La mesoterapia e la sua azione riflessa nel trattamento del dolore reumatico e artrosico

Comitato Scientifico

Introduzione

La mesoterapia è una tecnica giovane propugnata dal Dott. Michel Pistor e proposta ufficialmente in Francia nel ’58.

Mesoterapia significa letteralmente terapia del mesoderma, indicandone così la via di introduzione; inoltre, dimostrandosi particolarmente efficace nelle malattie dei tessuti di origine mesodermica, ci mostra una stretta correlazione tra gli organi che hanno questa stessa origine.

La mesoterapia classica è una semplice metodica alternativa di introduzione di farmaci appartenenti all’allopatia tramite introduzione intradermica locoregionale degli stessi.

Il vantaggio di tale via di somministrazione dei farmaci è la possibilità di avvicinarsi il più possibile ad affezioni e/o aggredire sintomi localizzati a vari distretti evitando di inondare l’ organismo con la sostanza utilizzata, evitando l’ inattivazione epatica del farmaco introdotto per via “classica”.

Questa modalità di trattamento farmacologico permette inoltre di diluire nel tempo le sedute mesoterapiche ( secondo Pistor una volta al mese per quattro – cinque mesi ).

Indicazioni generali

La mesoterapia trova impiego nelle affezioni a sintomatologia locoregionale, in quanto le caratteristiche del trattamento amplificano gli effetti distrettuali dei farmaci.

Per contro, in malattie generalizzate quali artrite reumatoide, les ed altre, tale trattamento non trova indicazione se non con effetti limitati per ridurre manifestazioni localizzate ( ad esempio riduzione della flogosi e prevenzione di deformazioni ed anchilosi a livello delle articolazioni in corso di A.R.).

Meccanismo d’azione

La mesoterapia consiste in microiniezioni intradermiche di farmaci.

La stimolazione meccanica prodotta dalla infissione degli aghi e la distensione delle fibre del derma dovuta all’ iniezione di microdosi di liquidi, sono in grado di attivare diversi recettori cutanei, determinando, per la ricchezza di terminazioni nervose presenti in questa sede, importanti risposte riflesse.

La struttura responsabile di questa risposta, è posta nel gruppo di interneuroni della sostanza gelatinosa di Rolando, a livello delle corna posteriori del midollo spinale, dove vi è la prima integrazione sulle afferenze dolorose, secondo la teoria del “Gate Control System” postulata da Melzack e Wall nel 1965. (vedi schema in fig n°1)

Secondo tale ipotesi, gli interneuroni situati a livello della II e III lamina di Rexed, attuano una sorta di controllo sull’ input nocicettivo, mediante l’ attivazione di un interneurone inibitore in grado di modulare gli impulsi afferenti. Questo viene eccitato dagli stimoli condotti nelle fibre ad ampio diametro (fibre Aa e  Ab), deputate alla sensibilità tattile e propriocettiva e inibite dagli stimoli condotti nelle fibre a piccolo diametro (le fibre Ad e le fibre amieliniche C) deputate alla trasmissione di sensibilità algogena.

La prevalenza degli impulsi condotti dalle fibre a piccolo diametro riduce l’ azione inibitoria e conseguentemente apre il cancello ai segnali di dolore, mentre la prevalenza degli impulsi, condotti sulle fibre ad ampio diametro, incrementa l’ azione inibitrice e quindi riduce la trasmissione degli impulsi algogeni verso i centri superiori, cioè determina la chiusura del cancello.

La stimolazione fisica delle microiniezioni intradermiche attiva questi circuiti a bassa soglia inducendo riduzione o abolizione del dolore e della contrattura muscolare.

Casi clinici

B.M P.  34 aa.

La Pz. si presenta per un’ infezione da Herpes Simplex al volto recidivante ad ogni mestruo. Riferisce terapia saltuaria con Cycloviran crema.

Si pratica iniezione mesoterapica perilesionale con la seguente miscela:

1 ml procaina 1%

1 ml zovirax fl

H2O q.b. a 20 ml.

La Pz. viene invitata a ripresentarsi solo in caso di recidiva, essendo questo il solo momento in cui il virus risulta attaccabile dal farmaco; a distanza di un anno e mezzo, rivista per altro problema, la Pz. non riferisce riacutizzazioni della malattia.

Nota: di solito si usa diluire i farmaci aggiungendo H2O q.b. a 10 ml; in questo caso ho diluito ulteriormente la miscela in considerazione della forte basicità dell’ antivirale onde evitare fenomeni atrofici a livello della cute.

Z.R. 70 aa.

Pz. con cervicoartrosi marcata e cifosi dorsale accentuata che causa cervicobrachialgia poco rispondente alle terapia per os. ed alle terapie fisiche con FANS effettuate negli ultimi due anni.

Si praticano microiniezioni a mappage nella zona del m. trapezio con la seguente miscela:

1 ml procaina 1%

1 ml calcitonina

1 ml flectadol

1 ml artrosilene

1 ml muscoril

H2O q.b. a 10 ml.

La Pz. riferisce diminuzione dell’ intensità della sintomatologia algica; è tuttora in trattamento non avendo ancora terminato il ciclo di terapia.

P.G. 57 aa.

  1. vertiginosa secondaria ad intervento di asportazione calcoli della ghiandola parotidea dx.

Si praticano a livello paravertebrale del rachide cervicale multi iniezioni lineari con la miscela:

1 ml procaina 1%

1 ml calcitonina

1 ml benexol B12

1 ml muscoril

H2O q.b. a 10 ml.

La Pz. al termine del ciclo di 4 sedute presenta un netto miglioramento per quanto riguarda l’ intensità, la durata e la frequenza delle crisi vertiginose.

G.C. 24 aa.

Pz. con trauma alla mano dx e frattura dello scafoide nel luglio del ’90.

A 4 mesi dal trauma ritardo di consolidamento della rima di frattura e lieve osteoporosi delle ossa del carpo con edema associato della mano ed algie alla prensione di oggetti.

Si propone trattamento mesoterapico con la seguente miscela:

1 ml procaina 1%

1 ml calcitonina

1 ml viartril

1 ml muscoril

H2O q.b. a 10 ml.

Al termine del ciclo terapeutico il Pz. riferisce miglioramento della sintomatologia dolorosa ed anche un controllo rx in sede di pregressa frattura, conferma aumento della densità ossea e scomparsa della rima di frattura.

Conclusioni

Questa carrellata di casi clinici potrebbe far gridare al miracolo: in effetti ritengo che una parte dei miglioramenti sia legata alla ritrovata motilità permessa dalla analgesia del trattamento; migliore movimento è miglior apporto sanguigno è migliore drenaggio dei cataboliti e delle sostanze algogene a livello dei tessuti è diminuzione del dolore.

D’ altro canto ho notato una scarsa risposta nei casi di artrosi inveterata, nei quali anche le terapie con FANS avevano fallito: qui le articolazioni erano talmente compromesse da non avere forse più capacità di rigenerazione della poca o nulla cartilagine presente in loco.

Da segnalare che nessun Pz. ha mai manifestato reazioni allergiche alla terapia; gli unici effetti collaterali sono state delle crisi lipotimiche legate alla paura dell’ iniezione od al dolore legato all’ inoculazione della miscela mesoterapica.

Ritengo dunque che in futuro si possa e si debba avvicinarsi sempre più a questo nuovo modo di curare le persone rispondendo in maniera adeguata al comandamento:

PRIMUM NON NOCERE!

Dott. Bruno Fernando Libassi

Dott. Bruno Fernando Libassi

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