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Varicocele pelvico: il varicocele femminile

Perchè alcune donne sono affette da varicocele pelvico, quali sono i sintomi e la cura di questa patologia invalidante.

Il varicocele pelvico femminile: una panoramica

Questa condizione è caratterizzata da una dilatazione delle vene nella zona pelvica, in particolare quelle ovariche e iliache interne. Questo ristagno di sangue può causare una serie di sintomi fastidiosi e influenzare la qualità di vita.

Il varicocele pelvico nelle donne è talvolta indicato come “sindrome della congestione pelvica” a causa della stasi sanguigna che provoca dolore e altri sintomi.

Nel sistema venoso della pelvi, il sangue viene drenato dalle vene ovariche nelle donne e dalle vene testicolari negli uomini, che convergono verso la vena renale sinistra e la vena cava inferiore. In condizioni normali, le valvole venose prevengono il reflusso del sangue.

La principale causa del varicocele pelvico è il malfunzionamento delle valvole nelle vene ovariche o spermatiche, che provoca il reflusso di sangue verso il basso e la congestione venosa.

In alcune persone, una compressione della vena renale sinistra da parte di altre strutture anatomiche (come l’arteria mesenterica superiore) può ostacolare il flusso venoso, aumentando la pressione nelle vene pelviche. Questo è noto come sindrome del “nutcracker” (schiaccianoci), un disturbo associato al varicocele pelvico.

Quali donne sono colpite dal varicocele pelvico e perchè

Il varicocele pelvico colpisce principalmente le donne in età fertile, in particolare quelle che hanno avuto più gravidanze (multi gravide).

Sebbene possa verificarsi anche in donne che non hanno mai partorito, è più comune nelle donne che hanno attraversato una o più gravidanze a causa dei cambiamenti fisiologici che avvengono durante questo periodo.

Durante la gravidanza, l’utero aumenta di volume e può comprimere le vene pelviche, ostacolando il normale ritorno del sangue al cuore. Questo aumento della pressione venosa può portare alla dilatazione delle vene pelviche, con conseguente congestione.

I cambiamenti ormonali che si verificano in gravidanza, in particolare l’aumento del progesterone, possono indebolire le pareti venose, facilitando l’insufficienza valvolare e la dilatazione venosa.

Il flusso sanguigno nella pelvi aumenta significativamente durante la gravidanza per supportare la crescita del feto. Questo sovraccarico può causare un allungamento e una dilatazione delle vene, soprattutto nelle donne predisposte geneticamente o con valvole venose più deboli.

Alcune donne hanno una debolezza congenita delle valvole venose, il che significa che le valvole nelle vene pelviche non funzionano correttamente e permettono il reflusso di sangue.

Questo porta a un ristagno di sangue e alla dilatazione delle vene (simile a quanto accade con le vene varicose nelle gambe).

Il dolore del varicocele pelvico, come avviene la diagnosi e quale terapia adottare

La diagnosi del varicocele pelvico si basa su un’accurata valutazione clinica, un’adeguata raccolta anamnestica e l’uso di esami di imaging specifici. Il dolore pelvico cronico è uno dei sintomi principali che porta le pazienti a cercare assistenza medica.

Il dolore è solitamente descritto come sordo e diffuso nella regione inferiore dell’addome o nella pelvi. Può peggiorare con la stazione eretta prolungata o durante il ciclo mestruale.

Il dolore associato al varicocele pelvico è generalmente cronico, durando per mesi o anni. Questo lo distingue dal dolore acuto associato a condizioni come le infezioni o l’endometriosi.

La sensazione di pesantezza può estendersi nella parte bassa dell’addome o della schiena.

Attività fisiche intense o il sollevamento di pesi possono peggiorare il dolore poiché aumentano la pressione intra-addominale e ostacolano ulteriormente il drenaggio venoso.

Il varicocele pelvico può causare dolore durante o dopo i rapporti sessuali (dispareunia).

Durante l’esame fisico, il medico può rilevare segni di congestione venosa o vene varicose visibili nella regione vulvare o delle cosce. In alcuni casi, può esserci una sensazione di gonfiore nella regione pelvica.

Tra i vari esami il medico potrebbe effettuare:

  • Ecografia transvaginale o transaddominale
  • L’ecocolordoppler
  • Tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (RM)
  • Venografia pelvica
  • Laparoscopia diagnostica

 

Il trattamento del varicocele pelvico dipende dalla gravità dei sintomi, dall’impatto sulla qualità della vita e dall’entità delle vene dilatate. Le opzioni terapeutiche comprendono sia trattamenti conservativi che interventi più invasivi.

Gli analgesici come i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono essere utilizzati per gestire il dolore.

L’embolizzazione venosa è uno dei trattamenti più comuni e meno invasivi per il varicocele pelvico. La procedura viene eseguita da un radiologo interventista.

Embolizzazione venosa per il varicocele femminile, come avviene

L’embolizzazione venosa viene eseguita da un radiologo interventista e comporta l’inserimento di un catetere attraverso una vena periferica, generalmente nell’inguine o nel braccio, per raggiungere le vene ovariche dilatate.

Fasi dell’intervento:

Anestesia locale: La procedura viene eseguita in anestesia locale, il che significa che la paziente è sveglia ma non sente dolore nella zona di inserimento del catetere.

Inserimento del catetere:

  1. Un piccolo catetere (un tubo sottile e flessibile) viene inserito attraverso una vena, solitamente la vena femorale all’inguine o la vena giugulare o cefalica nel braccio.
    1. Il catetere viene guidato con l’aiuto di un fluoroscopio (un apparecchio a raggi X in tempo reale) fino a raggiungere le vene ovariche o pelviche dilatate.

 

Embolizzazione:

    • Una volta posizionato il catetere nelle vene problematiche, il radiologo inietta un materiale embolizzante per chiudere la vena. Il materiale embolizzante può includere:
      • Spirali metalliche (coil embolization), che vengono inserite per bloccare fisicamente il flusso sanguigno. Alcuni operatori preferiscono tuttavia evitare quando possibile il loro utilizzo.
      • Sostanze sclerosanti, che causano l’infiammazione e la chiusura della parete venosa. Sono sicure ed efficaci.
    • Questo processo provoca la chiusura delle vene dilatate, impedendo il reflusso di sangue e riducendo la congestione pelvica.

 

Dopo l’iniezione del materiale embolizzante, il radiologo verifica tramite immagini a raggi X che il flusso sanguigno sia stato interrotto nelle vene problematiche. In caso positivo, il catetere viene rimosso.

La procedura dura generalmente tra i 20 e i 60 minuti, a seconda della complessità del caso e del numero di vene da trattare.

Dopo l’embolizzazione, il recupero è rapido rispetto alla chirurgia tradizionale, la paziente viene tenuta in osservazione per alcune ore in ospedale o in day hospital.

 Durante questo periodo, si monitora la funzione cardiaca e la pressione arteriosa, e si verifica che non vi siano complicazioni immediate.

Conclusioni

L’embolizzazione venosa è considerata molto efficace per il trattamento del varicocele pelvico femminile, con un tasso di successo elevato. Molte pazienti riferiscono una significativa riduzione del dolore pelvico e del senso di pesantezza dopo l’intervento.

La redazione in collaborazione con il Dott. Tommaso Lupattelli Chirurgo Interventista a Milano

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