Quanto è rischioso contrarre l’infezione da citomegalovirus in gravidanza, il virus può essere trasmesso al feto?
Come si previene, come si contrae e qual è la cura.
Cos’è il citomegalovirus?
Appartiene alla famiglia degli Herpesvirus, il citomegalovirus è un agente infettivo abbastanza comune.
Ogni persona può esserne infetta e non è una malattia grave, l’infezione si presenta in maniera asintomatica, come una semplice influenza, i quali sintomi possono essere:
- febbre pari o superiore a 38 gradi
- stanchezza
- dolori muscolari ed articolari
- perdita di appetito
Chi si ammala di CMV svilupperà una protezione futura, il che è un bene soprattutto per chi vuole rimanere incinta.
In Italia si stima che il 70-80 % della popolazione risulta positiva agli anticorpi anti-citomegalovirus.
Solitamente, come già accennato, questo virus non reca danni tranne che in soggetti immunodepressi o con particolarità legate al sistema immunitario (affetti da HIV, malati di tumore sotto chemioterapia, etc.)
Bisogna prestare particolare attenzione ai bambini sotto i 2 anni di età, poiché può apportare complicanze ad organi ed a donne in gravidanza poiché può essere trasmesso al bambino recare gravi conseguenze.
Perchè il citomegalovirus contratto in gravidanza diventa rischioso?
Il virus in questione se contratto in gravidanza può essere rischioso perché può essere trasmesso al feto, il quali non ha difese immunitarie per potersi proteggere e debellarlo.
L’infezione può causare varie problematiche al bambino quali:
- malformazioni al sistema nervoso centrale
- sordità congenita
- patologie delle retina (come la corioretinite)
Il feto invece può accusare in grembo dei sintomi immediati, quali:
- itterizia ( o ittero che causa l’ingiallimento della pelle, causato da un accumulo di bilirubina nel sangue)
- fegato e milza ingrossati
- ritardo nella crescita
- macchie rosse cutanee
- microcefalia (la circonferenza cranica del bambino risulta più piccola del normale)
La trasmissione da CMV è di alta gravità quando si presenta per la prima volta nella donna incinta e nei due mesi prima del concepimento o nei primi tre mesi di gravidanza.
Nel caso in cui la donna lo abbia già preso in passato questa infezione non sarà grave, ma di tipo secondario, questo può significare che il feto potrà anche avere gli anticorpi necessari per poterlo sconfiggere.
Quindi il rischio di trasmissione dalla mamma al feto può variare, se si tratta di prima infezione o di re-infezione (cioè di tipo secondario).
Come prevenire il citomegalovirus in gravidanza
Il vaccino per sconfiggere questo virus non esiste, per tanto è bene che le donne in dolce attesa prevengano l’esposizione con alcune abitudini.
E’ importante (come per ogni infezione) non stare a contatto con le mucose di persone infette, soprattutto di bambini tra i 3 ed i 5 anni, detergere sempre bene le mani se si è stati a contatto con bambini in questa fascia d’età.
La trasmissione avviene quindi a contatto di fluidi corporei, quali:
- sangue
- saliva
- urina
- lacrime
- secrezione vaginale
- latte
In sostanza, le persone che sono più a rischio di contagio sono quelle che lavorano in ambienti scolastici, o chi è a contatto con bambini piccoli.
La prevenzione al CMV per le donne in gravidanza riguarda inoltre effettuare i test di screening consigliati dal proprio ginecologo, sin dai primi mesi.
Il test di screening che delinea la presenza del citomegalovirus si effettua attraverso prelievo di sangue, attraverso cui si misurano gli anticorpi specifici (immunoglobuline).
Se infetta, la donna, produce degli anticorpi chiamati IgM e IgG, se dalle analisi risulta che gli anticorpi IgM sono positivi vorrà dire che l’infezione è in atto, se invece gli anticorpi IgG sono negativi si sarà in presenza di infezione primaria, quindi da temere.
In caso di infezione da CMV, il ginecologo farà effettuare alla donna incinta un ulteriore test, (avidity test), per capire se l’infezione era già stata contratta prima della gravidanza o meno.
La cura al citomegalovirus
In gravidanza la donna affetta dal virus in questione può assumere dei medicinali utili per debellarlo, questi farmaci, detti antivirali possono essere somministrati anche al neonato che nasce.
I farmaci in questione possono diminuire le copie virali nel sangue, con una riduzione del virus negli organi del bambino e nella mamma.
Alcuni medici hanno trovato utile provare una terapia che riguarda la somministrazione di immunoglobuline specifiche per via endovenosa nella donna incinta.
Questa terapia può essere utile sia per fornire alla mamma gli anticorpi necessari per contrastare la trasmissione del CMV al feto che, in caso di contagio già avvenuto.
In quest’ultimo caso infatti potrebbe evitare che il feto abbia gravi problematiche.
E’ una terapia, quest’ultima, sperimentale che però può ridurre i danni che il virus è capace di causare e bloccarlo del tutto.
Una volta nato, al bambino è necessario somministrare dei farmaci antivirali (quali ganciclovir o valganciclovir), che possono curarlo dall’infezione.
Dott. Marco Salvatores Ginecologo ad Aosta
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