Da anni la scienza osserva una relazione chiara: l’esercizio fisico e il cancro sono collegati da un meccanismo biologico preciso. Chi pratica esercizio ha un rischio significativamente più basso di sviluppare diversi tipi di tumore. Ma solo di recente la ricerca ha iniziato a chiarire i meccanismi che spiegano questo effetto protettivo. Non si tratta più solo di una coincidenza numerica. L’attività fisica regolare attiva processi immunologici, metabolici e infiammatori che ostacolano lo sviluppo e la progressione delle cellule tumorali.
Un recente studio pubblicato su Cell Metabolism (2024) ha fornito nuove evidenze: l’esercizio aerobico induce un aumento dell’attività delle cellule T citotossiche, i “killer naturali” del sistema immunitario, che riconoscono e distruggono le cellule cancerose. Questa scoperta segna un punto di svolta. Non solo l’attività fisica riduce il rischio di tumore, ma potenzia la capacità del corpo di combatterlo.
Cosa succede al corpo quando si fa attività fisica?
L’effetto antinfiammatorio sistemico
Una delle prime risposte benefiche dell’organismo all’attività motoria regolare è la riduzione dello stato infiammatorio cronico. L’infiammazione di basso grado, spesso silente, è uno dei terreni più fertili per la crescita tumorale. Lo conferma l’American Cancer Society: livelli cronici di infiammazione sono associati a tumori del colon-retto, del fegato, del pancreas e della mammella.
L’esercizio fisico, in particolare quello moderato e costante (come camminata veloce, nuoto o ciclismo), riduce i marcatori pro-infiammatori come l’interleuchina-6 (IL-6) e il TNF-alfa. Allo stesso tempo, aumenta la produzione di citochine antinfiammatorie, riequilibrando il sistema immunitario.
L’impatto sul metabolismo: zuccheri e insulina sotto controllo
Un’altra via attraverso cui l’esercizio fisico previene il cancro è la regolazione della glicemia e dell’insulino-resistenza. Alti livelli di insulina e zuccheri nel sangue creano un ambiente favorevole alla proliferazione cellulare incontrollata. Gli ormoni come l’IGF-1 (Insulin-like Growth Factor) stimolano la divisione cellulare, aumentando il rischio di mutazioni.
L’attività aerobica migliora la sensibilità insulinica, riduce l’adiposità viscerale (un noto promotore dell’infiammazione) e regola il metabolismo, rendendo l’ambiente interno meno favorevole alla formazione di tumori.
L’attivazione del sistema immunitario
Gli studi più recenti dimostrano che durante l’attività fisica si attiva un meccanismo chiamato “trafficking immunitario”: le cellule del sistema immunitario (come le natural killer, le cellule T e i macrofagi) vengono mobilitate nel flusso sanguigno e indirizzate verso i tessuti. Questo fenomeno aumenta le probabilità che le cellule potenzialmente cancerose vengano riconosciute e distrutte prima che si moltiplichino.
Un articolo apparso su Nature Reviews Cancer (2023) sottolinea come l’esercizio regolare migliori l’immunosorveglianza, rendendo il sistema immunitario più reattivo, efficiente e capace di intervenire precocemente contro la formazione di masse tumorali.
Esercizio fisico e terapie oncologiche: un’alleanza sempre più solida
L’allenamento come supporto alla cura
Non solo prevenzione. Oggi sappiamo che l’attività fisica può potenziare gli effetti delle terapie antitumorali. Diversi centri oncologici internazionali, tra cui il Dana-Farber Cancer Institute, inseriscono programmi di esercizio supervisionato durante la chemioterapia, la radioterapia e l’immunoterapia.
Questo approccio ha dimostrato benefici su più fronti:
Riduzione degli effetti collaterali delle terapie (come affaticamento, nausea, dolore muscolare);
Miglioramento della qualità della vita e del benessere psicologico dei pazienti;
Maggiore adesione alle cure, grazie a un miglior stato fisico e motivazionale;
Effetto sinergico sull’efficacia terapeutica, soprattutto nelle immunoterapie.
I dati parlano chiaro
Una metanalisi pubblicata su Journal of Clinical Oncology (2022), che ha incluso oltre 30.000 pazienti oncologici, ha mostrato che chi pratica attività fisica regolare durante e dopo le terapie ha una sopravvivenza significativamente maggiore, fino al 30% in più in alcune neoplasie (es. colon, seno, prostata).
Un dato che ha spinto molte linee guida internazionali – comprese quelle dell’ESMO (European Society for Medical Oncology) – a raccomandare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata per i pazienti oncologici, quando clinicamente possibile.
Quanto esercizio serve davvero per combattere il cancro?
Non serve essere atleti
Uno dei principali ostacoli psicologici è l’idea che l’esercizio efficace contro il cancro debba essere intenso, faticoso, riservato ai giovani o ai già sportivi. Ma la letteratura scientifica smentisce questo mito.
Anche 20-30 minuti di camminata veloce al giorno, se mantenuti nel tempo, riducono significativamente il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore e migliorano la prognosi nei pazienti già in cura.
È la costanza a fare la differenza, non la performance. L’attività può essere adattata a ogni età e condizione fisica. Yoga, ginnastica dolce, passeggiate e nuoto sono ottime opzioni.
Un effetto “dose-dipendente”
La protezione dell’esercizio è dose-dipendente: più si è attivi, maggiori sono i benefici. Tuttavia, anche chi inizia tardi ha molto da guadagnare. Uno studio pubblicato su JAMA Oncology ha evidenziato che persone sedentarie che hanno introdotto l’esercizio in età adulta hanno ridotto il rischio di tumore del colon e della mammella del 15-20% in soli 5 anni.
Guardare al futuro: prevenzione personalizzata e prescrizione dell’esercizio
La direzione della medicina moderna è chiara: l’esercizio fisico diventa parte integrante della strategia oncologica, dalla prevenzione alla riabilitazione. In molti paesi (Australia, Regno Unito, Canada) l’esercizio viene prescritto dai medici, come un farmaco, con dosaggio, frequenza e modalità.
In Italia, diversi ospedali e centri di riabilitazione oncologica stanno sperimentando protocolli di “exercise-oncology”, che integrano fisioterapisti, oncologi e personal trainer specializzati per costruire percorsi su misura.
La sfida è culturale: far comprendere che il movimento è una medicina, gratuita, accessibile e scientificamente valida. Combattere il cancro, oggi, significa anche camminare, muoversi, respirare.
foto:freepik
La Redazione – Lavinia Giganti
FAQ
Sì, riduce significativamente il rischio di diversi tumori, tra cui colon, mammella e prostata.
Attività aerobica moderata, come camminata veloce, nuoto e bicicletta.
Sì, migliora la tolleranza alle terapie e la qualità della vita del paziente.
Almeno 150 minuti di esercizio moderato, suddivisi in 3-5 sedute.
Assolutamente sì: i benefici si attivano anche con piccoli cambiamenti costanti.





