Vene e patologie

Focus

Le vene hanno la funzione di garantire l’afflusso di sangue al cuore. A livello degli arti inferiori agiscono quindi contro la forza di gravità e sono agevolate in questo dall’azione delle valvole situate al loro interno, dette “a nido di rondine” per la loro caratteristica forma, le quali impediscono la ricaduta del sangue verso il basso e la contrazione dei muscoli del polpaccio, che operano come pompa dall’esterno durante il cammino. Nelle gambe le vene sono divise in circolo superficiale e profondo. Il circolo superficiale (vena grande e piccola safena) raccoglie circa il 10% del sangue, mentre quello profondo il 90% del sangue che ritorna al cuore. I due sistemi sono in comunicazione tramite vene comunicanti o “perforanti”.

Varici arti inferiori (“le vene varicose”)

L’indebolimento della pareti delle vene o dei lembi delle valvole determina il loro sfiancamento, con conseguente ricaduta del sangue verso le parti declivi, anziché verso il cuore. Ciò causa l’aumento notevole di pressione venosa a livello degli arti. L’ipertensione venosa contribuisce alla ulteriore dilatazione delle vene che si allungano e diventano serpiginose, formando così le varici. Esse possono rimanere asintomatiche, ma nella maggior parte delle situazioni causano sintomi quali pesantezza delle gambe, gonfiore della caviglia, prurito, senso di tensione, calore, crampi notturni. Con il tempo questa condizione di ipertensione venosa determina danni anche ai tessuti che appaiono con pigmentazioni marrone scuro della pelle ed infiammazioni. All’interno delle varici il sangue scorre lentamente, causando possibili complicanze: flebiti ed ulcere venose. Le varici sono una patologia molto diffusa, che colpisce circa il 15% della popolazione adulta. I fattori di rischio sono molteplici: la familiarità, l’obesità, la gravidanza, la sedentarietà, il mantenimento prolungato della posizione eretta.

Ogni trattamento delle cosiddette “vene varicose” ha come obiettivo quello di eliminare il reflusso. I sistemi di intervento sono diversi (stripping chirurgico, correzione emodinamica – CHIVA, ablazione laser, ablazione con radiofrequenze, scleroterapia eco guidata). Ciascuna di queste metodiche presenta ovviamente vantaggi e svantaggi, ma tutte hanno necessità di una adeguata copertura anestesiologica e di una attenta esecuzione tecnica. In base alla casistica disponibile in letteratura, i trattamenti con la minore incidenza di recidive sono l’ablazione (laser o con radiofrequenze) e lo stripping, effettuato oggi in modo mini-invasivo. Questi interventi infatti, attraverso una apposita tecnica sviluppata dalla nostra equipe, vengono tutti eseguiti con micro-incisioni in corrispondenza  delle varici, senza necessità di  punti di sutura, pertanto con cicatrici appena percepibili. L’intervento viene effettuato per lo più in regime di day hospital e permette il ritorno alle normali attività quotidiane dal giorno successivo. L’unica limitazione funzionale sarà rappresentata  da una calza elastica posizionata al termine dell’intervento, che dovrà essere indossata per alcuni giorni, senza mai rimuoverla.

Varici in gravidanza

Un momento critico per le varici degli arti inferiori è la gravidanza, durante la quale esse possono più facilmente manifestarsi o peggiorare. Frequenti sono anche le teleangectasie (i cosiddetti “capillari” di cui tratteremo in seguito).  La causa delle varici è di natura ormonale (l’assetto di estrogeni e progesterone si modifica), unitamente all’azione meccanica del feto sullo scarico venoso iliaco della donna. Il fenomeno si verifica solitamente tra le prime settimane ed il  6° mese, ove raggiunge la massima incidenza (70%), mantenendosi pressoché costante fino al 9° mese di gravidanza. Durante la gravidanza, così come durante l’allattamento, non è indicato alcun trattamento chirurgico o  iniettivo. L’unica possibilità terapeutica è il posizionamento di una calza elastica compressiva, e, in casi particolari, l’assunzione di farmaci flebotonici. Al termine della gravidanza, gran parte delle alterazioni insorte regredisce spontaneamente. Il trattamento delle varici o delle teleangectasie non regredite deve essere tassativamente rimandato al termine del periodo di allattamento.

Teleangectasie (“i capillari”)

Le teleangectasie, comunemente definite “capillari”, sono la dilatazione di piccoli vasi sanguigni, generalmente superficiali, e possono essere localizzate sia sugli arti inferiori che sul viso. Esse assumono varie forme (rose, arborescenze, fiammate)  e colori ( blu, rosso, violaceo) e solitamente rappresentano solo un problema estetico e non sottendono problemi emodinamici, considerata la loro superficialità. E’ una patologia molto frequente, che colpisce circa il 50% delle donne adulte. In una discreta percentuale di casi, i “capillari” provocano sintomi quali bruciore, dolore puntorio, pesantezza, che si accentuano in posizione eretta e nella fase premestruale. Pur essendo determinati da fattori ereditari, essi sono anche la conseguenza di insufficienza venosa cronica, traumi, esposizione solare, fattori ormonali (terapia estroprogestinica, gravidanza).

Il trattamento di elezione per risolvere con certezza il problema è l’iniezione di farmaci sclerosanti che, provocando l’infiammazione della parete del capillare, conducono alla sua chiusura e scomparsa. Il mantenimento nel tempo degli effetti ottenuti dipende da una serie di fattori, tra cui l’integrità del sistema venoso superficiale e profondo. Per pianificare correttamente il trattamento dei “capillari” è dunque fondamentale eseguire sempre lo studio ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. Gli effetti collaterali sono minimi. L’iniezione provoca solo un lieve e temporaneo fastidio. Ecchimosi e pigmentazioni che si formano nei giorni successivi al trattamento sono destinate alla remissione spontanea in tempi variabili a seconda della grandezza dell’area trattata e del tipo di teleangectasie. Con questa terapia è possibile intervenire anche su piccole varici tronculari. Non ci sono periodi dell’anno più indicati per sottoporsi alla terapia sclerosante. L’unico accorgimento è quello di non esporsi al sole per il mese successivo al trattamento. Dopo qualche settimana, l’effetto sarà definitivo.
L’alternativa all’iniezione di farmaci sclerosanti è la coagulazione termica con il laser. Tale trattamento, però,  è efficace solo nelle forme di colore rosso (il laser agisce distribuendo calore in base alla lunghezza d’onda del colore) e ha lo svantaggio di essere molto più doloroso e di non poter essere applicato alle forme più grandi.

Flebiti, tromboflebiti, trombosi

Una patologia seria che può colpire le vene è rappresentata dalle flebiti (o tromboflebiti o trombosi, superficiali e profonde), infiammazioni che possono interessare il sistema superficiale ed il sistema profondo. Si caratterizzano dalla formazione di trombi (coaguli) all’interno delle vena, con conseguente ostruzione ed infiammazione della parete. Le tromboflebiti superficiali spesso si formano in corrispondenza di vene varicose, si manifestano con dolore, arrossamento ed indurimento del tratto di vena colpita, ma raramente causano complicanze gravi come l’embolia polmonare. In ogni caso devono essere trattate rapidamente con eparina a basso peso molecolare, antinfiammatori (ibuprofene, aspirina) e calza elastica compressiva. Diversamente, la trombosi venosa profonda (TVP) è un evento clinico molto delicato. Il trombo neoformato, infatti, è solitamente poco aderente alla parete e si può staccare migrando al circolo polmonare; in questo modo esso determina l’embolia polmonare, evento gravissimo e potenzialmente letale. Molteplici sono le cause per la genesi di una TVP: lesione della parete venosa (traumatismi), stasi della circolazione venosa, come nei casi di allettamento prolungato o dopo un intervento chirurgico, stato di ipercoagulabilità genetico, fumo, disidratazione, terapie farmacologiche. I sintomi sono molto variabili e spaziano da segni di gonfiore modesto a gonfiore massivo, con dolore a tutta o parte della gamba. L’ecocolordoppler permette una diagnosi sicura in più del 90% dei casi. Per evitare le complicanze è opportuno instaurare prontamente la terapia adeguata con eparina a basso peso molecolare e calza elastica compressiva.

 

Prof. Gianluca Faggioli

Prof. Gianluca Faggioli

Condividi su