Grosso Braccio post mastectomia? E’ un linfedema

In seguito ad intervento al seno per tumore (quadrantectomia o mastectomia con associata linofadenectomia), esiste la possibilità che la circolazione della linfa dell’arto interessato, quindi quello vicino alla mammella operata, rallenti.  Ciò provoca un accumulo di linfa nei tessuti, con conseguente rigonfiamento di tutto o parte del braccio (il cosiddetto “Grosso Braccio”).

Questo effetto collaterale può formarsi nel giro di pochi giorni o addirittura dopo diversi anni dall’intervento: si tratta del linfedema.

Sintomi del linfedema (grosso braccio)

I sintomi più comuni sono il gonfiore dell’arto e un senso di pesantezza, con possibile difficoltà ad utilizzare l’arto. La pelle subisce una sorta di ispessimento, si assiste ad una riduzione della capacità motoria o della flessibilità della mano/del polso e un senso di compressione dato da anelli, orologio o braccialetti.

I tipi di linfedema (grosso braccio)

Ci sono diversi tipi di linfedema:

  •  il linfedema postoperatorio transitorio è dovuto al trauma chirurgico,
  •  il linfedema secondario che può comparire spontaneamente o in seguito ad un trauma o ad un processo infiammatorio a distanza di mesi o di anni dall’intervento chirurgico.

Il linfedema post mastectomia rientra nella classificazione dei linfedemi secondari.

Questo tipo di linfedema è quindi conseguenza di un intervento chirurgico alla mammella, sia radicale che parziale (quadrantectomia) associato all’asportazione dei linfonodi ascellari omolaterali.

Inoltre, il linfedema può essere:

  • transitorio (compare immediatamente dopo l’operazione, è dovuto all’interruzione linfatica e si risolve in poco tempo),
  •  spesso cronico,
  •  può essere evolutivo,
  • acuto infiammatorio, causato di un’infezione.

Come trattare il linfedema (grosso braccio)

Le terapie, da concordare con lo specialista linfologo di riferimento, dopo un corretto inquadramento clinico sono:

  • igiene della cute evitando quanto possibile eventi traumatici
  • ondamentale la terapia compressiva per ridurre l’edema (bendaggio e/o tutore)
  • -utile per un programma terapeutico completo associare il linfodrenaggio manuale o meccanico, la ginnastica, il nuoto.

Ovviamente, esistono trattamenti farmacologici, prevalentemente contenenti cumarine, mentre   diuretici, antinfiammatori e antibiotici sono da riservare alle complicanze della malattia.

La terapia chirurgica

L’intervento chirurgico in caso di linfedema al braccio è l’extrema ratio, sia per la sua complessità sia per i costi (solo pochi centri sono attrezzati per eseguirlo in regime pubblico e ciò costringe ad optare per il regime privato).

Oggi, grazie alla microchirurgia, è possibile drenare il flusso linfatico o ricostruire le vie linfatiche ostruite, con metodiche derivative o ricostruttive e non più demolitive.

I risultati sono positivi, con una riduzione del grosso braccio tra il 50% e il 75% nella maggior parte dei casi, a volte anche del 100%. Più il trattamento è precoce, più alta sarà la percentuale di successo.

Fondamentale è sapere che l’intervento chirugico potrebbe non essere risolutivo e necessita di adeguata preparazione fisiochinesiterapica nei mesi precedenti e successivi all’intervento.

Conclusioni

Il linfedema non è una patologia mortale, ma colpisce una donna su 4/5 (20-30%) in seguito ad intervento per ca mammario. Difficilmente si guarisce del tutto, è una patologia cronica, ma curabile, che permette se ben trattata una buona qualità di vita per cui è importante accettarla e conviverci evitando il rischio di complicanze.

Roberta Sanzeni

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