Ossigeno – Ozonoterapia in Medicina

Comitato Scientifico

Introduzione

Per ozono O3 si intende una forma allotropica dell’ossigeno, presente in natura negli strati alti dell’ atmosfera con funzione di scudo contro le radiazioni ultraviolette provenienti dal sole.

La formazione dell’ ozono nell’ atmosfera è relativamente costante grazie ad un sistema a feed-back denominato effetto Urey:

                                      Raggi UV solari

            ò

   Æ             Fotodissociazione dell’ acqua

   ñ         ò

   ñ                  Produzione di ossigeno

   ñ         ò

   ñ                    Produzione di ozono

   ñ         ò

   ñ                  Filtrazione dei raggi UV

   ñ         ò

   ñ        Diminuita fotodissociazione dell’ acqua

   ñ         ò

   ñ            Diminuita produzione di ozono

   ñ         ò

   ñ           Diminuita produzione di ossigeno

   ñ         ò

   Ç         Diminuito effetto filtro dei raggi UV

Proprietà fisiche dell’ozono

E’ un gas incolore di odore acuto e penetrante  che passa allo stato liquido a – 111,5 °C ed allo stato solido a – 250°C: in questi due ultimi stati è molto instabile e basta un urto per farlo esplodere.

Anche allo stato gassoso è notevolmente instabile e tende sempre a decomporsi ad una velocità dipendente dalla temperatura

Proprietà chimiche dell’ozono

L’ ozono è un agente fortemente ossidante con un potenziale inferiore solo a quello del fluoro e reagisce energicamente con sostanze organiche ed inorganiche; particolare ed interessante dal punto di vista medico è la reazione dell’ ozono con sostanze inorganiche insature, provocando la scissione del doppio legame.

L’ ozonoterapia è stata utilizzata a scopo terapeutico sin dagli inizi del secolo, è stata sperimentata con varie modalità e, nonostante su alcune patologie abbia permesso di ottenere dei risultati terapeutici insperati, moltissimi medici nutrono ancora pregiudizi o non conoscono questo approccio.

L’ ossigeno-ozono terapia è ampiamente utilizzata particolarmente in Germania ed in Svizzera, mentre negli USA alcune strutture private hanno iniziato a praticare trattamenti sperimentali nell’ ambito della ricerca contro la diffusione dell’ AIDS.

In Italia l’ ossigeno-ozono terapia è presente dal lontano 1960. Attualmente sono circa 1000 i medici che utilizzano tale metodica, mentre la ricerca su questa terapia è attiva anche a livello universitario presso importanti Atenei in tutta Italia.

Ossigeno-Ozono Terapia in Medicina

Nell’uso medico viene utilizzata una miscela di O2/O3, in cui l’ O3 è presente in concentrazioni 30 volte inferiori rispetto all’ uso industriale: da 1 a 40 mg/ml di Ossigeno.

L’azione disinfettante locale e l’ effetto antivirale ed antibatterico sistemico sono responsabili di una potente azione battericida, fungicida e di inattivazione virale, che si realizza mediante l’ ossidazione dei microrganismi. Il meccanismo antisettico è simile a quello che l’ organismo utilizza abitualmente con la formazione, da parte dei leucociti adibiti alla fagocitosi batterica, di una molecola a proprietà ossidante, simile a quella dell’ O3.

Sul metabolismo, l’ozono agisce accelerando l’ utilizzo di glucosio da parte delle cellule e reagendo direttamente con gli acidi grassi insaturi che vengono trasformati in composti idrosolubili.

L’ozono ha inoltre un’ azione diretta, nell’applicazione locale, di tipo disinfettante e trofico, un effetto antibatterico ed antivirale dovuto alla formazione discreta di perossidi, un aumento della deformabilità dei globuli rossi, una diminuzione del fenomeno dell'”impiling” ( con conseguente diminuzione della viscosità ematica), un aumento della produzione a livello degli eritrociti del 2,3-difosfoglicerato, responsabile della cessione di O2 ai tessuti.

Per somministrare l’ ozono si utilizzano diverse metodiche:

– grande autoemoterapia: consiste nel prelevare da 50 a 200 cc. di sangue da una vena in una sacca da trasfusione, munita di anticoagulante. Al sangue prelevato va aggiunta una miscela di ossigeno e ozono e, dopo miscelazione, lo si ritrasfonde direttamente. Raramente il Pz. può avvertire formicolio sulle labbra o senso di fresco in gola durante la ritrasfusione; tali sintomi scompaiono spontaneamente alla fine della trasfusione e non hanno alcun significato patologico. In casi molto rari si sono osservati fenomeni di vertigine o di abbassamento della pressione, peraltro scomparsi spontaneamente con la posizione sdraiata. In rari casi tali fenomeni si ripetono ad ogni somministrazione, nonostante misure precauzionali: in questa situazione si considera controindicata la somministrazione di ozono con autoemotrasfusione.

– piccola autoemoterapia: prelievo di 10 cc. di sangue venoso, suo arricchimento con ozono ed iniezione in muscolo. Metodica priva di complicanze importanti.

– iniezione intramuscolare: si iniettano direttamente in muscolo 20 cc di gas. Provoca un discreto dolore locale, che scompare spontaneamente in pochi minuti. Raramente il dolore può irradiarsi lungo un arto e durare uno – due giorni.

– iniezione sottocutanea: provoca dolore locale momentaneo.

– insufflazione nasale: richiede una partecipazione attiva del Pz. che deve seguire attentamente le indicazioni del medico. Provoca generalmente un benefico aumento della secrezione nasale per 1 – 2 giorni. Raramente vi può essere una certa dolorabilità timpanica per 1 giorno.

– insufflazione rettale: provoca liberazione di gas dal retto dopo la somministrazione.

E’ necessario che il Pz. eviti per almeno 20 minuti che il gas fuoriesca dal retto.

– applicazione locale: la si effettua utilizzando un sacchetto di plastica applicato sull’ arto nella zona da trattare. In caso di ulcera vi può essere un modesto aumento del bruciore locale durante l’ applicazione.

Indicazioni alla Ozonoterapia

Arteriopatie:

la autoemotrasfusione endovenosa ozonizzata è la tecnica di elezione per queste patologie con risultati positivi nel 72% dei casi. Il dosaggio migliore è di circa 10000mg di O3 ( 150 cc di gas con 70 mg/cc di O3 ) in ogni sacca con prelievo di 200 cc di sangue.

Con questa metodica si può ottenere miglioramenti della claudicatio da 50 metri a oltre 700 in Pz. affetti da obliterazione iliaca.

I miglioramenti possono essere monitorati con esame pletismografico.

Flebopatie:

la migliore indicazione è la flebodinia e la insufficienza venosa iniziale mentre nelle varici conclamate si hanno risultati migliori nelle ectasie venose calde alla palpazione, dove maggiore è la componente flogistica; si utilizza in questi casi la ozonoterapia endovenosa locale con stasi venosa.

Cefalea a grappolo:

L’utilizzo dell’ ossigeno per via parenterale in associazione con l’ ozono è in grado di facilitarne la cessione ai tessuti e può determinare una significativa riduzione della frequenza e dell’ intensità delle crisi di cefalea in pazienti con cefalea a grappolo cronica resistente ai comuni trattamenti di profilassi.

Affezioni intestinali e della regione anale:

Ragadi, fistole anali ed altre patologie notoriamente refrattarie alle terapie usuali, come rettocolite ulcerosa, proctiti e sindromi emorroidarie, vengono trattate mediante insufflazione di O2/O3 a concentrazioni diverse a seconda della patologia.

La ozonoterapia è indicata nella colite ulcerosa e mucosa, sia per azione sulla peristalsi che per l’ effetto antiinfiammatorio e cicatrizzante sulle ulcere. Una insufflazione ad alta concentrazione blocca il sanguinamento, a bassa concentrazione stimola la circolazione sanguigna ( regola di Arndt – Schulz ). Insufflare quindi inizialmente con concentrazioni di 75 mg/ml con cadenza giornaliera per scendere progressivamente fino a 6,5 mg/ml settimanalmente.

Malattie virali:

Secondo Bolton e collaboratori, i virus capsulati sono più sensibili all’ ozono rispetto ai non capsulati; ciò potrebbe essere ascritto alla presenza nella capsula di notevoli quantità di lipidi con cui l’ ozono potrebbe facilmente interagire.

Per quanto riguarda il meccanismo d’ azione, va ricordato come l’ ozono non sia virucida, ma bensì inattivi il virus con effetto “tutto o nulla” in presenza di una dose-soglia. L’ attività antivirale si esplica sui recettori presenti sulla superficie virale, rendendoli incompatibili con i siti bersaglio della cellula.

Secondo Viebhan, la molecola elettrofila dell’ ozono sarebbe in grado di reagire con la coppia di elettroni liberi dell’ azoto della molecola di N-acetil-glucosamina presente negli accettori virali cellulari, da ciò l’ impossibilità della formazione del legame del virus con la cellula e la conseguente eliminazione del fenomeno di adesione.

Nelle malattie erpetiche la grande autoemotrasfusione (10000mg in 200 cc. di sangue) iniziata precocemente, porta ad un blocco delle lesioni erpetiche e determina una minore insorgenza di complicanze prevenendo anche le nevriti posterpetiche.

Nelle epatopatie virali l’ idea di utilizzare l’ ozono in terapia si basa su tre possibili meccanismi d’ azione:

  • la capacità di inattivare i virus neutralizzando il recettore cellulare specifico;
  • l’effetto sui meccanismi immunologici per stimolo della fagocitosi con rapida eliminazione delle cellule danneggiate (Dorstewitz, 1981);
  • miglioramento del metabolismo cellulare e di conseguenza della capacità di recupero per aumento dell’ utilizzo dell’ ossigeno.

Il miglioramento è documentabile con gli esami di laboratorio. Particolarmente notevole è la caduta dei valori enzimatici (GOT, GPT, gGt) e della bilirubina. Questa diminuzione è preceduta spesso da un iniziale ulteriore aumento dovuto probabilmente a una liberazione di enzimi lisosomiali che facilitano la eliminazione degli epatociti in disfacimento da parte dei fagociti (Dorstewitz, 1981).

Artropatie:

In numerose patologie caratterizzate da spiccata sintomatologia dolorosa, specialmente a carattere infiammatorio (patologie infiammatorie e reumatiche), si utilizza l’ effetto antalgico dell’ O3 che si ottiene grazie ad un maggior afflusso di ossigeno nella sede di flogosi tissutale e all’ ossidazione dei mediatori algogeni che determinano lo stimolo doloroso.

Viene in questi casi unita la grande autoemotrasfusione con dosi crescenti di ozono, ad infiltrazioni peri od intrarticolari sempre con ozono: le dosi variano a seconda della sede di inoculazione; da 20 – 40 mg nelle piccole articolazioni agli 80 – 100 mg delle medie articolazioni fino ai 200 – 300 mg delle grandi.

Immunopatie:

Da tempo sono in corso studi sulle influenze immunologiche prodotte dall’ ozono che si può considerare un induttore ideale delle citochine, sostanze fondamentali per la regolazione dell’ attività del sistema immunitario.

Tra gli effetti evidenziati, alcuni sono simili a quelli che si osservano dopo la termoterapia localizzata che è impiegata nella terapia di alcune neoplasie. Poichè l’ ozono ha un effetto simile alla ipertermia è ipotizzabile che il suo impiego associato alla termoterapia consentirebbe di ottenere una maggiore azione lesiva sul tessuto neoplastico, diminuendo inoltre lo sviluppo della termoresistenza.

I risultati ottenuti suggeriscono l’ utilizzo dell’ O2/O3 ad appropriate concentrazioni, nell’ ambito di protocolli di chemioterapia, con lo scopo di aumentarne l’ efficacia terapeutica senza incrementarne la tossicità.

La ricerca sugli effetti biologici dell’ ozono a carico dei linfociti e dei monociti, ha portato a concludere che può esercitare un effetto stimolante sulla produzione di citochine. Queste comprendono una serie di sostanze tra cui: interferoni (IFNs), fattori di necrosi tumorale (TNF) e interleuchine (Ils), con proprietà antivirali e immunomodulanti.

Maculopatia retinica degenerativa senile:

Studi effettuati nel corso degli ultimi tre anni hanno confermato i positivi effetti terapeutici dell’ ozono sulla maculopatia degenerativa senile, mediante grande autoemoterapia ozonizzata.

Acuità visiva e fluoroangiografia sono stati i tests sui quali è stata valutata l’ efficacia della terapia con risultati favorevoli e conseguente arresto del processo degenerativo. Nel 22% dei casi è stato rilevato un miglioramento riguardante sia l’ acuità visiva sia la condizione vascolare messa in evidenza con la fluorangiografia.

Conclusioni

 L’ ozono presenta caratteristiche fondamentali per la moderna terapia medica: azione battericida, virucida, miglioramento del trasporto dell’ ossigeno nei distretti periferici e della sua cessione ai tessuti in assenza di tossicità e manifestazioni allergiche.

Sulla base di tali risultati si constata con favore la continua ricerca sull’ ozono e l’ utilizzo terapeutico sempre maggiore dello stesso da parte di molte strutture universitarie italiane e straniere.

Dott. Bruno Fernando Libassi

Dott. Bruno Fernando Libassi

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