Per Sindrome di Irvine Gass, più comunemente nota come edema maculare cistoide, si intende una rottura della barriera emato-retinica, solitamente associata ad interventi di chirurgia oculare.
La sindrome si manifesta solitamente da 1 a 6 mesi dopo l’intervento di chirurgia oculare.
Edema maculare: prevalenza
La prevalenza di questa complicanza varia a seconda degli interventi chirurgici. Nella moderna chirurgia della cataratta, ad esempio, si ha una percentuale dall’1 al 2%.
Nella chirurgia vitreo-retinica, invece, la percentuale sfiora il 50% all’esame OCT.
Inoltre, col solo uso di olio di silicone, normalmente utilizzato nelle vitrectomie come tamponante, esiste un rischio del 20% che aumenta in relazione al tempo di utilizzo dell’olio stesso (l’olio viene solitamente rimosso dopo 3 o 6 mesi).
Edema maculare: fattori di rischio
Altre cause che aumentano il fattore di rischio sono il diabete, l’uveite posteriore, l’impianto di cristallini artificiali a fissazione iridea o nel solco, l’uso di colliri a base di prostaglandine utilizzati come farmaci anti-glaucoma.
Per questo, in un soggetto con glaucoma, sarebbe conveniente, in previsione di un intervento, abolire almeno temporaneamente questi tipi di collirio.
Sintomatologia
Il paziente riferisce riduzione visiva con deformazione delle immagini e delle linee.
Diagnosi
La Tomografia Ottica Computerizzata (OCT) permette di evidenziare chiaramente la presenza di edema maculare intra-retinico con distacco sieroso della retina e presenza di loggette cistiche.
La Florangiografia (FAG) evidenzia la rottura della barriera emato-retinica a livello maculare così come l’angiografia al verde di indocianina.
Tuttavia, oggi, con l’angio-OCT, che non richiede dilatazione pupillare nè uso di coloranti endovenosi, è possibile visualizzare loggette iporiflettenti già nelle fasi iniziali.
L’evoluzione della sindrome, anche nelle forme persistenti, è solitamente positiva nel 90% dei casi.
Terapia
Il trattamento dell’edema maculare post-operatorio viene inizialmente eseguito con colliri antinfiammatori non steroidei, associati ad inibitori dell’anidrasi carbonica e colliri cortisonici.
Se dopo alcune settimane di trattamento non si hanno miglioramenti significativi, si possono utilizzare iniezioni intra-vitreali con farmaci anti VEGF o cortisonici. Attualmente, i cortisonici per via intravitreale sembrano essere i più efficaci.
Nelle fasi iniziali, talvolta, sono utili iniezioni sottocongiuntivali o sottotenoniane con triamcinolone.
Il trattamento chirurgico è raro e solitamente lo si effettua nelle sindromi da trazione vitreomaculare o dopo rottura della capsula del cristallino con frammenti della lente in camera vitrea.
Prevenzione
La terapia più efficace consiste comunque nell’evitare che la complicanza insorga.
Come?
Una settimana prima dell’intervento di chirurgia oculare occorre trattare il paziente con indometacina collirio 6 volte al giorno
La Redazione
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