Con il termine “ernia” si intende genericamente la fuoriuscita o comunque lo spostamento di un organo, o parte di esso, dalla sua sede naturale. Nello specifico, l’ernia inguinale (o crurale), che possiamo catalogare come una forma di ernia addominale, è causata dalla fuoriuscita di una piccola parte di intestino, cosa che di solito avviene nel punto in cui si trova il canale inguinale, presente nell’uomo e nella donna. L’ernia inguinale è una patologia molto diffusa, in particolare negli uomini di mezza età, ma può colpire anche i bambini e gli anziani.
La ragione per cui una ernia inguinale più frequente nel sesso maschile sta nella diversa conformazione fisica del canale inguinale dovuta al passaggio del funicolo spermatico che attraversa, obliquamente, la parete addominale per arrivare al testicolo. La terapia dell’ernia inguinale è solo una: la chirurgia! Non esistono altre terapie che curino con efficacia questo difetto, acquisito o congenito, della nostra parete addominale (solitamente monolaterale cioè da una parte sola del corpo ma a volte bilaterale). In passato in Svizzera si sviluppò la terapia sclerosante – iniezioni nella parete addominale per aumentare la consistenza dei tessuti ed evitare così la fuoriuscita dell’ernia – ma i risultati furono talmente scarsi da far sì che tale metodica fosse ben presto abbandonata. In un passato ancora più lontano veniva utilizzato il “cinto”, un marchingegno medioevale fatto di pesanti fibbie che cercavano di mantenere il sacco erniario all’interno dell’addome. Si può immaginare l’assoluta scomodità di tale soluzione, un mero palliativo che spesso portava alla creazione di aderenze difficili da trattare e senza alcuna garanzia di evitare lo strozzamento dell’intestino.
L’ernia strozzata, infatti, è l’evoluzione assolutamente da evitare perché a sua volta può condurre a uno stato di occlusione intestinale, con l’intervento chirurgico che a quel punto diventa essenziale per salvare il tratto di intestino intrappolato. In tal caso si procede con la resezione di un segmento e la successiva ricongiunzione dei due capi interrotti per ripristinare il transito. Il paziente è dunque costretto a subire un intervento di chirurgia addominale “pesante”, con tutti i rischi connessi (sepsi, deiscenza dell’anastomosi, eccetera), quando invece, pur in presenza di sintomi lievi o del tutto assenti, si potrebbe risolvere il problema in maniera “più leggera”. A proposito dei sintomi, in genere si manifestano sottoforma di dolore e fastidio all’inguine, bruciore e sensazione di peso o corpo estraneo, dolore esteso ai testicoli, allo scroto e alla gamba, difficoltà a stare in posizioni eretta, tumefazione, difficoltà digestive e dolore gastrico.
Tornando alla chirurgia possibile in una condizione non di urgenza, il difetto della parete addominale può essere eliminato eseguendo tecniche di sovrapposizione dei tessuti (i cosiddetti interventi di Bassini, di Shouldice, eccetera), discretamente dolorose e con un tasso di recidiva attorno al 10%. Utilizzando, in alternativa, le protesi (cioè reti di diversa forma e materiale, plug, eccetera) il dolore sarà limitato grazie a una minore tensione sulle fasce e il tasso di recidiva si ridurrrà al di sotto dell’1%! E’ possibile intervenire anche con tecnica laparoscopica, ma solo in casi selezionati e plurirecidivi perché ciò comporta un ricovero, un’anestesia generale, l’utilizzo di strumenti invasivi a rischio di emorragia e perforazione dei visceri, infine alcuni giorni di degenza in ospedale. L’intervento con materiale protesico è invece possibile anche in regime di “office surgery”, cioè non in ambiente ospedaliero, ma presso ambulatori/centri, per lo più privati, in grado di garantire poche ore di ricovero, assistenza anestesiologica con sedazione profonda e anestesia locale di lunga durata, reti molto morbide, in parte riassorbibili per ridurre al minimo la quantità di materiale sintetico della rete stessa. Talvolta, la protesi può generare una sgradevole sensazione di corpo estraneo e interferire con la sensibilità inguinale (conflitto rete/nervo).