La ptosi palpebrale si definisce come l’abbassamento del margine palpebrale superiore che si ritrova in una posizione inferiore rispetto alla norma, coprendo una maggior parte dell’iride. La ptosi può essere monolaterale o bilaterale e in molti casi può costituire un ostacolo alla visione.
La ptosi può essere di tipo congenita (presente dalla nascita) o acquisita (inseguito all’invecchiamento, dopo traumi o patologie di tipo neurologico).
Tuttavia talvolta la ptosi può essere la manifestazione di una seria affezione sistemica coinvolgente i muscoli, i nervi, il sistema nervoso centrale o l’orbita. Mentre le ptosi che si sviluppano con l’età sono generalmente di tipo involutivo e presentano caratteristiche di benignità, una ptosi che si manifesti in poche ore o giorni può essere spia di un grave problema medico.
Esistono diversi modi per classificare una ptosi. In base all’età di insorgenza la ptosi può essere congenita o acquisita. In base alla eziologia può essere miogena, neurogena, aponeurotica, traumatica e meccanica mentre in base alla severità può essere divisa in lieve (1-2 mm), moderata (3-4 mm) e severa (> 4 mm). Molto importante per la scelta dell’ intervento chirurgico è la classificazione in base alla funzionalità residua del muscolo elevatore che può essere eccellente (>10 mm), buona (8-10 mm), discreta (5-7 mm), scarsa (1-4 mm).
Ptosi palpebrale miogena (di origine muscolare)
A questo gruppo appartengono tutti quei disordini che riducono o eliminano la funzione del muscolo elevatore della palpebra superiore in seguito a malformazione e/o sviluppo incompleto, distrofia, degenerazione o qualsiasi tipo di insulto traumatico.
La ptosi palpebrale congenita (presente dalla nascita) fa parte solitamente delle ptosi miogene.
Ptosi palpebrale neurogena (origine nervosa)
E’ causata dal coinvolgimento dei nervi che controllano il muscolo elevatore che solleva la palpebra. Alcuni esempi comprendono la paralisi del nervo oculomotore e la sindrome di Horner.
Ptosi palpebrale aponeurotica (legata all’età)
È la forma più comune di ptosi palpebrale acquisita, quindi non presente dalla nascita. E’ causata da un processo involutivo (per cambiamenti anatomici legati all’età) che causa l’indebolimento delle connessioni muscolari della palpebra.
Ptosi meccanica (da forze che tirano sulla palpebra)
Può essere conseguente ad una condizione in cui l’appesantimento della palpebra ne impedisce il corretto movimento. La ptosi meccanica può derivare dalla presenza di una massa, come un neurofibroma, un emangioma od una cicatrizzazione secondaria ad infiammazione o chirurgia palpebrale.
Ptosi traumatica
Può rappresentare l’esito di una lacerazione della palpebra con recisione dell’elevatore della palpebra superiore o interruzione del percorso neurale.
La correzione della ptosi palpebrale
L’intervento per la correzione della ptosi palpebrale consiste nel rinforzare il muscolo elevatore della palpebra consentendo un normale allineamento delle palpebre superiori. L’intervento viene eseguito in un ambiente sterile (sala operatoria), normalmente in anestesia locale associata o meno ad analgesia (utilizzazione di farmaci per via generale che riducono il dolore e l’ansia) e solo in casi particolari o nell’infanzia in anestesia generale.
I due interventi più praticati sono l’accorciamento o reinserzione del muscolo elevatore e la sospensione al muscolo frontale.
Il primo intervento viene eseguito in anestesia locale e ha l’obiettivo di potenziare l’azione del muscolo elevatore della palpebra; il secondo viene praticato in anestesia generale quando il muscolo è talmente deficitario da non poter essere potenziato. In questi casi si potrà elevare la palpebra utilizzando l’azione di supplenza del muscolo frontale.