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Esosomi per viso e collo: risultati reali, sicurezza e regole in Italia/UE

Esosomi per viso e collo

Introduzione: perché tutti parlano di esosomi

Negli ultimi anni la medicina estetica ha abbracciato con entusiasmo le strategie di biostimolazione cutanea. Tra queste, gli esosomi stanno catalizzando l’attenzione per la loro promessa: favorire un rinnovamento più “intelligente” dei tessuti, parlando il linguaggio delle cellule. Ma oltre l’entusiasmo, il cittadino ha bisogno di un orientamento sobrio: che cosa sono, come si impiegano in modo sicuro, quali risultati sono realistici e, soprattutto, quali regole valgono oggi in Italia e nell’Unione Europea.

In questo articolo trasformiamo in un pezzo organico e divulgativo i passaggi essenziali di una conversazione con il dottor Alberto Rossi Todde (chirurgia plastica), riportando fedelmente le sue parole in corsivo tra virgolette e arricchendole con fonti ufficiali e accademiche. L’obiettivo è dare al lettore non specialista una bussola chiara, lontana tanto dal tecnicismo quanto dalle facili promesse.

Gli esosomi in parole semplici

Che cosa sono e perché interessano la pelle

Gli esosomi sono minuscole vescicole rilasciate dalle cellule: piccoli “corrieri” che trasportano messaggi utili a coordinare riparazione, infiammazione e qualità della matrice cutanea. La ricerca dermatologica degli ultimi anni ha descritto possibili applicazioni su ringiovanimento cutaneo, cicatrici, capelli e discromie; promettenti, ma ancora in evoluzione quanto a standard di produzione, dosi e misura degli esiti clinici. Su questo punto convergono le revisioni più aggiornate in ambito dermatologico, che invitano all’entusiasmo prudente: potenziale alto, ma protocolli e classificazioni normative ancora in fase di affinamento.

La voce del medico

Il dottor Rossi Todde ricorda come il tema sia emerso nel grande pubblico solo di recente, pur avendo radici più lontane nella biologia cellulare: “Sì, è un argomento che sta diventando molto diffuso… gli esosomi, diciamo, sono una piccolissima parte cellulare nota da più di cinquant’anni, però soltanto adesso si è iniziato a indagare in maniera più concreta per capire il loro effetto e le condizioni che possono trattare, dato che sempre più persone desiderano un miglioramento della cute, non solo del viso e del collo.”

Esosomi e PRP: cugini o alternativa?

Somiglianze, differenze e possibili integrazioni

Molti si chiedono: che rapporto c’è tra esosomi e PRP (plasma ricco di piastrine)? Il PRP è una preparazione autologa ottenuta dal sangue del paziente, ricca di fattori di crescita; gli esosomi sono invece vescicole di comunicazione cellulare. Il medico chiarisce: “Il PRP lo utilizziamo da più di dieci anni e dà risultati notevoli. Ma si è visto che questa ‘variazione’, gli esosomi, rappresenta un’evoluzione.”

Per evitare malintesi, usa una metafora: “Parliamo come se fossero automobili: ne esistono di molti tipi; bisogna capire cosa si vuole ottenere. Questi nuovi trattamenti partono dall’esperienza del PRP per offrire risultati ancora più intensi e, in molti casi, migliori.” In altre parole, non si tratta di “buttare via” ciò che funziona, ma di integrarlo quando opportuno.

Dove funzionano meglio: viso, collo, mani (e non solo)

Le aree più “ricettive” secondo l’esperienza clinica

Alla domanda su chi benefici maggiormente della biostimolazione con esosomi, il dottor Rossi Todde risponde: “Rispondono molto bene il viso, il collo, le mani e anche altri distretti. Le persone tengono molto alle zone visibili, dunque viso e collo restano centrali.”

Sottolinea anche un cambiamento culturale: “Oggi la richiesta coinvolge fasce d’età più ampie: non solo i giovanissimi o chi ha appena superato una certa soglia, ma persone che desiderano mantenere un buon aspetto nel tempo.” È un invito a ragionare per piani personalizzati, senza schemi standard uguali per tutti.

Come agiscono nella pratica: superficiale e profondo

Dalla superficie della pelle a un “reset” graduale dell’aspetto

Secondo il medico, gli esosomi non annullano le tecniche esistenti, ma le completano: “I trattamenti precedenti-per esempio l’idrossiapatite di calcio o l’acido ialuronico, con le sue tante concentrazioni-non vengono scartati; questo nuovo approccio li integra e ne migliora i risultati.”

L’indicazione pratica è distinguere obiettivi strutturali (sostegno, volumi), dove ha senso mantenere filler in profondità, e obiettivi superficiali (grana, luminosità, uniformità), dove la biostimolazione con esosomi può offrire quella spinta di qualità cutanea che molti cercano: “Nel viso possiamo ancora iniettare il prodotto classico in profondità, mentre quando vogliamo agire sulla parte superficiale, invece di ricorrere solo al laser o ad altri interventi di ‘miglioramento della cute’, si è visto che gli esosomi agiscono dalla parte inferiore dell’epidermide, offrendo un miglioramento omogeneo dell’aspetto.”

Sicurezza e norme: che cosa prevede la cornice italiana ed europea

Perché parlare di “contesto autorizzato” (e non solo di prodotto)

In Italia, quando si interviene con derivati del sangue del paziente (come accade lungo la filiera del PRP e, in alcuni setting, anche per altre preparazioni biologiche), valgono regole precise su prelievo, processazione e applicazione. Il Decreto del Ministero della Salute 2 novembre 2015 ha fissato requisiti di qualità e sicurezza per sangue ed emocomponenti, che si riflettono anche sull’uso clinico non trasfusionale, affidandosi a dispositivi idonei, personale formato e tracciabilità. È un punto fermo per la tutela del paziente.

Il Centro Nazionale Sangue aggiorna periodicamente le “Indicazioni terapeutiche” per l’impiego degli emocomponenti a uso non trasfusionale, richiamando che la produzione e l’applicazione devono avvenire con dispositivi medici autorizzati e procedure codificate. Anche se il documento nasce per gli EuNT, i suoi principi di qualità (strumenti adeguati, processi documentati, controllo dei passaggi) sono il riferimento per chi voglia muoversi con responsabilità nel campo della rigenerazione.

Infine, quando un preparato a base di vescicole extracellulari aspira a essere riconosciuto come medicinale o terapia avanzata, scattano le competenze dell’EMA e del Comitato per le Terapie Avanzate (CAT), che valuta caso per caso la classificazione del prodotto e l’eventuale rientro nell’ambito degli ATMP (con ricadute su studi, qualità farmaceutica e farmacovigilanza). Il che conferma quanto il quadro sia in movimento e richieda strutture e competenze adeguate.

Dispositivi, ambienti, tracciabilità

Oltre alla disciplina sugli emocomponenti, è in vigore in Europa il Regolamento (UE) 2017/745 sui dispositivi medici (MDR), che presidia marcature, destinazione d’uso, requisiti di sicurezza e vigilanza. Per il paziente questo si traduce in garanzie concrete: le apparecchiature impiegate per il prelievo e per l’eventuale centrifugazione devono essere conformi, mantenute e utilizzate da personale istruito, con manuali e protocolli a disposizione.

“Quanto è sicuro?”: cosa dice il dottore e cosa dicono le evidenze

L’esperienza clinica

Il dottor Rossi Todde, illustrando il flusso operativo, rimarca la natura autologa del percorso e l’attenzione a ridurre i rischi: “Si fa un prelievo al paziente, si centrifuga il sangue prelevato e poi si utilizza la parte di interesse; con gli esosomi si effettua un’ulteriore concentrazione in più stadi. È un prodotto che proviene da noi stessi, quindi praticamente non ci sono rischi di controindicazioni o reazioni: un materiale estratto dal nostro sangue, su noi stessi, non può provocare problematiche.”

Il punto delle fonti autorevoli

La letteratura recente vede segnali positivi in ambito estetico, ma invita a standard condivisi per produzione, dosi, criteri di valutazione e follow-up per consolidare la sicurezza a lungo termine. Le revisioni scientifiche in ambito dermatologico sottolineano la necessità di controlli stringenti, proprio per evitare che prodotti eterogenei o non tracciabili pregiudichino la fiducia verso le applicazioni cliniche serie.

Sul fronte regolatorio, la discussione europea sul perimetro terapeutico delle vescicole extracellulari-quando si configurano come medicinali o terapie avanzate-è in pieno divenire. La cornice EMA/CAT, con il meccanismo di classificazione degli ATMP, è lo strumento per non confondere pratiche cosmetiche con prodotti che, per composizione e finalità, richiedono un robusto percorso di autorizzazione.

Chi fa cosa: riconoscere una pratica professionale

Indicatori semplici a prova di paziente

Un centro serio non si limita a “proporre l’ultima novità”, ma mostra come la esegue. Ecco alcuni segnali che il paziente può chiedere e verificare:

  • Trasparenza sul percorso: come avvengono prelievo e preparazione? Che dispositivi si usano? Esistono protocolli scritti consultabili?
  • Tracciabilità: ogni passaggio (identificazione, data, lotti, parametri di centrifugazione) è registrato e archiviato?
  • Consenso informato: vengono spiegati obiettivi, limiti e alternative (incluse le ipotesi di non risposta)?
  • Follow-up: sono previste visite di controllo e documentazione fotografica?
  • Integrazione terapeutica: si ragiona per piani personalizzati (per esempio filler per i volumi, biostimolazione per la superficie, eventuale laser o micro-needling con tempi e sequenze sensate)?

Cosa aspettarsi davvero: tempi, risultati, limiti

Realismo prima di tutto

Il medico invita a un ottimismo responsabile: “Questi nuovi trattamenti riescono ad arrivare molto lontano… partono dall’esperienza del PRP per dare risultati più intensi.” Ma chiarisce anche il rovescio della medaglia, prezioso per chi decide: “Dopo una seduta, effetti collaterali veri e propri non ce ne sono; capita invece che non funzioni: e in quel caso si resta come prima.”

Questa onestà è importante: in un percorso di biostimolazione i miglioramenti sono spesso graduali e dipendono da età, stile di vita, fototipo, qualità della pelle, esposizione solare, eventuali patologie o farmaci. Le fonti accademiche più recenti, pur segnalando risultati incoraggianti in small trials, ricordano che servono studi più ampi e metodi condivisi per misurare gli esiti nel tempo.

Un piano-tipo, dalla prima visita al controllo

 Prima visita: storia clinica e obiettivi

Si valuta la storia medica, si fotografano le aree interessate, si definiscono obiettivi concreti (luminosità, pori, fine rugosità, tono).

Scelta della strategia: combinare senza confondere

Se serve volume, si ricorre ai filler nel piano profondo; se serve qualità di superficie, si valuta la biostimolazione con esosomi; se ci sono esiti cicatriziali o macchie, si inseriscono tecnologie come laser frazionato o peeling leggeri, in sequenza.

Setting e sicurezza: dispositivi e protocolli

Il percorso deve avvenire in condizioni controllate, con dispositivi conformi al MDR e documentazione consultabile (schede, manuali, tracciabilità), nel rispetto dei requisiti di qualità per i derivati ematici quando applicabili.

Consenso informato e follow-up

Vanno spiegati i tempi biologici della risposta, le alternative, i possibili insuccessi e gli eventuali segni transitori post-procedura (rossore, lieve edema). Si programma un controllo fotografico dopo 4/8 settimane.

Italia, UE e “il resto del mondo”: perché le regole non sono tutte uguali

Un cantiere regolatorio da seguire con attenzione

La popolarità degli esosomi ha spinto molti mercati a muoversi in fretta, talvolta troppo. In Europa, la bussola rimane la qualità: quando si entra nell’ambito di un uso medicale strutturato o si configura un “prodotto” che ambisce a curare, è inevitabile confrontarsi con la classificazione EMA/CAT e con i percorsi di autorizzazione tipici dei medicinali o delle terapie avanzate. Questo approccio-lento ma solido-serve a proteggere il paziente da scorciatoie e mode passeggere.

Gli osservatori internazionali ricordano inoltre che l’assenza di standard comuni rischia di generare confusione, tanto nel professionista quanto nell’utente, con effetti che vanno dal banale spreco di denaro a problemi ben più seri. Da qui la raccomandazione universale: scegliere strutture qualificate, pretendere documentazione e diffidare di trattamenti “miracolosi” privi di basi verificabili.

Dieci domande pratiche da fare al medico

  1. Qual è l’obiettivo prioritario (texture, luminosità, tono, pori, macchie, cicatrici)?
  2. Che cosa si farà oggi e che cosa si potrebbe fare dopo (eventuali combinazioni)?
  3. Quali dispositivi e protocolli si utilizzano? Posso vedere le schede?
  4. È previsto un consenso informato con spiegazione dei limiti e delle alternative?
  5. Quante sedute ipotizzate e con che intervalli?
  6. Come si misurano i risultati (foto standardizzate, questionari, strumenti)?
  7. Quali sono i possibili segni transitori post-trattamento (rossore, gonfiore) e come gestirli a casa?
  8. È opportuno associare filler, laser o peeling in tempi diversi?
  9. Quali fattori personali (età, fototipo, esposizione solare) influenzeranno la risposta?
  10. In quali casi non consigliate la procedura?

Le parole del dottore: passaggi chiave

  • “Gli esosomi sono una piccolissima parte cellulare nota da più di cinquant’anni, ma solo ora si indaga in maniera più concreta il loro effetto e le possibili applicazioni, specie per il miglioramento della cute.”
  • “Il PRP lo usiamo da oltre dieci anni con ottimi risultati; gli esosomi rappresentano un’evoluzione. Bisogna capire cosa si vuole ottenere: come con le automobili, esistono molte ‘cilindrate’.”
  • “I trattamenti precedenti (idrossiapatite di calcio, acido ialuronico in varie forme) non vengono scartati: questo nuovo approccio li integra e ne migliora i risultati.”
  • “Nel viso, se serve, continuiamo a iniettare il prodotto classico in profondità; per la superficie, invece di ricorrere solo al laser, gli esosomi agiscono dalla parte inferiore dell’epidermide, migliorando l’aspetto generale.”
  • “Si esegue un prelievo, si centrifuga il sangue e si utilizza la parte di interesse; con gli esosomi c’è un’ulteriore concentrazione in più stadi. È materiale derivato da noi stessi, quindi non vediamo reazioni indesiderate: il rischio principale è che non funzioni, e allora si resta come prima.”

Messaggio chiave per il lettore

Gli esosomi sono uno strumento interessante per viso e collo, soprattutto quando il bisogno è migliorare qualità e uniformità della pelle. Non sostituiscono “tutto”, ma integrano filler e tecnologie strumentali, all’interno di piani personalizzati e contestualizzati alle regole italiane ed europee. Scegliere professionisti che lavorano in ambienti autorizzati, con dispositivi conformi e protocolli chiari, è il miglior investimento in sicurezza e risultati realistici.

Per approfondire

Se vuoi proseguire la lettura su temi collegati, ecco alcuni articoli di DossierSalute utili per comporre un percorso informato:

Fonti per approfondimenti

  1. Gazzetta UfficialeDecreto Ministeriale 2 novembre 2015: requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti. (Gazzetta Ufficiale)
  2. Centro Nazionale SangueIndicazioni terapeutiche sull’utilizzo appropriato degli EuNT – III ed. 2024. (Centro Nazionale Sangue)
  3. Regolamento (UE) 2017/745 (MDR)Dispositivi medici: requisiti, marcatura e vigilanza. (EUR-Lex)
  4. EMA – CATScientific recommendations on classification of Advanced Therapy Medicinal Products. (European Medicines Agency (EMA))
  5. Review dermatologica 2024Exploring the reality of exosomes in dermatology (open access). (PMC)

foto:freepik

Dott. Alberto Rossi Todde, chirurgo plastica, in collaborazione con Lavinia Giganti, redazione

FAQ

No. Sono uno strumento complementare: spesso si associano a filler (per i volumi) e a tecnologie come il laser (per esiti cicatriziali o discromie), in tempi e sequenze ragionate.

Dipende da età, fototipo e stato della pelle. In genere si pianificano più sedute distanziate, con controllo fotografico per misurare l’evoluzione.

In mani esperte e con dispositivi adeguati, la tollerabilità è di solito buona (rossore o lieve edema transitori). Le fonti scientifiche, però, ricordano l’importanza di standard e controlli per consolidare la sicurezza nel lungo periodo.

Controindicazioni e cautele dipendono dalla storia clinica: patologie attive, infezioni cutanee, gravidanza/allattamento e terapie sistemiche richiedono valutazione medica.

Chiedi protocolli, tracciabilità, dispositivi conformi al MDR e un consenso informato chiaro su obiettivi e limiti. Diffida di soluzioni “miracolose”.

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