La celiachia in Italia: numeri e realtà scientifica
n Italia la celiachia colpisce circa l’1% della popolazione. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute risultano oltre 265.000 i celiaci diagnosticati nel 2023. A questi si aggiungono decine di migliaia di casi non ancora riconosciuti, la cosiddetta “punta dell’iceberg”. In pratica, la celiachia è un’epidemia silenziosa: molti convivono con la malattia senza saperlo. La celiachia è in pratica un’intolleranza alimentare cronica al glutine, cioè una patologia autoimmune: in presenza di glutine (proteina contenuta in frumento, orzo, segale) l’intestino tenue subisce un danno infiammatorio. In passato era considerata rara, ma oggi sappiamo che colpisce circa 1 persona su 100, grazie anche a maggiore consapevolezza e screening medico.
Sintomi e diagnosi: una malattia dalle mille facce
I sintomi della celiachia sono molto variabili. Nelle forme classiche dominano i disturbi gastrointestinali: diarrea cronica, gonfiore addominale, dolore addominale, perdita di peso e steatorrea (feci grasse). Spesso si accompagna astenia e affaticamento da anemia (per carenza di ferro e vitamine). Nei bambini si osserva ritardo della crescita. Ci sono anche forme atipiche con sintomi extra-intestinali: anemia severa, osteoporosi (per malassorbimento di calcio e vitamina D), disturbi neurologici (neuropatie periferiche, emicranie) e problemi riproduttivi (infertilità, aborti spontanei). Tipica è l’associazione con altre malattie autoimmuni: per esempio molti celiaci sviluppano tiroidite autoimmune, diabete di tipo 1 o la dermatite erpetiforme (eruzione cutanea pruriginosa).
La diagnosi si basa su esami del sangue (anticorpi anti-transglutaminasi, anti-endomisio) e sull’eventuale conferma con biopsia intestinale. È fondamentale fare questi test mentre si assume ancora glutine, perché anticipare la dieta senza glutine può falsare i risultati ed ostacolare la diagnosi. In sintesi: serve una rigorosa conferma medica, non ci si può auto-diagnosticare da soli.
Un’unica terapia: la dieta senza glutine
Non esistono farmaci che curano la celiachia. L’unico trattamento efficace è una dieta strettamente priva di glutine, da seguire per tutta la vita. Eliminando pane, pasta, pizza, biscotti e tutti i prodotti a base di frumento, orzo, segale e avena (a meno che l’avena non sia certificata senza glutine), l’infiammazione intestinale si risolve gradualmente. In genere entro 6-18 mesi i villi intestinali danneggiati si rimargano e l’assorbimento torna normale.
Seguire una dieta senza glutine significa cambiare stile di vita: occorre leggere sempre le etichette, evitare contaminazioni crociate in cucina e preferire alimenti naturalmente gluten-free (riso, mais, patate, carne, pesce, legumi, frutta, verdura). Oggi esistono molte alternative senza glutine – farine di riso, pasta e pane speciali – che permettono una dieta variata. È consigliabile farsi seguire da un dietista o nutrizionista specializzato, per evitare carenze nutrizionali (ad es. ferro o vitamine B) e mantenere un’alimentazione equilibrata.
Complicanze della celiachia non trattata
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Trascurare la celiachia può avere gravi conseguenze. La malattia può evolvere in forme refrattarie (l’intestino non risponde più alla dieta) e, nei casi più severi, portare allo sviluppo di un linfoma intestinale o di un adenocarcinoma dell’intestino tenue.
In sintesi, chi continua a mangiare glutine rischia complicanze oncologiche serie. Altre conseguenze includono l’osteoporosi (per perdita di calcio), anemie gravi (per carenza di ferro e vitamine) e disturbi neurologici. Inoltre la celiachia non trattata favorisce lo scatenarsi di altre malattie autoimmuni, ad esempio tiroidite autoimmune o diabete di tipo 1.
Anche la dermatite erpetiforme rientra tra le manifestazioni associate.
In breve, i principali rischi della celiachia ignorata sono:
- Malnutrizione e anemia (perdita di ferro, folati, vitamine) con stanchezza cronica.
- Osteoporosi e fratture ossee (carenza di calcio/vitamina D).
- Tumori intestinali (linfoma T, adenocarcinoma) e celiachia refrattaria.
- Malattie autoimmuni associate (tiroidite, diabete di tipo 1, artriti).
Fortunatamente, la diagnosi precoce e il rispetto della dieta permettono di evitare quasi tutte queste complicanze.
Fake news e bufale sul glutine: i falsi miti da sfatare
Negli ultimi anni sul glutine sono circolate molte fake news. Alcuni credono ad esempio che “il glutine faccia male a tutti” o che esistano cure miracolose per la celiachia. In realtà queste affermazioni non hanno basi scientifiche e possono generare confusione e danni. Un falso comune è pensare che la celiachia sia “solo una moda”: certo oggi se ne parla di più, ma è una vera malattia autoimmune, non un’invenzione.
Altri falsi miti frequenti:
- Celiachia contagiosa o temporanea: falso. È una malattia genetica e cronica, che non si trasmette da persona a persona e non scompare con il tempo.
- Allergia al frumento = celiachia: no. L’allergia alimentare al frumento coinvolge IgE e può dare shock anafilattico. La celiachia invece è mediata da altri meccanismi e non causa reazioni allergiche immediate (il celiaco non rischia lo shock mangiando glutine).
- Dieta gluten-free è più sana e fa dimagrire: anche questo è un mito. Escludere il glutine non offre benefici a chi non è celiaco, e spesso significa eliminare cereali integrali utili. I prodotti sostitutivi senza glutine possono avere più zuccheri o grassi e costano molto di più, senza migliorare la salute.
- Integratori o pillole “anti-glutine”: attualmente non esistono farmaci né integratori approvati che permettano al celiaco di tollerare il glutine. Alcuni prodotti pubblicizzati online non hanno garanzie medico-scientifiche e potrebbero dare un falso senso di sicurezza.
Diffidate di ogni notizia sensazionalistica: i protocolli diagnostici ufficiali e le evidenze scientifiche sono chiari. Le bufale possono indurre i pazienti a ignorare la dieta prescritta o a cercare scorciatoie inefficaci.
Come riconoscere una bufala in ambito salute e alimentazione
Per difendersi dalla disinformazione bastano pochi accorgimenti:
- Controlla la fonte: privilegia siti ufficiali (ISSalute, Ministero della Salute, riviste mediche) o testate autorevoli. Diffida da post sui social o blog personali senza riferimenti scientifici.
- Verifica le prove: buoni articoli citano dati o studi precisi. Se leggi un’affermazione “miracolosa”, cerca la fonte originale (ad es. PubMed) o confrontala con fonti attendibili.
- Occhio ai titoli esagerati: i falsi articoli spesso usano titoli sensazionalistici (“miracoloso”, “vietato”, “pericoloso”). Un’informazione seria spiega cause e dati senza allarmismi gratuiti.
- Data e aggiornamento: controlla quando è stato scritto l’articolo. La scienza evolve; una notizia vecchia potrebbe essere stata superata.
- Evita rimedi miracolosi: se un consiglio promette guarigioni facili, è probabile che sia falso. In caso di dubbi, chiedi sempre conferma a un medico o dietista esperto, che segue protocolli ufficiali e studi scientifici.
Seguendo questi consigli è possibile difendersi dalla post-verità e fare scelte informate sulla propria salute.
FAQ
Circa 265.000 hanno una diagnosi confermata (con stime di oltre 600.000 celiaci reali, considerando quelli non diagnosticati).
I più comuni sono diarrea cronica, gonfiore e dolore addominale, perdita di peso e anemia da malassorbimento. Possono comparire anche stanchezza, dolori ossei o eruzioni cutanee.
Tramite esami del sangue per anticorpi specifici seguiti da una biopsia intestinale. È importante fare i test mentre si assume ancora glutine.
No. L’unica “cura” è la dieta senza glutine a vita. Non ci sono trattamenti farmacologici validati al momento.
Molte bufale in ambito alimentare non hanno basi scientifiche. Controllate sempre fonti affidabili (ISS, Ministero) e diffidate di consigli miracolosi: la salute si basa su evidenze e protocolli medici.