L’ipotonia oculare, cioè la riduzione della pressione intraoculare, è una condizione che può verificarsi dopo vitrectomia, cataratta, interventi anti-glaucomatosi o per cicliti, ovvero infiammazioni del corpo ciliare.
Cos’è la pressione oculare, come accorgersi di soffrire di ipotonia e quali trattamenti eseguire per curarla?
Pressione oculare
L’occhio ha una propria pressione, indipendente da quella sanguigna, determinata dall’equilibrio fra produzione e riassorbimento dei liquidi al suo interno, noti come umor acqueo.
Affinché l’occhio assolva alle sue funzioni visive correttamente, cioè affinché il bulbo oculare non si deformi, la pressione intraoculare dovrà avere un valore compreso fra 10 e 20 mmHg, ovvero millimetri di mercurio.
La pressione dell’occhio può anche variare sporadicamente, influenzata da altri fattori quali lo stress fisico, consumo di alcool, caffè, farmaci particolari o variazione della frequenza cardiaca, traumi, infiamazioni.
Se la pressione subisce un variazione considerevole e continua, diventando dunque una patologia, che sia più alta o più bassa del limite di 10/20, ci troviamo difronte a ipertensione o ipotensione oculare.
Sintomi dell’ipotonia oculare
Il paziente affetto da ipotonia oculare si presenta alla visita oculistica alcuni giorni dopo aver subito un intervento di microchirurgia oculare, lamentando una riduzione visiva, specie al mattino, con tendenza a migliorare nelle ore serali.
L’ipotonia oculare infatti, come accennato in apertura, è una condizione che può verificarsi dopo vitrectomia, cataratta, interventi anti-glaucomatosi.
Sulla cornea sono presenti pieghe corneali sottili che possono coinvolgere anche la coroide, fino ad arrivare ad un distacco della stessa.
Molte frequente dopo interventi anti-glaucomatosi l’ipotonia oculare si presenta con pressione oculare inferiore ai 6/7mmhg e, talvolta, il tono oculare può scendere al livelli tanto bassi da non essere misurabile.
Se l’ipotonia oculare è grave
In caso di grave ipotonia, possono verificarsi lesioni del nervo ottico fino al grado estremo rappresentato dall’ipertrofia ottica, che potrebbe insorgere a distanza di mesi. Si tratta della condizione causata dall’incapacità del corpo ciliare di produrre umor acqueo.
Cosa fa il medico oculista
E’ importante, per lo specialista, osservare la profondità della camera anteriore: se questa è profonda, non vi è fuoriuscita di umor acqueo dal taglio chirurgico.
Occorre, inoltre, controllare in midriasi, ovvero con dilatazione della pupilla, che non vi sia distacco di coroide e/o di retina, escludendo anche la presenza di una uveite (infiammazione) post chirurgica.
E’ da valutare, infine, una possibile congestione del nervo ottico.
Come trattare l’ipotonia oculare
Per la cura dell’ipotonia oculare solitamente si associano corticosteroidi, che limitano la flogosi, riducendo la facilità del deflusso di umor acqueo. Tale deflusso avviene attraversoil trabecolato, struttura deputata a tale scopo.
Per rialzare prontamente la pressione oculare, può essere utile eseguire una iniezione di cortisone sottocongiuntivale che, attraverso un rilascio prolungato, funziona egregiamente. Ai cortisonici si associa l’ibopamina in collirio da mettere da 4 fino a 8 gocce die.
Se dopo alcuni giorni di trattamento non si nota miglioramento, bisogna associare un farmaco midriatico, ovvero che dilata la pupilla, due volte al giorno.
Questo è utile per ottenere dilatazione pupillare ancora più evidente che ostacola il riassorbimento dell’umor acqueo.
Solitamente, il quadro si conclude positivamente in 2/8 settimane.
Casi più ostinati
Fra le possibilità terapeutiche, nei casi che non si risolvono, si possono utilizzare farmaci anti-VEGF, che rialzano il tono oculare avendo un effetto neuroprotettivo.
Essi evitano sanguinamenti da neovascolarizzazione ed aiutano in caso di distacchi di coroide.
Lavinia Giganti
Cerca fra i nostri migliori oculisti e ortottisti quello più vicino a te