Idrocefalo: cos’è e come curarlo

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L’idrocefalo normoteso rappresenta una malattia che colpisce, in particolar modo, pazienti che rientrano nella fascia d’età che va dai 60 ai 70 anni. È importante individuarla subito ed iniziare un’adeguata cura.

È fondamentale quindi individuarla subito e capire come prendersene cura. L’opinione di più figure mediche sono sempre consigliate.

Anatomia del cervello

Il nostro cervello è suddiviso in due emisferi. Comunica con il midollo spinale e lo fa attraverso il tronco encefalico. Ciascuno di essi comprende più lobi: frontale, parietale, occipitale e temporale. E per formare tutte queste complesse strutture sono sufficienti due tipi di cellule: i neuroni e la glia.

La corteccia è considerata il suo strato più esterno, mentre, in posizione posteriore, troviamo il cervelletto.

I ventricoli in totale sono quattro: di conseguenza, sono connessi, a loro volta, a delle aperture e a dei tubi.

In cosa consiste l’idrocefalo

Classicamente, questa malattia è caratterizzata da demenza progressiva, disturbi dell’andatura e incontinenza urinaria.

L’idrocefalo normoteso si manifesta quando il liquido cerebrospinale localizzato nei ventricoli cerebrali diventa eccessivo.

Quando un organismo lavora in modo ottimale, si manifesta un delicato equilibrio tra la produzione, la circolazione e l’assorbimento del liquido cerebrospinale nelle cavità del cervello. Quest’ultime, sono conosciute anche con il nome di “ventricoli cerebrali”.

Si parla di idrocefalo quando il liquor non è in grado di defluire correttamente attraverso il sistema ventricolare. Oppure, quando la quantità di liquido prodotto è maggiore rispetto a quella che viene assorbita in circolo.

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Quali sono i sintomi dell’idrocefalo normoteso

I campanelli d’allarme, come già accennato, sono piuttosto chiari.

Riguardano:

  • Difficoltà a deambulare (ovvero, non si riesce più a camminare autonomamente)
  • Incontinenza urinaria
  • Lieve demenza

Quando si parla di disturbi relativi alla deambulazione significa che il paziente non riesce a reggersi autonomamente e quindi tende a cadere con molta facilità. Ma inoltre, le sensazioni provate riguardano anche i piedi pesanti e la conseguenziale difficoltà nel salire e nello scendere le scale.

La difficoltà nel controllare la vescica diventa anch’essa importante. Inizialmente sembra una leggera incontinenza, ma poi, il tutto degenera in un frequente ed improvviso bisogno di urinare. La problematica non è tanto la necessità di minzione frequente quanto il non riuscire a trattenere l’urina.

Infine, un altro sintomo che, nella maggior parte dei casi si manifesta, riguarda proprio la demenza. Seppur inizialmente in forma lieve e con amnesia, questo deficit cognitivo è accompagnato da perdita di memoria a breve termine, da apatia e da evidenti sbalzi di umori non giustificati.

Le cause dell’idrocefalo normoteso

Le cause dell’idrocefalo normoteso sono piuttosto varie e molto dipende dal vissuto del paziente.

L’idrocefalo normoteso è caratterizzato dalla dilatazione dei ventricoli cerebrali, i quali distorcono le connessioni nervose tra il cervello ed il midollo spinale. Ovviamente, quando si manifesta tutto ciò, i sintomi vengono subito percepiti.

In alcuni casi, gli studi clinici hanno anche constatato che il flusso sanguigno diretto al cervello diminuisce drasticamente.

Ad ogni modo, nella quasi totalità dei pazienti soggetti con idrocefalo normoteso, la o le cause, non possono essere determinate con certezza assoluta. In altri casi ancora invece, il paziente ha subito una precedente storia di emorragia cerebrale, magari causata dalla rottura di un aneurisma o da un trauma cranico.

Ma anche la meningite può determinare l’idrocefalo normoteso.

Tuttavia, ad oggi, non è ancora chiaro del perché si manifestino conseguenze di questo tipo. Certamente gli studi continuano, ma i dati in nostro possesso non sono ancora sufficienti per stabilirne uno o più processi.

Diagnosi: come scoprire la malattia

Nonostante i sintomi legati all’idrocefalo normoteso siano piuttosto chiari, non è poi così semplice identificare nell’immediato la malattia. Questo perché non tutti i disturbi ed i malesseri si manifestano assieme, e questo è un problema.

Molti di essi, se presi singolarmente infatti, possono essere associati ad altre patologie, altrettanto comuni, in età avanzata. Esempi lampanti potrebbero essere: la Malattia di Parkinson, l’Alzheimer o ancora, l’osteoartrite.

Per cui, inizialmente, non sono subito comprensibili ma soprattutto non sono subito ricollegabili all’idrocefalo normoteso.

Arrivare ad una diagnosi, si può. Però, prima di stabilire effettivamente che si tratti di idrocefalo normoteso, è necessario procedere con tutta una serie di esami e test diagnostici articolati.

Primo fra tutti è l’imaging cerebrale utile per identificare la presenza o meno dei ventricoli dilatati. Dopodiché si passa ai raggi X, alla risonanza magnetica (RM), ai test neuropsicologici, al drenaggio del liquido cerebrospinale lombare, alla puntura lombare, al drenaggio lombare prolungato ed infine, alla resistenza all’efflusso del liquido cerebrospinale.

Quest’ultimo è probabilmente il test più complesso di tutti, ma allo stesso modo quello che maggiormente dichiarerà lo stato di salute del paziente. Grazie a questo esame l’equipe medica potrà determinare se il corpo ha la capacità, o meno, di assorbire il liquor in eccesso.

Quando l’idrocefalo normoteso coinvolge i piccoli pazienti

Il miglioramento della prognosi dei bambini affetti da idrocefalo richiede una diagnosi tempestiva e un’indicazione affidabile al trattamento chirurgico.

Oggi l’idrocefalo intrauterino è rilevabile entro i primi tre mesi di gravidanza; nella prima infanzia, prima che le suture craniche si siano fuse, la crescita patologica della testa è il segno principale che conferma, insieme agli esami anatomici (ecografia, TAC), l’indicazione al trattamento chirurgico.

Nella tarda infanzia, il trattamento chirurgico è definitivamente indicato solo dai sintomi e dall’esame morfologico di un idrocefalo ipertensivo chiaramente attivo.

L’idrocefalo normoteso intermittente (e non l’idrocefalo a pressione normale) che presenta sintomi adatti all’infanzia, tuttavia, spesso richiede un esame preciso della dinamica della pressione intracranica, compreso il test quantitativo di provocazione del volume. È dunque consigliabile una procedura graduale.

Possibili cure per i pazienti soggetti a idrocefalo normoteso

Nonostante l’aumento della prevalenza di questo tipo di demenza dovuto all’allungamento dell’aspettativa di vita, la diagnosi e il trattamento rimangono controversi.

Studi recenti hanno riportato che la percentuale di pazienti che mostrano un miglioramento clinico dopo lo shunt è ancora bassa e che il tasso di complicanze è eccessivamente alto.

Tuttavia, la percentuale di miglioramento dopo lo shunt può essere superiore all’80% e il tasso di complicanze può essere basso se viene applicato un protocollo diagnostico rigoroso e se viene selezionata la valvola più appropriata, in base alle caratteristiche idrodinamiche dello shunt.

I rischi relativi a una cura sbagliata

Con questa patologia è molto importante, oltre che agire tempestivamente, iniziare fin da subito una cura adeguata per il paziente.

Oltre ad una diagnosi corretta è altrettanto fondamentale iniziare una terapia. E se quest’ultima non dovesse risultare adeguata o eventuali somministrazione di cure palliative altrettanto inutili, l’idrocefalo causa la morte del paziente.

L’idrocefalo normoteso prevede anche una terapia chirurgica

Oltre che ad una cura farmacologica, esiste anche una terapia chirurgica. La quale consiste nell’avvalersi di un sistema di drenaggio in grado di far defluire il liquor in punti diversi del corpo umano, quali: il torrente circolatorio, un organo cavo o nel peritoneo.

L’intervento chirurgico richiede l’utilizzo dell’anestesia totale durante il quale, il medico chirurgo effettuerà un piccolo foro in corrispondenza del ventricolo per inserire poi un catetere.

Si tratta di un intervento alquanto delicato, ma c’è da dire che, grazie ad esso, il paziente può ritornare alla vita normale senza più alcun disturbo.

La Redazione – Monica Penzo

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FONTI

L’idrocefalo normoteso (medtronic.com), [Update on diagnosis and treatment of normotensive hydrocephalus (chronic hydrocephalus of the adult)] – PubMed (nih.gov), Hydrocephalus in infancy and childhood: diagnosis and indication for operation – PubMed (nih.gov),Cervello (humanitas.it)

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