
Anche in questo caso, in presenza di risultati dubbi, il medico di Medicina dello Sport potrà richiedere esami cardiologici di secondo livello.
Un esame di prevenzione che lei consiglierebbe?
Un esame facilmente eseguibile, ma mio avviso sicuramente utile in termini di prevenzione è l’Ecocardiogramma. Tale esame è raccomandato in tutti i soggetti con fattori di rischio per patologie cardiache in generale, in tutti soggetti con ECG non normale, in tutti i soggetti con età maggiore di 40 anni e comunque in tutti i pazienti che svolgono attività sportiva di tipo agonistico o ad elevata intensità cardiovascolare.