Il fibroma uterino: cos’è e quando curarlo con quale terapia

L’embolizzazione del fibroma uterino, tutte le informazioni utili per le donne.

Cos’è un Fibroma Uterino?

Il fibroma uterino è un tumore benigno dell’utero, molto comune tra le donne in età fertile,  colpisce infatti il 25 % delle donne dal menarca fino alla menopausa, si sviluppa non in giovanissima età, dai 35 anni in su,( ma ci sono eccezioni anche sotto i 25 anni) .

Tuttavia, non tutte le donne con fibromi presentano sintomi e molte non ne sono nemmeno a conoscenza.

Il fibroma uterino, anche noto come leiomioma o mioma uterino, è un tumore benigno che origina dal tessuto muscolare liscio dell’utero.

 I fibromi possono variare in dimensioni, da piccolissimi (pochi millimetri) a molto grandi (fino a diversi centimetri), e possono svilupparsi in diverse parti dell’utero (interno, parete o esterno), e possono essere singoli o multipli.

Come ci si accorge di avere un fibroma uterino? Chi colpisce nel dettaglio

Il fibroma uterino può essere asintomatico o presentare diversi sintomi che variano a seconda della sua dimensione, posizione e numero.

Molte donne con fibromi uterini non presentano sintomi evidenti, specialmente se i fibromi sono di piccole dimensioni. Tuttavia, i sintomi che possono insorgere includono:

  1. Sanguinamento mestruale abbondante e/o prolungato: Il sintomo più comune è la menorragia, ovvero flussi mestruali abbondanti e di lunga durata. Alcune donne sperimentano sanguinamenti tra un ciclo e l’altro (metrorragia).
  2. Dolore pelvico o pressione: Fibromi di grandi dimensioni possono causare una sensazione di pressione o pesantezza nell’area pelvica. Alcune donne riferiscono dolore continuo o intermittente nella regione pelvica.
  3. Dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia): Fibromi situati nella parte inferiore dell’utero possono causare dolore durante i rapporti sessuali.
  4. Problemi urinari: Fibromi grandi o localizzati nella parte anteriore dell’utero possono comprimere la vescica, causando bisogno frequente di urinare o difficoltà a svuotarla completamente.
  5. Problemi intestinali: In alcuni casi, i fibromi possono esercitare pressione sull’intestino, causando stipsi o gonfiore addominale.
  6. Infertilità o difficoltà a portare a termine la gravidanza: Sebbene raro, i fibromi possono interferire con l’impianto dell’embrione o causare aborti spontanei.
  7. Aumento di volume addominale: In casi di fibromi di grandi dimensioni, l’addome può aumentare di volume, simile a quello di una gravidanza.

Non sono da escludere alcuni fattori di rischio che possono causare l’insorgenza tra cui gli ormoni, estrogeni e progesterone possono infatti stimolare la crescita dei fibromi.

E’ possibile anche che in famiglia ci siano casi di fibromi uterini e questo dato ne aumenta il rischio.

Oltre a questi fattori anche l’obesità non è da sottovalutare ed è corretto inoltre affermare che anche in alcune etnie vi è un rischio maggiore di fibromi come nelle donne di origine africana.

La diagnosi del fibroma uterino

La diagnosi del fibroma uterino si basa su una combinazione di anamnesi clinica, esame fisico, e tecniche di imaging.

Poiché i fibromi uterini possono essere asintomatici o causare sintomi simili ad altre patologie ginecologiche, una valutazione diagnostica precisa è essenziale per stabilire la presenza, le dimensioni, il numero e la localizzazione dei fibromi poiché spesso i fibromi di grandi dimensioni possono essere percepiti come una massa irregolare o un aumento del volume dell’utero.

 Durante la visita, il medico effettua l’anamnesi ossia raccoglie informazioni dettagliate sui sintomi, si raccolgono anche dati sull’età, storia familiare, eventuali problemi ormonali, e storia mestruale.

La prima linea diagnostica per visualizzare i fibromi uterini è l’ecografia pelvica transaddominale ed anche l’ecografia transvaginale , quest’ultima è molto efficace per valutare fibromi più piccoli o localizzati all’interno della cavità uterina.

Ulteriori esami che il ginecologo può considerare per valutare la presenza del fibroma sono l’isteroscopia, laparoscopia, la biopsia endometriale, Sonohisterografia e la risonanza magnetica (RM) pelvica.

Le opzioni terapeutiche dipendono dalla diagnosi, dalla gravità dei sintomi e dal desiderio della paziente di mantenere la fertilità:

  • Terapie farmacologiche: come modulatori del recettore del progesterone (SPRM), analoghi del GnRH, o dispositivi intrauterini a rilascio di levonorgestrel.
  • Trattamenti chirurgici: come la miomectomia, l’embolizzazione dell’arteria uterina, o l’isterectomia in casi gravi.

Perché scegliere l’embolizzazione come opzione terapeutica per il fibroma uterino

Il fibroma uterino potrebbe anche non destare preoccupazioni ma il suo possibile aumento di volume può portare ad una sintomatologia importante, per questo motivo il trattamento è inizialmente la pillola ma con il passare del tempo, questa può non portare a risultati.

Pertanto molti ginecologi consigliano di effettuare l’intervento mininvasivo dell’embolizzazione per eliminare il fibroma uterino.

L’embolizzazione è molto risolutiva associata al fibroma uterino, si esegue da molti anni ed anche alcuni ginecologi ne parlano, è una tecnica attrattiva poiché non vi sono tagli né punti di sutura.

Si tratta di una valida alternativa alla chirurgia tradizionale, come l’isterectomia o la miomectomia, e offre numerosi vantaggi in termini di recupero più rapido e minor invasività.

Questa procedura consiste nell’occludere selettivamente i vasi sanguigni che alimentano i fibromi, privandoli così dell’ossigeno e dei nutrienti necessari per la loro crescita.

In questo modo, i fibromi si riducono gradualmente di dimensioni e diventano meno sintomatici.

La procedura viene eseguita in anestesia locale, il che significa che la paziente è sveglia ma non sente alcun dolore.

Viene praticata una semplice puntura  a livello dell’inguine, attraverso il quale foro viene inserito un sottile catetere che viene prontamente guidato sotto controllo radiologico fino alle arterie uterine che irrorano i fibromi.

Attraverso il catetere vengono iniettate delle microparticelle (embolizzanti) che ostruiscono i vasi sanguigni che alimentano i fibromi.

 Privati del sangue, i fibromi si riducono gradualmente di dimensioni e diventano meno sintomatici.   

I  tempi di recupero dopo l’embolizzazione dell’arteria uterina (EAU)

L’embolizzazione è indicata in caso di:

  • Fibromi sintomatici: Sanguinamenti abbondanti, dolore pelvico, pressione pelvica.
  • Fibromi che interferiscono con la qualità di vita.
  • Controindicazioni alla chirurgia: Paziente ad alto rischio, obesità grave, malattie cardiache.
  • Desiderio di preservare l’utero.

Inoltre i tempi di recupero dopo un’embolizzazione dell’arteria uterina (EAU) sono generalmente più rapidi rispetto a quelli di un intervento chirurgico tradizionale.

La degenza ospedaliera è di solito breve, con molte pazienti che vengono dimesse già il giorno successivo.

La maggior parte delle pazienti può riprendere le normali  attività quotidiane entro 2-5 giorni. Durante questo periodo, possono verificarsi crampi pelvici e febbre leggera, che sono gestiti con analgesici.

Molte donne tornano al lavoro entro 1-2 settimane, a seconda della natura del lavoro e delle condizioni personali.

L’embolizzazione dell’arteria uterina offre un recupero più rapido rispetto agli interventi chirurgici tradizionali, poiché è una procedura meno invasiva e richiede meno tempo di guarigione per i tessuti circostanti.

 La maggior parte delle donne sperimenta un significativo miglioramento o addirittura la scomparsa dei sintomi legati ai fibromi e la qualità di vita migliora notevolmente, inoltre l’utero viene preservato, consentendo alla donna di mantenere la fertilità.

La redazione in collaborazione con il Dott. Tommaso Lupattelli Chirurgo Interventista a Milano


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