Ictus nei giovani, il ruolo del Forame Ovale Pervio (PFO)

Focus

In Italia l’ictus è la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10-12% di tutti i decessi per anno, e rappresenta la principale causa d’invalidità.

E’ una malattia che nella sua fase acuta si manifesta in maniera improvvisa e dirompente, ma che può essere prevenuta se si presta attenzione ad alcuni campanelli d’allarme.

L’ictus è tipico della terza età, ma i casi nei giovani di mezza  età  sono in crescita per la diffusione di fattori di rischio quali obesità, sedentarietà, alimentazione ricca di sale e grassi saturi, fumo, alcool, ipertensione arteriosa ed eccessivo stress.

Ictus nei giovani e forame ovale pervio

Un particolare fattore di rischio di ictus nei giovani è il forame ovale pervio, un’anomalia cardiaca che fino alla nascita in realtà è una cosa normale. Si tratta di una piccola  zona di passaggio tra l’atrio destro e l’atrio sinistro del cuore, fisiologico per tutta la durata della gravidanza, ma che nella maggior parte dei neonati si chiude dopo la nascita o comunque entro i primi 2 anni di vita.

Questo purtroppo non avviene in tutti i bambini; in una fetta di popolazione, stimata tra il 15 ed il 30%, il forame ovale resta appunto pervio, cioè aperto, consentendo il passaggio di sangue tra i due atri , cosa che non deve più succedere nell’adulto.

Perché il forame ovale pervio può favorire l’ictus nei giovani?

La maggior parte degli ictus definiti “Criptogenetici”, cioè senza causa apparente, al di sotto dei 55  anni, sono causati dal forame ovale pervio. L’eventuale formazione di trombi dal circolo venoso periferico e l’eventuale passaggio dal cuore destro al cuore sinistro attraverso questo “Buco” presente tra i due atri può infatti determinare una embolizzazione sistemica, creando delle ischemie cerebrali a volte silenti, a volte ben evidenti, come l’emiparesi dell’arto superiore od  inferiore od  entrambe, alterazione della parola, eccetera.

In assenza di fattori scatenanti, come ad esempio lunghi  viaggi in aereo o in automobile, il forame ovale pervio resta generalmente asintomatico, tanto che spesso ci si convive senza scoprirne l’esistenza.

Quando intervenire per chiudere il forame ovale pervio e prevenire l’ictus nei giovani?

Di fatto, in assenza di ictus o comunque di malori in età giovanile di cui non si riesca ad individuare la causa, è raro che il forame ovale pervio venga scoperto, se non ricercato appositamente con alcuni esami  strumentali come ad esempio l’Ecodoppler trans-cranico con test alle micro bolle e la manovra del Valsalva, esame  non invasivo fattibile in un qualsiasi ambulatorio specialistico.

Nella maggior parte dei casi, la terapia, che consiste nella chiusura attraverso un intervento percutaneo mini-invasivo con paziente  sveglio, avviene dopo che un primo episodio ischemico si sia già verificato e solo se il forame ovale pervio sia di grandi dimensioni, al fine di prevenire recidive più pesanti che non sono comunque escludibili a priori.

Nel caso invece di un piccolo forame ovale pervio, è possibile prendere in considerazione la terapia con la cardioaspirina, solo se una RMN dell’encefalo abbia dato segni di pregresse lesioni  ischemiche silenti.

Dott. Salvatore Arcidiacono

Dott. Salvatore Arcidiacono

Condividi su