Disfunzioni Temporo-Mandibolari e Disfunzioni Cranio-Cervico- Mandibolari: le differenze

Con Disfunzioni Temporo-Mandibolari e Disfunzioni Cranio-CervicoMandibolari si indicano quelle condizioni infiammatorie o degenerative che determinano disfunzioni o dolore all’articolazione della mandibola, al volto, cefalea muscolo tensiva ( mal di testa), dolenzia al rachide cervicale.

Distinguere Disfunzioni Temporo-Mandibolari (DTM) da Disfunzioni Cranio-CervicoMandibolari (DCCM) è molto importante.

Cercherò di fare chiarezza sulle dette disfunzioni, spesso confuse fra loro.

Sintomatologia comune di DTM e DCCM

Possiamo dire, sulle tipologie di Disfunzioni DTM e DCCM, che il quadro sintomatologico, nel lungo periodo, può essere pressoché sovrapponibile.

Le problematiche riscontrabili nell’uno e nell’altro caso possono essere così raggruppate:

  • Problematiche auricolari: queste comportano comparsa di dolore in sede otogena, senso di pienezza del canale auricolare, ronzii, diminuzione dell’udito, vertigini (sensazione di instabilità).
  • Problematiche posturali: queste problematiche si distinguono, a loro volta, in problematiche ascendenti o discendenti a seconda della causa primaria.

Se la causa primaria deriva dal “rachide”( esiti traumatici, ernie, alterati atteggiamenti posturali ecc)  allora le classificheremo come problematiche ascendenti.

Insieme ad esse possono associarsi o evidenziarsi problemi viscerali, intolleranze alimentari, esiti traumatici, cicatrici muscolari o cutanee.

Oltre a tutto ciò che possa influire sull’atteggiamento posturaledel paziente.

Se, invece, la causa primaria deriva da problematiche occlusali-masticazione avremo problematiche che, per comodità , chiameremo discendenti.

Problematiche che si evidenziano riscontrando un’alterata masticazione, assenza di denti, latero deviazioni mandibolari, trattamenti odontoiatrici incongrui ecc.

  • Problemi discali: click  dell’articolazione-temporo-mandibolare (ATM) o incoordinazione condilo-meniscale che possono essere l’effetto sia di una problematica masticatoria che di un’alterata postura di testa e collo.
  • Problematiche relative all’alterata mobilità mandibolare: si manifestano in seguito alla comparsa di una latero-deviazione mandibolare, nella fase di apertura della bocca, verso il lato dell’ATM  lesa.

Non è raro il riscontro di una riduzione notevole del grado di apertura della bocca, fino, talvolta, al blocco completo delle ATM.

  • Alterata postura cervicale: compenso alla posizione spaziale abnorme che la mandibola assume, sia in posizione di riposo che durante l’attività funzionale.

Questo comporta tensioni muscolari a livello del rachide cervicale e dei muscoli masticatori  con comparsa di quadro sintomatologico variabile, semplicisticamente catalogato come cefalea muscolo tensiva.

DTM e DCCM con cause primarie diverse

Per rendere l’argomento più fruibile bisogna distinguere tra DTM che possono presentare uno o più dei quadri sintomatologici sopracitati, dove la causa primaria del problema è di origine occlusale-masticatoria.

In questo caso l’odontoiatra, con le sue conoscenze universitarie, può risolvere il problema riabilitando la masticazione, del paziente, passando prima dall’uso di un bite.

Le DCCM, invece, pur mostrando lo stesso quadro sintomatologico, presentano problematiche primarie o ascendenti, come già descritto, dove la bocca e la masticazione non c’entrano nulla con il sintomo.

Anche in questo caso è possibile dare un aiuto al paziente con un bite, ma i concetti occlusali vengono stravolti e lo stesso bite, che va bene nel paziente con DTM, può essere incongruo in un paziente con DCCM.

Statisticamente, osservando la letteratura, i pazienti che presentano un quadro di DTM sono circa il 30% mentre coloro che presentano un quadro di DCCM sono circa il 70%.

Questo spiega perché il bite spesso non funziona o non sortisce l’effetto desiderato.

Bisogna inoltre affermare con forza che solo nei casi con DTM l’odontoiatra, una volta risolto il problema con l’uso del bite può, in seguito,  finalizzare la masticazione con trattamento ortodontico, protesico o rialzi occlusali.

Nei pazienti con DCCM è assolutamente controindicato finalizzare l’occlusione-masticazione e il bite va portato solo la notte. Il bite viene utilizzato come se fosse una “stampella”  che corre in aiuto del sistema posturale.

La diagnosi

DTM e DCCM si possono diagnosticare con un’attenta anamnesi e accurata visita mirata ad auscultazione, palpazione e valutazione del movimento.

La presenza di cefalea muscolo tensiva , instabilità posturale (vertigine parossistica benigna) , contratture o spasmi muscolari  richiedono esami diagnostici funzionali : elettromiografia di superficie dei muscoli masticatori, valutazione posturale con scoliosometro, esame stabilometrico con pedana, tests kinesiologici non strumentali, assiografia (valutazione dei movimenti mandibolari)

La presenza, durante la visita, di dolore e rumore delle articolazioni può spingere lo specialista a richiedere approfondimenti diagnostici strumentali, come, per esempio, diagnosi per immagini a mezzo di tomografia, risonanza magnetica.                                                                                          

Come è possibile intervenire

La miglior cura è senza dubbio la diagnosi precoce per evitare che le problematiche si cronicizzino.

Poiché le problematiche legate a DTM o DCCM spesso coinvolgono più distretti corporei è fondamentale che l’intervento diagnostico e terapeutico sia multidisciplinare.

Più specialisti a confronto, dunque, riusciranno a definire la terapia più idonea e quanto più mirata.

Odontoiatra , fisioterapista, osteopata e chiropratico, per esempio, possono intervenire, cooperando, sui disturbi che, come abbiamo precedentemente accennato, possono avere più cause da individuare e su cui intervenire.

Un excursus sulle possibili terapie

Terapia cognitivo comportamentale

Il medico deve motivare il paziente a riconoscere le proprie abitudini orali errate e a metterle in relazione a condizioni di vita specifiche.

Questo eviterebbe parafunzioni  imparando un comportamento positivo.

La terapia del rilassamento

Particolarmente indicata quando si voglia insegnare al paziente un miglior controllo dell’attività neuro-muscolare e una migliore postura mandibolare come di testa e collo.

Terapia occlusale con placca o bite plane.

Il trattamento fisioterapico.

Le misure fisioterapiche non sono da considerarsi terapie secondarie, ma sono parte integrante del piano terapeutico globale.

Gli obiettivi del trattamento fisioterapico sono il controllo del dolore, la diminuzione del tono e allungamento dei muscoli accorciati, la mobilizzazione delle articolazioni ipomobili.

Questi risultati vengono raggiunti attraverso massaggi, esercizi di stretching, esercizi di stabilizzazione e di coordinazione, esercizi di mobilizzazione.

La terapia farmacologica

Gli obiettivi principali di questo approccio terapeutico sono l’analgesia, l’eliminazione o la riduzione dell’infiammazione e, se necessario, la diminuzione del tono muscolare o della iperattività muscolare.

Bisogna considerare che una eventuale terapia farmacologica non può essere protratta per tempi troppo lunghi.

La terapia chirurgica

 Nelle artropatie delle ATM in stadio avanzato come artrosi gravi, dislocazioni anteriori del disco permanenti con dolore, aderenze, non sempre si riesce ad ottenere risultati positivi con le terapie conservative citate.

In questi casi, la chirurgia è considerata un trattamento possibile, ma non necessario.

I pazienti hanno spesso aspettative eccessive dall’intervento chirurgico e vanno informati del fatto che non è possibile ottenere una restitutio ad integrum perché a volte la sintomatologia non viene eliminata completamente.

E’ quindi consigliabile una chirurgia più conservativa, come l’artroscopia e l’artrocentesi, che residua minori esiti cicatriziali e ha un’incidenza alquanto bassa di perdita temporanea delle innervazioni trigeminale e facciale.

Dott. Carmelo Antonio Condorelli ortodontista a Gallarate

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