DISFUNZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE: l’approccio osteopatico

Spesso la si confonde con un normale mal di denti, ma la disfunzione temporo-mandibolare è qualcosa di diverso, tanto da rappresentare la causa più comune di dolore nella regione oro-facciale non di natura dentale.

E’ un espressione comprendente diversi problemi clinici che coinvolgono i muscoli masticatori, l’articolazione temporo-mandibolare e le strutture associate. Secondo dati recenti tale disfunzione colpisce circa mezzo miliardo di persone nel mondo, in prevalenza di sesso femminile e di età compresa tra i 30 e i 50 anni.

Le cause

Le cause sono multifattoriali e strettamente connesse a squilibri posturali frutto di traumi facciali/occipitali, colpi di frusta cervicali, cefalee, malocclusioni, deficit visivi, predisposizione genetica e/o legati alle parafunzioni (bruxismo, digrignamento, onicofagia).

Tutto questo può provocare una restrizione della mobilità.

Non a caso i sintomi da cogliere per sospettare una disfunzione temporo-mandibolare sono rumori ripetuti in bocca, tipo click, limitazioni nei movimenti mandibolari e dolore persistente.

Le conseguenze sono parte di un effetto domino: difficoltà nella masticazione di alcuni cibi, più tempo necessario a consumare il pasto, modifica delle abitudini alimentari e senso di frustrazione.

La diagnosi e l’innovativo approccio osteopatico

Per arrivare alla diagnosi è fondamentale la visita dallo gnatologo, lo specialista capace di valutare l’occlusione dentale, la funzione masticatoria, l’articolazione temporo-mandibolare, i muscoli masticatori e cervicali, anche attraverso indagini strumentali quali l’ecografia, l’ortopantomografia, TAC o RM.

E’ infatti opportuno riequilibrare il sistema cranio sacrale prima di procedere con la rieducazione occlusale e decomprimere il sistema per far tollerare al meglio l’intervento ortodontico.

La mandibola è in relazione con tutto il corpo!

L’approccio osteopatico determina la libertà del meccanismo craniale (suture) e MRP (movimento respiratorio primario), la relazione tra struttura e funzione (eventuali disfunzioni craniche), la libertà del sistema da influenze esterne. Inoltre, riequilibra le strutture connesse (cervicale, OAE, ioide, colonna dorsale), individua e toglie le eventuali influenze ascendenti o discendenti.

E’ consigliabile una valutazione e un trattamento osteopatico precedente all’inizio del trattamento ortodontico, seguito poi da monitoraggi in itinere, e ulteriori trattamenti se necessario, che potrebbero portare alla modifica della terapia ortodontica.

Alessia Almasio

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