Cefalea: come trattarla con l’angioplastica  – intervista al dr. Tommaso Lupattelli

Dossiersalute ha intervistato il Dr. Tommaso Lupattelli, radiologo interventista, grande esperto  sul trattamento di angioplastica per la cefalea e Sindrome di Meniere, patologie che purtroppo colpiscono molti e sono sempre più diffuse.

Dottor Lupatelli, parliamo più specificatamente della cefalea. Esiste un trattamento efficace per la sua cura?

Quando parliamo di cefalea Parliamo di una patologia che colpisce 5 milioni di persone , soprattutto donne dai 30-40 anni, ed è una patologia per cui molti pazienti girano per anni cercando lo specialista giusto e la cura giusta.

Alla fine, arrivano spesso alla nostra osservazione molto sfiduciati, perché hanno provato di tutto e, purtroppo, i sintomi e la patologia continuano a rimanere pressoché immutati. 

Sono questi pazienti che magari hanno  un attacco di cefalea una volta a settimana, il che ovviamente inficia moltissimo la loro attività quotidiana.

Negli altri giorni sono comunque spaventati o preoccupati di poter avere un nuovo attacco e quindi vivono discretamente male la loro patologia anche quando i sintomi non sono presenti. E questo appare abbastanza ovvio, perché parliamo veramente di una patologia invalidante. A volte inoltre i dolori sono fortissimi quindi il paziente tendenzialmente, se non trova una cura, cerca di convivere il più possibile con i sintomi e tutto quello che ne comporta.

Lei esegue un innovativo trattamento, Dr. Lupattelli. Ce ne può parlare ?

Possiamo dire senz’altro che ci sono dei pazienti che hanno una cefalea su base vascolare, e più specificatamente su base prettamente venosa.

Abbiamo visto infatti  negli anni che il circolo venoso intracranico ed extracranico può essere coinvolto da restringimenti. Questi restringimenti rallentano  il deflusso di sangue dal cervello verso il cuore, aumentando quindi inevitabilmente  la pressione venosa intracranica.

Questa è una cosa che, comunque, si sapeva già da tempo. Qualcuno infatti avrà già sentito parlare dello pseudo tumor cerebri, quindi dell’ipertensione cerebrale dovuta a rallentamento di flusso sanguigno nei seni venosi intracerebrali. 

Nel tempo, abbiamo visto che responsabili di questa  diminuzione del deflusso del sangue dal cervello verso il cuore erano anche le vene giugulari interne. Andando a riaprire queste vene attraverso l’angioplastica, quindi attraverso  l’esecuzione di una PTA, si verifica immediatamente  un aumentato del deflusso del sangue. Di conseguenza una  cessazione totale dei sintomi o comunque una loro importante diminuzione.

Questa terapia, l’angioplastica o PTA, ovvero la riapertura con palloncino delle vene affette, è una tecnica sicuramente attrattiva, efficace e soprattutto mini invasiva perché non presuppone né tagli né punti di sutura. Si inserisce semplicemente un palloncino passando dall’ inguine, con un foro che è praticato in anestesia locale attraverso l’utilizzo di un ago grande come un semplice ago da prelievo.

E’ una tecnica veramente mini invasiva, eseguita in giornata con dimissione appunto entro le 24 ore.

Sicuramente è una tecnica innovativa, ma funziona davvero per tutti?

Ovviamente i pazienti vanno selezionati e noi eseguiamo sempre  un ecocolordoppler dei vasi venosi del collo prima di eseguire l’intervento. E’ un ecocolordoppler particolare che dura anche più di due ore in certi casi e che pochissimi specialisti sanno eseguire in maniera veramente appropriata.

Inizialmente può anche rendersi necessaria  una risonanza magnetica del circolo cerebrale venoso, per valutare se siano presenti restringimenti anche a tale livello e, quando presenti, se passibili di trattamento. In questo caso,dopo trattamento, ci sono buonissime possibilità che il paziente possa stare meglio o molto meglio.

Possono infine essere  presenti anche altri tipi di restringimenti (e cioè non da chiusure del vaso al suo interno come visto fino ad ora), per esempio compressioni esterne del circolo venoso da parte di strutture  del collo ( muscoli, vertebre ecc).

Nel caso della sindrome dello scaleno anteriore si verifica, infatti, una compressione da parte di questo muscolo sull’ l’outlet venoso con un forte rallentamento ( a volte un vero e proprio blocco) del deflusso di sangue.

In conclusione, per tutti quei pazienti che non trovano sollievo per cefalee, vertigini, acufeni e altri sintomi neuro-vegetativi lo studio da parte di medici esperti del circolo venoso del cranio e soprattutto del collo può rivelarsi fondamentale come primo passo per una possibile e definitiva guarigione.

La redazione in collaborazione con il Dott. Tommaso Lupattelli Chirurgo Interventista a Milano


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