Dossier Salute

«Assalto ai farmaci salvavita»: colpo da 800 mila euro all’Istituto Tumori Pascale di Napoli. Nel mirino anticorpi monoclonali e terapie sperimentali

Assalto ai farmaci salvavita

La notte del furto che scuote l’oncologia italiana

Napoli si risveglia con una ferita aperta: all’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale ignoti hanno trafugato farmaci oncologici per un valore stimato di 800 mila euro. È accaduto giovedì 18 settembre 2025, ma la notizia è emersa il giorno successivo. Gli inquirenti passano al setaccio le immagini di videosorveglianza per risalire alla banda. Nel bottino, spiegano le cronache, ci sono soprattutto anticorpi monoclonali e farmaci sperimentali destinati a pazienti fragili, spesso inseriti in protocolli clinici ad alta complessità.

Un colpo chirurgico

Non è la solita razzia indistinta: il bersaglio sembra scelto “a mano”, puntando su terapie costose, tracciate e, in molti casi, non sostituibili nel breve periodo. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, l’azione sarebbe avvenuta in un’area di farmacia ospedaliera riservata, con un’esfiltrazione mirata dei lotti più pregiati. Open sottolinea che si tratta di categorie di prodotti che non possono essere somministrati in strutture non a norma, un dettaglio che rende ancora più inquietante il possibile destino “clandestino” di queste cure.

«Episodio gravissimo»: la voce del Pascale e l’impatto sui malati

Il direttore generale del Pascale, Maurizio Di Mauro, usa parole nette: «Episodio gravissimo, per i nostri malati la continuità terapeutica è fondamentale». Dietro la sobrietà istituzionale della frase c’è il timore concreto che un’interruzione o un rinvio di poche ore possa pesare su terapie a finestra temporale stretta, specialmente nei percorsi immunoterapici e target. La sicurezza dei magazzini, i protocolli di accesso e le filiere di tracciabilità saranno inevitabilmente sotto revisione.

Cosa significa “continuità terapeutica”

Molte delle cure rubate – anticorpi monoclonali, immunoterapie e farmaci oncologici sperimentali – seguono calendari di somministrazione cadenzati. Saltare un ciclo può voler dire ridurre l’efficacia o complicare la gestione degli effetti collaterali. È per questo che la sottrazione non è solo un danno economico, ma un potenziale danno clinico. (Sul tema della pianificazione terapeutica in oncologia vedi anche le nostre guide pratiche su gestione degli effetti collaterali della chemioterapia e  immunoterapia: cosa aspettarsi

Un mercato nero che fiuta il “valore clinico”

L’ipotesi investigativa più battuta nelle inchieste su furti di questo tipo porta al mercato nero dei farmaci, spesso transnazionale, capace di riciclare lotti sottratti e reimmetterli in circuiti paralleli, talvolta all’estero. Furti analoghi in Italia e in Europa hanno già mostrato come le terapie oncologiche siano tra i bersagli più ambiti: costano molto, si conservano in catene del freddo fragili e hanno una domanda pressante. La selettività dei ladri – qui orientata su monoclonali e sperimentali – lascia intuire una committenza che sa cosa cercare.

Perché rubare farmaci “sperimentali”?

I farmaci sperimentali sono spesso distribuiti in numeri limitati, con controlli stretti e documentazione associata ai trial clinici. Sul mercato nero, proprio la loro rarità può far salire i prezzi. Ma c’è un paradosso: Open ricorda che questi prodotti non sono somministrabili in contesti non conformi (mancano standard, monitoraggi, consensi). In altre parole, rubare non basta: per trasformarli in denaro, serve una rete criminale capace di falsificare documentazione, aggirare controlli o piazzarli in paesi dove la vigilanza è più lasca.

Cosa sappiamo finora: i fatti verificati

  • Luogo: IRCCS Fondazione Pascale (Napoli), centro oncologico di riferimento nazionale.
  • Quando: nella notte/serata di giovedì 18 settembre 2025; la notizia emerge il 19 settembre.
  • Valore stimato: 800.000 euro.
  • Tipologia dei farmaci: anticorpi monoclonali e terapie sperimentali.
  • Stato delle indagini: acquisizione e analisi delle telecamere; nessun arresto comunicato al momento.
  • Posizione dell’Istituto: “episodio gravissimo”, priorità alla continuità terapeutica per i pazienti.

Tra sala infusione e indagini: cosa rischiano i pazienti

La domanda che preme a famiglie e pazienti è semplice: le cure si fermano? Nella maggior parte dei casi, i grandi IRCCS hanno scorte, canali di fornitura alternativi e procedure di emergenza. Ma ogni lotto è legato a codici, date e talvolta a piani personalizzati (soprattutto negli studi clinici). La logistica, dopo un furto, diventa una corsa contro il tempo: riordini straordinari, scambi tra ospedali, riallocazione delle priorità cliniche. Qui la comunicazione con i pazienti è decisiva: spiegare i possibili rinvii, offrire piani ponte, attivare supporto psicologico.

La variabile “catena del freddo”

Molti monoclonali richiedono conservazione controllata (2–8 °C). Una rottura della catena rende il farmaco inefficace o pericoloso. Nel mercato nero, la probabilità di manomissione è alta: flaconi riconfezionati, falsi bollini, date alterate. È una doppia violenza: si derubano i pazienti due volte, prima privandoli della cura, poi illudendo altri con prodotti non sicuri.

Un problema sistemico: perché accade (ancora)

L’Italia ha rafforzato negli anni i sistemi di tracciabilità (bollini, serializzazione) e le misure di sicurezza nelle farmacie ospedaliere. Ma restano vulnerabilità: aree di carico-scarico, turnazioni notturne, varchi interni e understaffing. Le bande che puntano ai farmaci oncologici agiscono con rapidità e informazioni precise (es. giorni di arrivo dei lotti, ubicazione dei frigoriferi). In Campania e in altre regioni, inchieste precedenti hanno documentato reti che rivendono medicinali rubati all’estero – uno schema che Open evoca chiaramente, alla luce della natura “sperimentale” del bottino napoletano.

Campanello d’allarme e precedenti

La cronaca recente segnala, in Italia, un trend di furti mirati di farmaci antitumorali e biologici. Sebbene ogni caso faccia storia a sé, gli elementi ricorrenti sono: selettività del bottino, uso di van refrigerati, canali di ricettazione fuori regione. Il caso Pascale si inserisce in questo quadro, accentuando l’urgenza di piani anti-intrusione avanzati.

Come si mette in sicurezza un IRCCS: misure urgenti e di medio periodo

A brevissimo termine:

      • Audit immediato dei varchi e del percorso del farmaco (“from dock to dose”).
      • Doppia autenticazione per aree sensibili e accessi loggati con alert in tempo reale.
      • Telecamere intelligenti (analisi dei comportamenti anomali, heatmap notturne).
      • Censimento lotti e cooperazione interospedaliera per rimpiazzare scorte critiche.

A medio termine:

      • Serializzazione univoca con verifica live al momento della dispensazione (interoperabile tra regioni).
      • Tracciamento IoT dei frigoriferi (aperture, temperatura) con allarmi al superamento soglie.
      • Test di penetrazione fisica (red teaming) e formazione del personale su protocolli anti-frode.
      • Task force sanitaria–forze dell’ordine per i “reati contro la cura”.

Il punto di vista clinico: perché proprio i monoclonali

Gli anticorpi monoclonali hanno trasformato l’oncologia recente. Sono precisi, costosi e spesso personalizzati (biomarcatori, linee di trattamento). Rubarli significa colpire la punta più avanzata delle cure, proprio dove la domanda è alta e la sostituibilità bassa. Nei trial clinici, poi, il farmaco non è un semplice “prodotto”: è un protocollo con controlli, monitoraggi e responsabilità etiche. Togliere un flacone non è come sottrarre una merce: è interrompere una storia di cura.

L’effetto domino

      • Clinico: slittamenti dei cicli e stress per i pazienti.
      • Organizzativo: ricalibrazione delle agende infusioni, altre sedi coinvolte.
      • Economico: costi extra per riacquisti urgenti e sicurezza.
      • Reputazionale: sfiducia nel sistema, che va ricucita con trasparenza.

Cosa possiamo (e dobbiamo) aspettarci ora

Le indagini proseguono con l’analisi dei filmati e la mappatura dei lotti asportati. Le aziende farmaceutiche e la rete degli IRCCS possono attivare canali preferenziali per il rifornimento. L’Istituto Pascale, per voce del suo DG, ha già messo al centro la continuità terapeutica: è il segnale più importante da dare a chi oggi aspetta una infusione o un controllo domani.

Un appello necessario

Questo furto non è “solo Napoli” e non è “solo un magazzino”: è la linea del fronte dove si decide se la cura pubblica resta sicura e affidabile. Servono investimenti, norme, tecnologia – ma soprattutto priorità politica: i farmaci salvavita non sono un bene come gli altri.

 

Per approfondire

Per chi desidera esplorare temi correlati su DossierSalute, ecco alcuni percorsi utili:

 

foto:freepik

La redazione – Lavinia Giganti

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