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I piedi gonfi: quando preoccuparsi?

Posted on Febbraio 22, 2017 2:52 pm by La Redazione

l'esperto risponde

Dott. Tori, quando bisogna preoccuparsi per il fatto di avere i piedi gonfi?

Innanzitutto bisogna dire che avere i piedi gonfi è un sintomo e non una malattia. Può essere una condizione legata a patologie benigne o ad altre più serie e pericolose e tecnicamente significa avere un edema agli arti inferiori. Vanno distinte le forme croniche (…da sempre ho le gambe gonfie….) da quelle acute (..improvvisamente mi si è gonfiata una gamba). Le prime sono legate a eventi morbosi, di cui solitamente il paziente è a conoscenza (epatici, renali, cardiaci, ortopedici, farmacologici), che tendono a peggiorare col caldo, ma sono presenti in ogni stagione; le seconde sono un segnale di qualcosa di più grave a cui va data una risposta immediata.

Cos’è l’edema?

E’ la raccolta di liquidi che fuoriescono dai vasi (trasudano) e si accumulano negli spazi interstiziali, dando all’arto inferiore o a parte di esso un caratteristico gonfiore. Altrettanto caratteristico è il segno della fovea che consiste nel premere sulla parte ingrossata e valutare se si forma una piccola fossetta (segno dello spostamento del liquido sottostante) che pian piano torna a riempirsi.

Quali sono i dati importanti da raccogliere per capire di che natura è un edema?

Innanzitutto:

1)    da quanto tempo è comparso,

2)    se si è sviluppato rapidamente o lentamente,

3)    se è bilaterale o monolaterale,

4)   se è accompagnato da dolore,

5)  se  peggiora la sera;

6)  se è presente anche al mattino.

 Infine è necessario valutare se il paziente:

7)  ha subito recenti traumi,

8)  interventi chirurgici,

9)  allettamenti prolungati,

10) è affetto da patologie  cardiologiche, renali, epatiche, ormonali, 

11) assume farmaci e quali.

Con  questi dati è possibile fare una diagnosi precisa, condizione indispensabile per trovare la giusta cura per questa sintomatologia.

Quali sono gli edemi flebologici più comuni?

Innanzitutto quello legato alla malattia varicosa cronica che, soprattutto nel periodo estivo, tende a scompensarsi, anche per il fatto che la sua migliore cura, la calza elastica, viene tolta per il troppo caldo. La vasodilatazione peggiora il ristagno di sangue nelle vene dilatate, aumenta la fuoriuscita di liquidi negli spazi interstiziali e fa gonfiare le gambe. 

Per quanto riguarda i rimedi, se la malattia è importante, e se è possibile, bisognerebbe andare in zone climatiche più favorevoli, usare farmaci drenanti, che hanno la capacità di eliminare il microedema dei tessuti e ridurre significativamente il gonfiore, ed usare le calze elastiche!!

C’è poi l’Edema linfatico, molto più comune di quanto si creda, che può essere “primitivo”, cioè congenito e in grado di comparire a qualunque età, oppure secondario a fatti infettivi (Eresipela) o dopo interventi chirurgici nei quali sia stato asportato il tessuto linfatico ( Il grosso braccio post mastectomia, a grossa gamba post interventi sugli organi genitali, sui reni, sull’intestino….).

In questi casi la terapia più importante è quella fisica, costituita da Linfodrenaggio Manuale (NON Meccanico!!!) e Bendaggi. Una terapia lunga, ma assolutamente efficace in grado di risolvere in modo estremamente significativo questa invalidante patologia.

Qual è l’edema flebo statico “pericoloso”?

La  forma acuta da valutare con particolare attenzione è la Trombosi Venosa profonda. Con questo termine ( T.V.P.) si definisce una “occlusione di un tratto venoso del circolo profondo da materiale trombotico”. È una patologia “seria ” che può avere complicanze gravissime come l’Embolia Polmonare (E.P.). Si crea per la coagulazione all’interno di un vaso, normalmente in corrispondenza dei lembi valvolare degli elementi che compongono il sangue (Globuli Rossi).

Questo ammasso di particelle aderisce pian piano alla parete fino ad occluderla completamente e determinare tutta la sintomatologia che identifica il processo patologico.  Le cause che concorrono alla formazione di una Trombosi Venosa Profonda sono molteplici e vanno attentamente valutate. La sintomatologia è sempre significativa. Innanzitutto, è un evento Monolaterale che inizia in modo lento e insidioso. L’arto diventa gonfio e compare un dolore di tipo tensivo, che  aumenta stando in piedi, migliora camminando e viene alleviato dal clinostatismo ( mettendosi distesi). La TVP si può localizzare solo alla gamba (TVP bassa) o estendersi a tutto l’arto (TVP alta).

Lo specialista attraverso tutte le manovre semeiologiche sarà in grado di formulare una diagnosi e completerà la a visita con un ecocolordoppler.

Qual è la terapia in questo caso?

  • Farmacologica: Eparina a Basso Peso Molecolare (punturine sulla pancia) + eventuali Antiinfiammatori, nel caso il dolore sia intenso:
  •  Elastocompressione (Benda Elastica) trattamento fondamentale per prevenire la Sindrome Post-Flebitica.
  • Movimento (mai riposo a letto!)

Il sospetto  di una TVP deve trovare in ogni caso risposta in tempi brevissimi.

Dott. Antonio Tori

L'Esperto Risponde

Tag:antonio tori flebologo, edema piedi, piedi gonfi cosa fare

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Ci hanno chiesto….

Buongiorno, mia madre. Pz di 70 anni,fumatrice di 10 sigarette al dì fino a tre anni addietro, affetta da mielofibrosi primaria. Nel giugno 2016 è stata sottoposta ad intervento chirurgico per occlusione di arteria femorale superficiale. In atto a seguito di forti dolori alla deambulazione, anche dopo pochi metri, ripetiamo Doppler arti inferiori e si è chiuso lo stent...cosa mi consiglia?

Purtroppo l'occlusione degli stent in femorale superficiale è una evenienza tutt'altro che rara e deve essere messa in preventivo quando viene effettuato questo tipo di interventi. E' difficile dare una risposta univoca sulla base delle informazioni in possesso. In linea di principio, se l'occlusione dello stent è inveterata e non c'è più spazio per la terapia medica (eliminazione dei fattori di rischio cardiovascolare, terapia farmacologica), se i dolori sono molti limitanti, le possibilità sono quelle di un by pass chirurgico. (Prof. Gianluca Faggioli)

Ho fatto ecografia addominale da cui è emersa colecisti in sede ben distesa con diffuso ispessimento iperecogeno della parete, ove sono riconoscibili multipli artefatti a coda di cometa da colesterolosi. Coesiste calcolo endo luminale di 13 mm. Vorrei sapere se devo fare operazione o posso continuare con la dieta .Ci sarà qualche rischio?

La presenza di calcolosi della colecisti con segno ecografici di infiammazione della parete del viscere stesso pone indicazione ad intervento di colecistectomia laparoscopica. Il rischio di tenere una calcolosi sintomatica è quello di sviluppare una colecistite acuta, pancreatite, con intervento in urgenza. In tempi brevi, senza urgenza, è opportuno procedere all'intervento. (Dott. Andrea Formiga)

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