Dispercezione: riconoscerla per migliorare la qualità della vita

Dott. Perissinotto, cosa si intende per dispercezione?

Partiamo con la definizione di “percezione”: il processo psichico che opera la sintesi dei dati sensoriali in forme dotate di significato. La dispercezione è uno stato di patologia temporanea che, se non curata in tempo, procura danni permanenti nel bambino. In pratica, si parla di dispercezione quando le informazioni che riceviamo, principalmente dai nostri occhi, piedi e lingua, arrivano al cervello alterate, quindi inesatte. Si può intervenire su questo disturbo a qualunque età, ma, chiaramente, prima si pone rimedio, maggiori saranno i benefici.

Cosa succede a chi soffre di dispercezione?

Per farvi capire meglio: quando parliamo di occhi generalmente pensiamo subito alla vista, cioè quello di cui si occupano i Medici Oculisti Specialisti, ma in realtà si tratta di ciò che vediamo, ossia la visione. Quest’ultima è la capacità di sapere dove noi siamo rispetto all’ambiente e dove sono le cose rispetto a noi. Ciò ci permette di muoverci senza impacci e con sicurezza. Chi ad esempio inciampa spesso o sbatte addosso agli spigoli (o ha problemi di misure nei parcheggi!) è molto probabile che abbia un problema di dispercezione.

Un altro esempio può essere quello dei ragazzi maldestri che, purtroppo, finiscono con l’essere esclusi da sport di gruppo o derisi dai compagni per la loro goffaggine, ma in realtà hanno solo una dispercezione.

Come si può intervenire sulla dispercezione?

Innanzitutto, dobbiamo far sì che i recettori, detti captori, siano in grado di darci buone informazioni e che queste vengano correttamente elaborate dal nostro cervello.

Infatti, è importantissimo ricordare che tutte queste funzioni di elaborazione dei segnali che provengono dall’esterno non sono sotto il controllo della nostra volontà, ma sono sottocorticali, avvengono cioè direttamente all’interno dei nostri organi.

Cosa si nota quando una dispercezione viene corretta?

Rimettere a posto questi “sistemi di integrazione funzionale” permette ai ragazzi non solo di leggere/scrivere/imparare meglio le cose che vengono loro insegnate, ma anche di farlo in modo posturalmente corretto. Quindi appare subito chiaro come la scoliosi sia, molto spesso, “figlia” di un problema dispercettivo.

Quindi c’è un legame tra aspetto cognitivo e aspetto posturale?

Assolutamente sì. L’aspetto cognitivo, che si manifesta nella dislessia, DSA, disgrafia, disortografia, e quello posturale (come sto in piedi o seduto) sono entrambi derivanti dagli stessi captori (occhi, piedi, lingua). Alcuni ragazzi presentano addomi “inspiegabilmente” globosi (cioè con eccesso di cute e adipe). Ripristinando corretta respirazione e postura (con l’uso di prismi percettivi attivi) questi recuperano in tempi brevissimi un addome normale. È quindi evidente che correggendo alla radice la patologia si hanno benefici in entrambe i settori.

La dispercezione può dunque influire negativamente a tutte le età?

Certamente. Una limitazione cognitiva porta i ragazzi ad escludere per loro tutte quelle professioni che coinvolgono fortemente questa capacità, mentre una limitazione posturale, negli adulti, si traduce in recidivanti dolori cervicali, lombalgie, lombo sciatalgie e, nei casi peggiori, in ernie del disco.

Dott. Carlo Perissinotto medico chirurgo
Dott. Carlo Perissinotto medico chirurgo

Dott. Carlo Perissinotto

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