Dislessia: rieducare visione ed udito

 

Dott. Perissinotto, sentiamo spesso parlare di dislessia, ma in cosa consiste esattamente?

La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere in modo corretto e fluente, e si accompagna quasi sempre a disgrafia e disortografia. Ciò avviene nonostante un’istruzione idonea, un’intelligenza adeguata, un’integrità neuro-sensoriale statica ed un ambiente socio culturale favorevole.

In realtà si dovrebbe parlare di dispercezione, di cui la dislessia è la manifestazione più nota, ma meno diffusa.

Non è da considerarsi una malattia ed oggi può essere migliorata attraverso strategie adeguate.

Di che numeri parliamo?

Il fenomeno della dislessia riguarda in Italia circa il 5% (numero di certo sotto stimato!) dei bambini e delle bambine senza patologie preesistenti. Si manifesta anche in un certo numero di adulti.

Quali sono i segnali di allarme?

A scuola si manifesta con disattenzione, difficoltà di concentrazione e/o di apprendimento, pseudo-iperattività che non porta ad un risultato concreto. Spesso sono presenti anche tic ed il bambino non sta mai nella stessa posizione.

A casa si manifestano dolori inspiegabili, specie al ventre ed a certi muscoli. Spesso tali manifestazioni si confondono erroneamente come “dolori da crescita”, vertigini, capogiri, stanchezza cronica, fotofobia, mal d’auto.

Come si arriva alla diagnosi di dislessia?

Per una corretta diagnosi sono utili i pareri di diversi specialisti, compresa una valutazione medico percettiva nella quale vengono rilevati gli aspetti di mancata integrazione funzionale degli stimoli che arrivano al paziente.

Questi possono contribuire a dare disturbi sia di tipo posturale che cognitivo, come ad esempio la dislessia appunto.

Cosa possiamo fare per contrastare questo disturbo?

L’obiettivo non è curare il sintomo, ma agire sulla causa prima. Perché una schiena è diritta ed una storta, ad esempio scoliotica? Perché un bambino legge bene e sta dritto, mentre un altro ha difficoltà di lettura e sta storto?

Il cervello riceve informazioni in modo incoerente e quindi invia comandi incoerenti al proprio corpo. I principali informatori del cervello sono: occhi, lingua, piedi, pelle.

Ve ne sono anche molti altri, ma meno coinvolti nei disturbi della percezione.

 Cosa sono i prismi percettivi attivi?

Sono lenti ottiche e sono gli strumenti principali con cui la visione (non la vista che è di competenza degli Oculisti) viene riprogrammata.  Questi prismi, integrati nelle lenti degli occhiali, permettono di avere una migliore visione laterale (che è ridotta in questi pazienti e sbattono spesso contro gli spigoli) ed una informazione visiva coordinata fra i due occhi.

Quali dinamiche percettive entrano in gioco nel funzionamento della dislessia?

Bisogna ricordare che lingua ed occhi lavorano sempre in modo coordinato.

Una alterazione dell’allineamento degli occhi viene percepita dal cervello come un orizzonte storto e quindi il Paziente inclina testa, collo e schiena per far apparire l’orizzonte parallelo alla terra.

Portato nel campo cognitivo, questo si manifesta come se la visione fosse “sdoppiata”, da qui la difficoltà ad interpretare certe lettere e seguire le righe nella lettura.

E’ come vedere un film in 3D senza gli appositi occhiali.

Il paziente dislessico va quindi rieducato all’utilizzo coordinato di lingua e occhi?

Esattamente. Quando deglutiamo attiviamo simultaneamente 50 muscoli, sviluppando come minimo una forza di oltre 10 tonnellate al giorno!

Sino a che siamo in vita, queste 10 tonnellate ci sono ed è preferibile averle a nostro favore che contro, per cui una rieducazione neuromuscolare cognitiva partecipe del Paziente è spesso indispensabile.

Con la mia équipe pratichiamo la rieducazione miofunzionale cognitiva tramite biofeedback. Questo consente di riprogrammare i movimenti della lingua, fondamentali per una corretta visione anche in un paziente con vista perfetta (cioè con 10/10).

L’udito ha un ruolo in questo processo?

Molte volte sì.  Alcuni ragazzi sono disacusici (ovvero sentono le diverse frequenze a volumi diversi) o iperacusici (sentono troppo!). Questo determina uno scorretto invio al cervello dei messaggi acustici, che genera una ulteriore difficoltà di comprensione, attenzione e concentrazione. A questo si ovvia con un ciclo si sedute di AIT (Audio Integration Training) in cui orecchio e cervello vengono rieducati a percepire i suoni in modo corretto.

In questo modo, con un approccio rieducativo multisensoriale, si avrà una ricaduta molto positiva sulla dislessia.

Dott. Carlo Perissinotto medico chirurgo

Dott. Carlo Perissinotto

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