Dossier Salute

Costruire una Società Amica delle Persone con Demenza: a fano il racconto delle esperienze che abbattono lo stigma

  • Una giornata di confronto tra iniziative inclusive organizzata dalla Federazione Alzheimer Italia
  • I percorsi avviati da città, territori rurali e istituzioni culturali, i progetti in farmacia e all’aria aperta, il dialogo con le popolazioni migranti 
  • La testimonianza di Francesco e Fanny, che hanno raccontato l’impatto della demenza a esordio giovanile sulle loro vite
  • Fano la più “giovane” Comunità Amica delle Persone con Demenza

Fano, maggio 2025 –Siamo molto felici di essere qui oggi a Fano per proseguire l’esplorazione delle iniziative e dei progetti che, in tutta Italia, stanno contribuendo a costruire unasocietà Amica delle Persone con Demenza.Raccontare queste esperienze è il primo passo per generare nuove idee e coinvolgere sempre più cittadini in quel cambiamento culturalenecessario perfare la differenza nelle vite di quasi un milione e mezzo di famiglieche convivono con la demenza.

Con queste parole Katia Pinto, presidente di Federazione Alzheimer Italia, ha aperto l’incontro “Costruire insieme una società a misura di persona con demenza. La seconda tappa del viaggio nelle realtà inclusive in Italia” che si è tenuto venerdì 23 maggio presso l’Ex Seminario di Fano (PU), organizzato dalla Federazione Alzheimer con il patrocinio del Comune di Fano.

Nel corso della giornata si sono alternati gli interventi di realtà che in tutta Italia stanno trasformando servizi, attività commerciali, spazi pubblici ed enti culturali in luoghi più accoglienti verso le persone con demenza e le loro famiglie. Ampio spazio hanno avuto in particolare le Comunità Amiche delle Persone con Demenza: oltre 60 città e territori che hanno aderito al progetto Dementia Friendly Italia, impegnandosi ogni giorno per diffondere la conoscenza della demenza e abbattere lo stigma. Tra questi c’è anche Fano, l’ultima tra le città italiane ad aver aderito al progetto e il cui percorso per diventare Comunità Amica è iniziato proprio dopo il Convegno dello scorso anno.

 Dopo i saluti istituzionali di Luca Serfilippi, sindaco di Fano, Lucia Tarsi, assessore ai Servizi Sociali, Giovanni Di Bari, presidente dell’associazione Cante di Montevecchio, e Simona Mascellaro, responsabile del progetto Dementia Friendly Community per la Federazione Alzheimer Italia, il segretario generale della Federazione, Mario Possenti, ha aperto i lavori, moderati dal giornalista Lucas Duran, esperto in tematiche del Terzo Settore.

La mattinata è iniziata con la toccante testimonianza di Francesco Parisotto e Fanny Valle, una coppia che affronta ogni giorno le sfide della demenza a esordio giovanile, diagnosticata a Francesco quando aveva solo 49 anni. La loro voce richiama con forza l’urgenza di abbattere lo stigma e di riconoscere la dignità e l’autodeterminazione di chi riceve una diagnosi precoce.

A seguire, Laura Pettinato, neuropsicologa e referente della Comunità di Abbiategrasso (MI), ha presentato i risultati di una ricerca volta a misurare l’impatto di otto anni di iniziative “dementia friendly” sulla consapevolezza cittadina. Dalla provincia di Modena, la psicologa Chiara Barbanti e le terapiste occupazionali Elisabetta Romano e Alessia Puglia hanno raccontato l’esperienza del meeting center “Officina della Memoria”: un luogo di incontro e supporto per le persone con demenza lieve e i loro caregiver, nato all’interno della Comunità Amica di Formigine.

La psicologa Rita D’Alfonso ha poi illustrato l’esperienza dello “Sportello Amico”, attivato presso una farmacia della Comunità di Bernareggio (MB) come punto di informazione e supporto. Lo psicoterapeuta Michele Massimo Laforgia ha invece presentato il fumetto per aiutare a riconoscere i primi sintomi distribuito nelle farmacie della Comunità di Bisceglie (BAT).

La mattinata si è conclusa con il confronto tra due approcci territoriali alla creazione di comunità inclusive: l’esperienza urbana di Bari, raccontata dalla psicologa Maria Teresa Monniello, e quella rurale della Valchiusella (TO), con l’intervento di Massimo Savio dell’Associazione Alzheimer La Piazzetta APS e Marisa Barro Raffel della Società di Mutuo Soccorso di Drusacco.

La prima parte del pomeriggio è stata dedicata al ruolo della cultura come leva di inclusione. Rosanna Palmeri, neuropsicologa dell’Associazione Goffredo de Banfield, ha illustrato il progetto “Un cinema per Amico” realizzato a Trieste, che prevede un ciclo di proiezioni dedicate alle persone con demenza e ai loro caregiver. 

Angela Paolucci e Benedetta Marchesi della Fondazione Luigi Rovati di Milano hanno invece presentato il progetto “Museo Gentile”, all’interno del quale è stato sviluppato “Stare bene insieme”: un percorso di visita,realizzato in collaborazione con la Cooperativa La Meridiana, che ha l’obiettivo di rendere il museo facilmente fruibile per le persone con malattie neurodegenerative e i loro accompagnatori. I percorsi sono stati creati da un gruppo di educatori, geriatri, psicologi e operatori museali, e sono stati progressivamente adattati in base ai feedback ricevuti dai caregiver. Proprio per questo suo impegno la Fondazione, riconosciuta dalla Federazione Alzheimer “Museo Dementia Friendly”, ha ricevuto oggi anche il Premio “Realtà Inclusive”, riconoscimento giunto alla seconda edizione, istituito per le esperienze che più si sono distinte nella costruzione di una società accogliente.

Anna Perlotto, presidente dell’Associazione AMA di Arzignano, ha poi raccontato il progetto “Ortoterapia in fattoria” rivolto a persone con demenza a esordio giovanile; mentre Livio Dal Bosco, direttore generale APSP Valle dei Laghi e Opera Romani, ha illustrato insieme alla psicologa e psicoterapeuta Giulia Decarli i percorsi di stimolazione cognitiva all’aperto nati nella Comunità della Valle dei Laghi (TN), pensati per coniugare benessere psico-fisico, socializzazione e salute cognitiva.

La giornata si è chiusa con l’intervento di Rossella Tozzi, dirigente medico dell’AUSL di Modena, dedicato a “Immidem-Modena”: il progetto vuole rispondere ai bisogni delle persone con demenza provenienti da contesti migratori, offrendo strumenti culturali e linguistici per rendere l’accesso ai servizi più equo e inclusivo.

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